
Il dramma di Acerra
Bambina uccisa dal pitbull, indagato il padre per omicidio colposo. La mamma: “Tyson non era aggressivo”
E’ indagato per omicidio colposo il papà della piccola Giulia, la bimba di nove mesi aggredita nella notte tra sabato e domenica dal pitbull di famiglia mentre dormiva nel letto dei genitori. Sabato sera il padre di Giulia, 25 anni, si era addormentato sul letto insieme alla figlia, mentre la madre, 23 anni, era al lavoro in una pizzeria locale. A un certo punto il pitbull ha azzannato la bambina alla testa e al volto provocando ferite mortali. Il padre, svegliatosi, ha trovato sua figlia in una pozza di sangue e ha chiamato disperatamente i soccorsi che, per quanto immediati, si sono rivelati inutili.
Bambina uccisa dal pitbull, l’indagine sul padre
Sul corpo della bimba è stato disposto l’esame autoptico, in vista del quale la procura di Nola ha iscritto il genitore nel registro degli indagati per la mancata vigilanza sull’animale. Un atto dovuto, si apprende, mentre continuano le verifiche sulla sua versione. Il papà 25enne, sottoposto ai test tossicologici, ha raccontato agli inquirenti di non essersi accorto di nulla perché anche lui, come la piccola, dormiva in attesa del rientro della moglie che era al lavoro: ha sostenuto di non aver sentito né il cane, né le urla della bambina addentata al volto ed alla testa dal pitbull tenuto in casa, che poi si è scoperto essere privo di microchip.
La giovane mamma, che al momento dell’aggressione era a lavoro in una pizzeria poco lontana, ha riferito che Tyson, il pitbull, non aveva mai mostrato segni di aggressività nei confronti della piccola, e neanche nei confronti di altre persone. Di diverso avviso i vicini di casa, che continuano a puntare il dito contro l’animale, ora in custodia con l’altro cane, in un canile convenzionato con l’Asl Napoli 2 a Frattaminore. I residenti del rione Ice Snei, dove vive la coppia di genitori, raccontano da ieri di un’aggressione ai danni di un cagnolino avvenuta la scorsa estate. Ma all’Asl, a quanto si apprende, non risulta alcuna denuncia.
Patentino per cani pericolosi, come funzionerebbe
Negli ultimi anni, diverse proposte legislative sono state avanzate per introdurre il cosiddetto “patentino per i cani pericolosi”. Tali proposte miravano a dotare i proprietari di specifiche responsabilità e a garantire un controllo più stringente sul possesso e sulla gestione di queste razze. In sostanza, il patentino prevedeva che il proprietario dovesse frequentare corsi obbligatori di formazione per poi sostenere un esame teorico-pratico sulla gestione del cane volto a ottenere una licenza che certificasse la sua capacità di gestire in sicurezza l’animale.
Questi corsi miravano a fornire competenze specifiche per riconoscere i segnali di comportamento aggressivo, imparare tecniche di gestione in situazioni critiche e conoscere le normative vigenti in materia di sicurezza. Inoltre, si prevedeva che la licenza dovesse essere rinnovata periodicamente, con controlli e valutazioni che garantissero il rispetto degli standard di sicurezza un po’ come avviene per la patente di guida.
Nonostante le buone intenzioni e il supporto di alcuni gruppi di pressione, le proposte di introdurre un patentino per i cani pericolosi non hanno mai ottenuto un consenso sufficiente in Parlamento. I critici sostenevano che tali misure avrebbero potuto incidere sulle libertà individuali dei proprietari e comportare costi aggiuntivi, creando una burocrazia che rischiava di penalizzare anche chi possiede cani senza problematiche reali. Di conseguenza, le iniziative legislative sono state frequentemente bloccate o ritirate, lasciando intatto il sistema normativo attuale, che molti ritengono inadeguato.
Cani pericolosi, cosa prevede la legge in Italia?
Intanto divampano già le polemiche. La coordinatrice nazionale di Italia Viva, Raffaella Paita, chiede di vietare il commercio dei pitbull in Italia. “L’ennesimo dramma, questa volta ad Acerra: una bambina di 9 mesi è morta sbranata nel suo letto da un pitbull – afferma la parlamentare – è ora di vietare il commercio di questi animali, inadatti strutturalmente alla convivenza con l’uomo e con i bambini. Mi batterò in Parlamento per raggiungere questo obiettivo. Basta morti innocenti ed evitabili”.
In Italia, la situazione normativa riguardante i cani considerati pericolosi è in evoluzione e non presenta una legge nazionale specifica che definisca le “razze pericolose”.
Nel 2006 era stata introdotta una lista di razze ritenute tali, ma questa fu eliminata nel 2009 con l’ordinanza Martini, che spostava l’attenzione sulla prevenzione e la responsabilizzazione dei proprietari, riconoscendo che ogni cane, indipendentemente dalla razza, poteva potenzialmente rappresentare un rischio. Attualmente, a livello nazionale, vige l’obbligo di portare con sé una museruola, rigida o morbida, da utilizzare in caso di situazioni di rischio per l’incolumità di persone o animali, o su richiesta delle autorità competenti.
A livello locale, alcune regioni e comuni hanno preso iniziative per tutelare la collettività dalle razze pericolose. Ad esempio, il Comune di Milano ha istituito il “Patentino Cane Speciale”, rilasciato dall’Ats ai proprietari di cani appartenenti a determinate razze o simil-razze considerate a rischio.
Meno di un mese fa, il 23 gennaio 2025, è stato presentato in Commissione Sanità di Regione Lombardia un progetto di legge che introduce importanti novità riguardo la gestione dei cani appartenenti alla famiglia dei “Terrier tipo bull” o “pit bull”. Il testo prevede l’introduzione di un “patentino” obbligatorio per i proprietari di 26 razze di cani considerate potenzialmente pericolose. Tra queste, ci sono razze come il Pitbull, l’American Staffordshire, il Bull Terrier, il Cane Corso e il Dogo Argentino.La regione Lombardia, inoltre, ha elaborato una proposta che prevede l’obbligo di conseguire un patentino per chi convive con alcune tipologie di cani, incluse quelle non riconosciute ufficialmente in Italia come il Pitbull, gli incroci e i molossoidi di grande taglia non iscritti ai libri genealogici dell’Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) e della Fci (Fédération Cynologique Internationale), una federazione internazionale di associazioni di allevatori canini fondata nel 1911 da rappresentanti di Germania, Austria, Belgio, Francia e Paesi Bassi.
A livello parlamentare, è stato presentato un progetto di legge, intitolato “Norme specifiche per alcune tipologie di cani a tutela del loro benessere e della pubblica incolumità”, che propone una “save list” di cani potenzialmente pericolosi e l’obbligo di un percorso formativo per i proprietari. Nel dibattito in corso, si sottolinea l’importanza di un percorso di formazione qualitativamente adeguato, che preveda l’analisi della storia del cane, l’osservazione dell’interazione tra cane e proprietario, test specifici e la valutazione di un veterinario esperto in comportamento e di un istruttore cinofilo. Alcuni propongono di prendere spunto dal modello tedesco, che prevede corsi di formazione obbligatori, un sistema di patente a punti, controlli severi e sanzioni rigorose per chi non rispetta le normative.
Confronto con altri Paesi
Il modello del patentino per cani pericolosi non è nuovo e, in effetti, esistono già in diversi Paesi europei. Ad esempio:
- Germania: in Germania, i proprietari di cani classificati come pericolosi sono tenuti a frequentare corsi di formazione specifici e ottenere una licenza rinnovabile. Le normative tedesche sono caratterizzate da controlli rigorosi e sanzioni severe per chi non le rispetta;
- Francia: anche in Francia, la normativa è stringente e richiede ai proprietari di dimostrare di possedere le competenze necessarie per gestire un animale potenzialmente pericoloso. Sono previste verifiche periodiche, sia teoriche che pratiche;
- Regno Unito: nel Regno Unito (europeo di continente seppur non più membro Ue) esistono normative simili, con requisiti specifici per il possesso e la gestione di cani considerati pericolosi, obblighi di assicurazione e restrizioni sulla detenzione in luoghi pubblici.