
Auto, l’Ue fa marcia indietro sulle follie green: cade il diktat dell’elettrico. FdI: «Bentornato buonsenso»
«Automotive, il buonsenso si fa strada e la Commissione torna sulle sue decisioni. Non è uno slogan ma l’atteggiamento pragmatico che Bruxelles sembra aver finalmente adottato sul Green deal, per evitare di devastare l’economia della Ue». Così Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI e co-presidente del gruppo Ecr, ha commentato le notizie secondo cui l’Ue è pronta a fare marcia indietro sul bando delle auto benzina e diesel dal 2035, aprendo al mantenimento sul mercato del motore ibrido plug-in e dell’elettrico con ricarica da propulsore termico.
Procaccini: «È la strada tracciata dal governo italiano»
«È la strada tracciata dal governo italiano, una transizione energetica non ideologica, che per l’Automotive non sia focalizzata solo sull’elettrico ma preveda la possibilità di accedere alle altre tecnologie. L’obiettivo è – ha ricordato Procaccini – una neutralità tecnologica che preveda la possibilità di accedere a diverse tecnologie per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità». «Solo così si può scongiurare la desertificazione industriale in settori strategici, anche la Commissione Ue sembra averlo capito». ha concluso il co-presidente di Ecr.
Fidanza: «Si sgretola il muro dell’ideologia rosso-verde»
È stato poi il capodelegazione di FdI al Parlamento Ue, Carlo Fidanza, a sottolineare sui propri social che «inizia a sgretolarsi il muro dell’ideologia rosso-verde: grazie all’impegno del governo italiano e dei Conservatori si fa strada la possibilità di archiviare il diktat del “solo elettrico” nell’automotive». Si tratta, ha aggiunto Fidanza, di «una battaglia fondamentale che ci vede da sempre al fianco di imprese e cittadini. Serve buonsenso, non eurofollie».
La marcia indietro dell’Ue sul diktat dell’elettrico: spazio alle auto ibride
La notizia della marcia indietro è stata divulgata dal giornale tedesco der Spiegel e non è stata smentita da fonti Ue. La testata ha citato in particolare un documento strategico di fine gennaio che metterebbe in dubbio la linea finora seguita. La rivelazione arriva a una settimana dall’avvio del Dialogo Strategico sul futuro dell’automotive lanciato dalla Commissione europea e dalla presentazione della Bussola della Competitività, con cui è arrivata quell’apertura alla neutralità tecnologica più volte sollecitata dall’Italia e al centro di azione politica volta ad aggregare intorno al tema anche gli altri Stati membri.
La sinistra disperata per la fine delle eurofollie
Il cambio di strategia offre una nuova prospettiva all’industria dell’automotive europea, gravemente in crisi, ma è osteggiato dalla sinistra. Esponenti del M5S, che a Bruxelles sono iscritti al gruppo Left, hanno gridato al cedimento «alle lobby dei carburanti fossili». Un atto d’accusa che appare quanto mai stonato, considerando che proprio in queste settimane a Bruxelles è scoppiato lo scandalo Greengate, ovvero il caso dei finanziamenti alle lobby ambientaliste affinché esercitassero pressioni sull’opinione pubblica e sugli stessi eurodeputati per spingerli a promuovere le follie green della passata Commissione.