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Guerra per le candidature
Botte da orbi nel Pd, la corsa per Genova è un ring. Un esponente dem: “Questi sono pazzi”
Lotte intestine, veti incrociati, dossier. Botte da orbi nel Pd a Genova. Eravamo rimasti ad ottobre, quando il centrosinistra si schiantò alle regionali della Liguria. Dopo il voltafaccia di Giuseppe Conte che aveva posto il veto sul campo larghissimo e sui centristi. I dem sono rimasti ancora lì, con la loro insopprimibile vocazione al suicidio anche in occasione delle comunali per eleggere il sindaco del capoluogo. Perché le elezioni amministrative di Genova, è un appuntamento elettorale di un certo rilievo nazionale della prossima primavera. Sembrava un clima sereno per il Pd e la sscelta del candidato, ma non è durato a lungo. Escluse le primarie,l segretario cittadino Simone D’Angelo, si premura di proporre il programma alla coalizione. Tutti d’accordo, nessun veto. Manca solo il nome, che spetta al Pd.
Di tre candidati non si salva nessuno
L’unica indicazione che giunge da Roma è quella di non rompere le uova nel paniere del campo largo, leggiamo in reportage del Corriere della Sera. “Viene convocato un tavolo di dieci saggi. Sei membri della maggioranza – la Liguria è la regione più «schleiniana» d’Italia – e quattro dell’area riformista. Emergono tre candidature: il giovane Federico Romeo, presidente di Municipio vicino alla minoranza; Armando Sanna, consigliere regionale votatissimo e indigesto a entrambe le parti; e infine l’avvocato Alessandro Terrile, alfiere del rinnovamento interno, espressione della maggioranza”. Cosa accade? Si sveglia il M5S al quale non va bene sessubo dei tre candidati: “visto che non vi mettete d’accordo tra voi, vi diciamo che nessuno di quei tre nomi ci va bene”.
La moltiplicazione dei candidati
Allora la segretaria Elly Schlein suggerisce il nome di Luca Pastorino, parlamentare dem, sindaco di Bogliasco, gradito ai 5 Stelle. Il disastro, arrivano i rifiuti: ricordano i dem che nel 2015, la sua corsa in solitaria fece perdere le Regionali a Raffaella Paita, poi passata a Italia viva, consegnando la vittoria a Toti. Allora si fa strada l’idea di un civico, altri rifiutano: ci vuole un politico, e del Pd. Volano schiaffoni e gli alleati perdono la pazienza: datevi una mossa o andiamo da soli. Il solito spettacolo di cui solo il Pd è capace. Nel Pd hanno pregato di candidarsi figure che non pensano minimamente a farlo. C’è Orlando che ha già dato le scorse Regionali con scarso successo. C’è Roberta Pinotti che “fa sapere che non ci pensa neppure, Pastorino idem. Il neoparlamentare Alberto Pandolfo, subentrato a gennaio alla Camera al posto di Orlando fa sapere di non essere interessato. Il Secolo XIX in un articolo di qualche giorno fa scriveva che si contavano una sedici diversi nomi di possibili candidati. Un caos. Si contro, quello che al momento è l’uomo indicato dal centrodestra, Pietro Piciocchi, vice di Bucci, è in campo da novembre e è gradito.
Si voterà a maggio non alle Calende greche e il giudizio di un esponente dem è molto calzante: «Questi sono pazzi» è l’ultimo messaggio ricevuto da un alto esponente dei democratici. “Rispettiamo il travaglio all’interno del Partito Democratico ma dobbiamo rilevare che, ancora una volta, il centrosinistra genovese è intrappolato in una logica autoreferenziale che guarda più agli equilibri interni che alle reali necessità della città”. Così all’Adnkronos il capogruppo della Lista Orlando in consiglio regionale in Liguria ed esponente di Linea Condivisa Gianni Pastorino, commentando le voci su una possibile candidatura a sindaco di Genova del parlamentare Pd Alberto Pandolfo. “Il nostro campo progressista – continua Pastorino – continua a muoversi secondo dinamiche che sembrano pensate più per garantire posizionamenti futuri che per costruire un’alternativa credibile al centrodestra. In ballo c’è il futuro di Genova, non la promessa di questa o quella poltrona. Mentre il centrodestra ha già scelto il proprio candidato e avviato la propria campagna, il centrosinistra si attarda in un dibattito interno, incapace di compiere una scelta chiara e condivisa”.
Pastorino: “Pd intrappolato in logiche autoreferenziali”
Da giorni Linea Condivisa è uscita allo scoperto proponendo la candidatura a sindaco della presidente dell’associazione, Rossella D’Acqui, che Pastorino definisce “un’alternativa forte e credibile”. Poi l’affondo: “Nei giorni scorsi abbiamo chiesto a tutte le forze del centrosinistra di convergere su un nome in grado di unire e vincere. Ma soprattutto mettendo in campo proposte, temi e una visione chiara per il futuro della città. Eppure, si continua a preferire la logica del compromesso, sacrificando la possibilità di costruire una coalizione ampia e credibile”. Genova “non è una classifica di forze politiche”- è la lamentazione- . E’ una città che ha bisogno di un progetto serio, di persone competenti e di una visione chiara. Genova ha bisogno di risposte, non di tatticismi”. Ecco, allorta il Pd ha già perso. Realistico il commento del governatore Bucci: “meglio sarebbe candidare D’Alema…”