
Beppe Niccolai l'”eretico”: una lezione indelebile nella storia della Destra, convegno alla Camera
L’uomo, la visione e l’attività parlamentare di una figura chiave nella storia della Destra. Il conveno alla Sala Tatarella della Camera con Amorese, Maullu, Rampelli, Malgieri. Modernità di un uomo che visse la plitica con coraggio e moralità
Proseguono con la figura di Beppe Niccolai i convegni alla Sala Tatarella della Camera per raccontare la storia della Destra e i protagonisti che l’hanno percorsa e animata. «La storia quella vera e non quella che la sinistra cerca di accreditare sui giornali e in tv, con attacchi ingiustificati e mistificatori»: come ha tenuto a sottolineare l’onorevole Alessandro Amorese che assieme al collega Stefano Maullu è stato promotore dell’incontro.
Convegno alla Camera su Beppe Niccolai
Niccolai ha rappresentato la coscienza critica della Destra, non esitando a schierarsi contro il suo amico di sempre, Giorgio Almirante, pur di rianimare un partito che vedeva spegnersi e inaridirsi dal punto di vista politico e culturale nel suo momento più favorevole negli anni Ottanta. Un uomo capace con le sue provocazioni di conquistare il consenso dei più giovani o di farsi promotore con Giano Accame del cosiddetto “socialismo tricolore” per confrontarsi con esponenti del Psi di Craxi per costituire un nuovo asse alternativo al binomio Dc-Pci. Il convegno, intitolato “Beppe Niccolai. L’uomo, la visione e l’attività parlamentare”, è stato aperto da Maullu. Che non proviene dal Msi e che ha scoperto con piacere questa personalità politica che non conosceva, sottolineandone le caratteristiche dell’eretico, dell’anticapitalista, dell’attento alla geopolitica e ai Paesi del Terzo Mondo: (è di Niccolai il documento che ha impegnato il Msi per il riconoscimento dello Stato palestinese approvato all’unanimità dalla direzione nazionale nel novembre 1988).
Le “due vite politiche”: il libro di Amorese
Amorese, autore della biografia “Beppe Niccolai. Il missino e l’eretico”, ha ricordato le sue vicende di prigioniero di guerra non cooperatore nel campo americano di Hereford; poi subito iscrittosi al Msi nella sua Pisa, nella rossa Toscana. E ha ripercorso le sue due vite politiche: prima l’almirantiano fedele, parlamentare per due legislature (dal 1968 al 1976). Che nel 1983 decide di non presentare la sua candidatura per lasciare il posto al più giovane Altero Matteoli. E poi l’avversario di Almirante con il suo ruolo critico nel Msi. Come attività parlamentare, Amorese si è soffermato lungamente sulla relazione di minoranza sulla mafia presentata da Niccolai in Commissione Antimafia. Che venne persino lodata dallo scrittore Leonardo Sciascia, prima parlamentare del Pci e poi dei Radicali, come unica vera relazione seria: un evento davvero straordinario per quei tempi, giusto riconoscimento per chi ha svolto l’attività parlamentare con grande cura e scrupolo.
Lasciò il segno nel congresso del 1984 dell’Msi-Dn
Amorese ha poi ricordato che Niccolai è scomparso dieci giorni prima della Caduta del Muro di Berlino. E per sottolineare il suo ruolo critico ha rammentato il suo intervento al Congresso del Msi-Dn del 1984: quando si è presentato con il documento “Segnali di vita” e la candidatura di Tomaso Staiti contro quella di Almirante. Un intervento che ha lasciato il segno; ripercorrendo la storia del Msi come una via crucis in quattro stazioni: il rapporto tra la comunità della destra politica e la propria identità culturale; la dicotomia tra Stato e Nazione; la politica estera e il riappropriarsi delle chiavi di casa; il sacro e lo spirito con la figura di Giovanni Paolo II contrapposta a quella di Ronald Reagan.
Malgieri: “Moralità e coraggio”
L’intervento centrale del convegno è stato quello di Gennaro Malgieri che Niccolai l’ha conosciuto e frequentato come politico e come intellettuale in un rapporto di alterna dialettica. «Era un bastian contrario che non amava il potere per il potere. Per gli almirantiani era una figura importante, ma non andò mai d’accordo con la Federazione del Msi di Pisa; al punto di arrivare a iscriversi al Msi a Livorno. Riteneva gli intellettuali come chincaglierie. Ma faceva un giornale “Il Machiavelli” che suscitava un vero dibattito politico e culturale. Legava la polemica anti casta alla lotta contro la partitocrazia già più di 50 anni fa». Malgieri ha poi evidenziato che «nella sua idea di politica c’erano la moralità e il coraggio. Due figure di riferimento per lui erano Berto Ricci e Nicola Bombacci. Si rivolse soprattutto ai giovani, ci stimava e ci voleva bene. Con Mimmo Mennitti iniziammo a lavorare al giornale “Proposta”. Non ha costruito correnti, ma lasciato “segnali di vita” per modernizzare la politica della destra italiana».
Rampelli: “Abbiamo avuto l’onore di raccogliere i frutti del suo lavoro”
Segnali che sono stati raccolti dalle generazioni degli anni Ottanta in poi, come ricordato dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli che in quegli anni era abbonato a “L’Eco della Versilia” animato da Niccolai. «In quel formidabile periodico si trovava ciò che serviva per formarsi e vivere al meglio la propria militanza, con idee solide e grandi emozioni». Rampelli ha concluso il convegno sottolineando che «Niccolai è stato un maestro per la destra italiana, un pensatore che ha saputo mettere il sale in una fase che per la destra ha rischiato di diventare statica e forse esiziale. Grazie a persone come lui la destra italiana non ha esaurito la sua storia nella testimonianza. Appartiene a quella generazione di grandissimi pensatori, che nel ruolo che gli aveva assegnato la storia non potevano accedere a ruoli di governo; nonostante il valore e l’intensità del loro profilo e la cultura sterminata che possedevano, i tempi non erano maturi”. “Era il tempo della seminagione lenta, faticosa e poco fruttuosa. Abbiamo avuto noi l’onore di raccogliere i frutti di quel lavoro, in continuità con quella tradizione, mantenendo fede alla nostra visione del mondo e aggiornando il patrimonio della nostra identità».