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Al papà di Ramy il Premio per la virtù civica: “Non ha mai smesso di esprimere fiducia nelle istituzioni”
Un riconoscimento importante, che la dice lunga sull’atteggiamento esemplare condotto in questi mesi di dolore e tragedia. Il padre di Ramy, il diciannovenne morto a seguito di un inseguimento con la polizia dopo aver violato un posto di blocco, Yehia Elgaml, è tra i vincitori del Premio alla virtù civica conferito per la 25esima edizione di “Panettone d’oro”. Il riconoscimento, promosso dal coordinamento dei comitati milanesi insieme al Comieco, è destinato “a chi, con un comportamento costante nel tempo, abbia manifestato una concreta rispondenza ai principi del vivere civico”.
Al papà di Ramy il Premio alla virtù civica: esempio di civismo e integrazione
Il padre di Ramy “pur sopraffatto dal dolore, non ha mai smesso di esprimere pubblicamente fiducia nell’azione delle istituzioni – si legge nelle motivazioni del Premio – che stanno operando nella ricerca della verità dando un grande esempio di civismo e integrazione”. “In una società sempre più frammentata, le occasioni di accendere un riflettore su chi, quotidianamente, opera per rafforzare il senso di comunità, assumono un’importanza fondamentale”, ha spiegato Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco.
L’appello ai violenti a non strumentalizzare la morte del figlio
Yehia Elgaml, 61enne egiziano, da quasi venti in Italia, fin da subito si è dissociato dalle violenze gratuite che hanno messo a fuoco non Bologna, Roma, Milano nel nome di suo figlio. Attacchi alla polizia ‘assassina’ e spirito di vendetta. Insieme alla moglie e al fratello di Ramy si è rivolto più volte pubblicamente ai manifestanti, antagonisti e centri sociali, chiedendo di fermarsi. “A loro dico che va bene chiedere verità e giustizia per Ramy. Ma, per favore, non fate casino, né cose brutte. Fate manifestazioni con calma, nelle quali si cammina e basta, fate iniziative pacifiche”. La famiglia di Ramy ha sempre ripetuto, inascoltata, che l’unico desiderio che nutre è che la giustizia segua il suo corso senza strumentalizzazioni.
“Sappiamo che gli agenti fanno il loro dovere ogni giorno”
“Sono molto arrabbiato per quello che è accaduto”, sono state le parole del papà di Ramy dopo aver visto le immagini della guerriglia scatenata nelle grandi città. “È sbagliato agire in quel modo evocando Ramy. A lui non piacerebbe. Solo cortei tranquilli, no alle violenze, perché mio figlio voleva così. Ramy era un ragazzo pacifico. Volete manifestare in nome della giustizia e della verità per Ramy? Va bene, ma solo in pace”.
L’intervista a Famiglia Cristiana: vogliamo solo verità e giustizia, non vendetta
In un’intervista a Famiglia Cristiana insieme alla moglie Yehia è tornato nuovamente a chiedere verità e giustizia per la morte del figlio esortando i presunti amici a non utilizzare la bandiera del figlio morto per dare libero sfogo alla violenza. E ha espresso piena fiducia nelle forze dell’ordine e nelle leggi italiane (“Amiamo questo Paese che ci ha accolti e dato grandi possibilità”). “Sappiamo benissimo – dicono i genitori di Ramy – che le forze dell’ordine fanno il loro lavoro ogni giorno e ci garantiscono di vivere in un Paese e una città sicuri. Sono, eventualmente, da condannare solo coloro che hanno sbagliato, non l’intera categoria. E in ogni caso, il luogo giusto è il tribunale e i tempi corretti quelli della giustizia”.
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