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Almasri, Latorre striglia la sinistra: “Non si blocca il Parlamento, la sicurezza nazionale è prioritaria”
Il caso Almasri è chiuso, il governo si è mosso bene, la sinistra se ne faccia una ragione. La pensa così Nicola Latorre, un passato da dalemiano di ferro, come Velardi, Minniti e Ronbolino, non certo uno sponsor della premier Meloni. Senatore del Pd per diverse legislature, presidente della commissione Difesa del Senato, oggi docente di Relazioni internazionali all’università Guido Carli, intervistato da La Verità striglia le opposizioni. E invita a concentrarsi su questioni internazionali urgenti che richiederebbero ” rigore nelle discussioni, all’opposto dei toni urlati e propagandistici che trasmettono un’immagine non adeguata del nostro Paese”.
Latorre alla sinistra: serve rigore non toni urlati per attaccare la premier
Per Latorre il dibattiti su questa vicenda va avanti da troppi giorni e sta facendo perdere di vista una serie di altri fatti che caratterizzano lo scenario geopolitico. È un errore tenere in scacco le attività del Parlamento”. L’ex senatore del Pd non ha dubbi: “L’opposizione ha utilizzato la propaganda per screditare il nostro Paese e attaccare il presidente del Consiglio. Ha misconosciuto le esigenze di sicurezza. E con l’obbligo di misurarsi con decisioni che, se da un punto di vista etico presentano elementi problematici, sul piano della responsabilità possono essere inevitabili”. Un bello schiaffo alla crociata sguaiata di Conte-Schlein-Bonelli-Fratoianni.
Condivido la decisione del governo, che doveva chiudere subito la discussione
Il governo dal suo canto – aggiunge – poteva “chiudere la discussione sulla decisione presa, che personalmente condivido, motivandola con le esigenze di sicurezza nazionale. Se, insieme alle autorità che la regolano, il governo ha ritenuto di prendere questa decisione avrebbe dovuto esplicitarla subito chiaramente. Mantenere questo pericoloso criminale in condizioni di libertà o di restrizione nel nostro Paese avrebbe potuto produrre conseguenze per la sicurezza nazionale sia sul nostro territorio, ma anche per i cittadini e le aziende italiane che operano in Libia”. Latorre smonta anche il can can sull’assenza della premier Meloni alle Camere. “Decidere di presentarsi o no è prerogativa del premier. Quel che conta è che il governo abbia riferito nelle aule parlamentari”.
Nessun ricatto dietro la decisione di espellere il libico
Nessun ricatto, come sostengono le opposizioni, dietro la decisione di “espellere questo signore, ma solo di una valutazione dell’interesse della sicurezza nazionale”. Latorre non esclude che ci sia la manina della Germania, vista la tempistica sospetta sul mandato di cattura del generale libico. “Non credo ci siano Paesi che avessero interesse a far detonare il caso in Italia, ma che ce l’avevano a non farlo esplodere in casa loro. Credo che la Germania si è preoccupata di non farlo esplodere nel pieno di una campagna elettorale nella quale il tema dell’immigrazione è cruciale. Bisogna considerare che, tra le tante protezioni internazionali di cui gode questo signore, c’è quella della Turchia e sappiamo quale influenza proprio in materia di immigrazione abbia la Turchia sulla Germania”.
La Germania ha evitato la bomba in casa propria
E il pensiero va al caso Ocalan, il capo del Pkk curdo inseguito da un mandato di arresto internazionale per terrorismo. “Già nel 1998 – ricorda Latorre – c’era un mandato di cattura internazionale nei confronti di Ocalan. Ddoveva essere estradato in Germania dove però c’erano sia una grande comunità curda che una grandissima comunità turca. La sua presenza avrebbe alimentato tensioni sociali di complessa gestione. Il governo tedesco ha sempre evitato di chiedere l’estradizione anche quando, ricercato, riuscì a entrare in Italia. La gestione di quel caso impegnò il nostro Paese, non fu mai estradato in Germania e non mi pare abbia scatenato un putiferio come quello a cui stiamo assistendo”.
La difesa dell’interesse nazionale dovrebbe essere una priorità trasversale
Alcune cancellerie europee di Paesi in difficoltà potrebbero gradire un ridimensionamento della premier Meloni, possibile ponte con gli Usa? “Se fosse vero sarebbe un errore grave prestare il fianco a questo tentativo. Il tema della difesa dell’interesse nazionale è una priorità sulla quale mi auguro che tutte le forze politiche possano convergere. Quando Silvio Berlusconi fu oggetto delle risatine di scherno di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, da vicecapogruppo dei senatori Pd e quindi esponente dell’opposizione, feci una dichiarazione, ahimè poco gradita da parte dell’opposizione, che stigmatizzava quell’attacco, offensivo per il nostro Paese. L’ho sempre pensata così”.