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toghe Rosse

A rispedire i migranti in Italia le stesse toghe rosse degli altri trasferimenti. Ira FdI: “Presa in giro”

Politica - di Gabriele Alberti - 1 Febbraio 2025 - AGGIORNATO 3 Febbraio 2025 alle 16:31

Una presa in giro. Ad avere deciso per la terza volta sul caso Albania sono stati gli stessi magistrati che hanno bloccato le prime due volte i trasferimenti dei migranti. La Cassazione aveva delimitato l’area d’azione delle toghe, il governo aveva tolto la competenza alla sezione Immigrazione per affidarla alla Corte d’appello, ma il risultato non è cambiari.  Insorgono Bignami e Malan in una nota. “Tutti e 5 i giudici che ieri hanno firmato i provvedimenti della Corte di appello provengono dalla Sezione specializzata del Tribunale di Roma. Sono addirittura ancora sul portale pubblico di Giustizia. Quindi, il governo e il Parlamento hanno trasferito la competenza alla Corte di Appello per sottrarla alle Sezioni specializzate del Tribunale. E  loro migrano in massa, grazie anche al provvedimento del presidente della Corte che glielo consente. Una chiara presa in giro del Parlamento. Anche le opposizioni dovrebbero far sentire la propria voce di sdegno. Perché si può essere d’accordo o meno con una legge dello Stato; ma in democrazia la legge si rispetta e si applica. E questo vale anche per chi fa parte della magistratura”, stigmatizzano i capogruppo di Camera e Senato di FdI.

Bignami e Malan: Preso il giro il Parlamento

I magistrati  sulla vicenda dell’Albania hanno preso in giro il Parlamento e non solo. Aggiunge il responsabile dell’organizzazione a margine della direzione nazionale di FdI: “Non so se era loro intenzione andare contro le scelte del governo, li ho visti andare contro le scelte della Cassazione- incalza-. Che aveva detto che era compito dei governi stabilire quali erano i paesi sicuri, e non della magistratura. Aveva stabilito che era compito di ogni governo stabilire quali erano i paesi sicuri. Quindi ho visto dei magistrati che vanno contro la Cassazione più che contro il governo ieri sull’Albania”.

Albania, a devidere e stesse toghe rosse dei precedenti provvedimenti anti-governo

E’ accaduto questo: i giudici che nella giornata di venerdì 31 gennaio hanno deciso sui  43 migranti in Albania sono in gran parte gli stessi che avevano già deciso nel merito su altri casi analoghi. Lo aveva in qualche modo fatto capire Giuseppe Meliadò. Come riportato dal Corriere della Sera giorni fa, il presidente della Corte d’appello di Roma si era detto “sgomento” per la scelta del legislatore di trasferire, con procedura d’urgenza, “senza alcun aumento dell’organico e senza risorse aggiuntive, alla Corte d’appello le procedure di convalida dei provvedimenti di trattenimento degli stranieri adottati dal questore; ad appena pochi mesi dalla scelta di rafforzare (a Roma con ben dieci posti in più) le sezioni di primo grado competenti in materia di protezione internazionale. Si tratta di una scelta priva di alcuna apparente razionalità che getta un’ombra su tutta l’attività della Corte”, aveva tuonato.  Insomma, la scusa ufficiale sarebbe la carenza di organico.

Chi sono i giudici che hanno rispedito i migranti in Italia

Quindi l’alzata d’ingegno di Meliadò: affidare alla neonata sezione gli stessi giudici che già prima si occupavano di immigrazione nella soppressa “sezione protezione internazionale”: che ha emesso nello scorso biennio poco meno di 700 provvedimenti di convalida l’anno. “Lo aveva fatto attraverso un interpello, al quale avevano risposto nove magistrati per i sei posti previsti”, riporta Libero: . Tra loro, appunto, le toghe che già avevano trattato la materia: “Vanno accolte — scriveva Meliadò nell’ufficializzare gli incarichi — le domande dei colleghi Antonella Marrone, Maria Rosaria Ciuffi, Cecilia Cavaceppi e Giuseppe Molfese perché hanno una specifica competenza”. Ecco fatto.

“Meloni mossa da rabbia”: lo stato Whatsapp della toga

E così le loro firme appaiono sui 43 provvedimenti emessi ieri. Marrone – ricorda Libero-  da Magistratura democratica è passata ad Area, altra corrente di sinistra. Chi è? E’ il giudice che nel settembre 2022, nel proprio status di Whatsapp, leggibile dai contatti della sua rubrica, aveva accusato Giorgia Meloni di essere mossa da «rabbia, ego, ambizione e invidia».

 

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di Gabriele Alberti - 1 Febbraio 2025