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Il caso
“A Miss Italia niente trans e donne rifatte”. Patrizia Mirigliani difende il concorso e attacca la Boldrini
“Non possiamo ridurre le donne a un mero concetto di bellezza. La vera bellezza è quella che viene da dentro e che si esprime attraverso la cultura, le competenze e il rispetto”, era stato il grido d’indignazione di Laura Boldrini, nel 2013, che segnò l’inizio della fine di Miss Italia, lo storico concorso di bellezza creato da Enzo Mirigliani. A partire da quell’anno, la Rai decise di non trasmettere più il concorso, cedendo i diritti a una rete privata, La7, su iniziativa prima della presidente della Rai “montiana”, Anna Maria Tarantola, poi di quella “draghiana”, Marinella Soldi, nel segno della difesa della dignità femminile e dell’ipocrisia secondo cui la bellezza delle donne è strumento di mortificazione della sua intelligenza. Per non parlare delle passerelle…
Miss Italia, le accuse di Patrizia Mirigliani a Boldrini, Tarantola e Soldi
Oggi, Patrizia Mirigliani, figlia di Enzo, in un’intervista al Corriere della Sera accusa la Rai di aver messo al bando il concorso: decisione presa nel 2013 dal dirigente della tv pubblica Giancarlo Leone ma frutto di un clima di ostilità creato da tre donne, Laura Boldrini, Marinella Soldi e Anna Maria Tarantola. Dal 26 febbraio sarà visibile su Netflix il documentario-film «Miss Italia non deve morire» in cui si parla di quanto accaduto negli ultimik anni. “Non volevo che edulcorassero le cose o che ne facessero una celebrazione, però è vero, sono stati impietosi. Quando l’ho visto non ci ho dormito la notte. Ma non voglio fare come mio padre, che ricevette un Tapiro perché si era opposto alla fiction di Dino Risi sul concorso, spiega la Mirigliani.
Sul bando dalla Rai spiega che la decisione, nel 2013, fu presa da Giancarlo Leone, ai tempi direttore di Rete. Lo stesso che non confermò Mara Venier a «Domenica in» perché considerata vecchia. “Non mi faccia aggiungere nulla. Poi, ovviamente, Anna Maria Tarantola e Laura Boldrini con le loro dichiarazioni pubbliche contro il concorso contribuirono ad allontanarci dalla Rai». Infine, sulla partecipazione delle transgender: «Il regolamento dice donne dalla nascita. E comunque, se non accetto candidate rifatte, il criterio si deve applicare anche su chi è intervenuto per cambiare la sua estetica».