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L'intervista
Campi Flegrei, il geologo Pisani Massamormile contro gli stregoni del web: “Il panico nasce dalle fake news”
Fabrizio Pisani Massamormile, geologo, già consulente del Cnr per progetti di recupero ambientale ed esperto di progettazione edilizia, adeguamenti sismici e verifiche di stabilità e monitoraggi ambientali, analizza il fenomeno di recrudescenza sismico dei Campi Flegrei e i possibili sviluppi in tutta l’area del Napoletano, in giorni di paura e allerta per la popolazione.
La terra nei Campi Flegrei torna a scuotersi con veemenza dopo un apparente caos calmo. A cosa si deve questo ritorno?
“Il fenomeno è complesso e si sta studiando, scientificamente, solo da pochi decenni, con l’aiuto di tecnologie sempre più avanzate. Nella sua normale evoluzione si susseguono periodi di innalzamento ed abbassamento del suolo, ma durante queste fasi non si ha un andamento costante: si avvicendano fasi di accentuata fenomenologia, con fasi di minore attività”.
C’è il rischio che la magnitudo si alzi fino all’implosione?
“La magnitudo è l’unità di misura con cui si misura l’energia emessa dai terremoti che è cosa diversa da ‘come’ e ‘quanto’ si sente un sisma. Le variabili sono tante e uno stesso sisma è avvertito in maniera diversa dalla popolazione. Comunque, gli specialisti dell’INGV hanno calcolato che la potenza massima che si potrebbe registrare è di 5 gradi o poco più. I terremoti di origine vulcanica sono ben poca cosa rispetto a quelli tettonici che possono raggiugere, nel nostro Appennino, magnitudo anche superiori a 8. La scala di misurazione non è lineare e un sisma di magnitudo 5 corrisponde all’energia emessa da una bomba di diverse centinaia di tonnellate, mentre un sisma di magnitudo 8 corrisponde ad un ordigno di diversi milioni di tonnellate”.
Ritiene efficace il piano di evacuazione in caso di rischi concreti?
“È importante che ci sia un piano di evacuazione, ma la situazione urbanistica e demografica è talmente complessa che è difficile fare una pianificazione così complicata ed è la prima volta, in Italia e forse nel mondo, che si affronta un problema del genere, di questa entità. Chi ha la competenza deve ripetere e provare diverse simulazioni e, nel contempo, predisporre esercitazioni sul campo per rilevare le criticità e migliorare, continuamente, il piano”.
Secondo Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), sismologo e vulcanologo, “ai Campi Flegrei la sismicità è peggiore che negli anni ’80. Il livello del suolo si è alzato ed è in crescita”. Cosa accadrebbe in caso di eruzione dei Campi Flegrei?
“Dopo quella importante di circa 15mila anni fa, il vulcano non ha mai più avuto un’energia tale da produrre grandi eruzioni. L’ultima, quella di Monte Nuovo del 1538, fece scappare tutti gli abitanti della zona che potettero assistere all’evento semplicemente allontanandosi oltre Pozzuoli. La previsione attuale sarebbe quella di un evento che potrebbe far nascere una nuova bocca, come è sempre accaduto ad ogni nuovo evento, la quale avrebbe una attività esplosiva intensa, per qualche settimana o mesi, ma con limitatissima, o quasi nulla, emissione di lava”.
Dove potrebbe arrivare un’eruzione dei Campi Flegrei?
“Durante la fase esplosiva un vulcano, oltre ai gas, emette prodotti solidi o semi-solidi che possono avere dimensioni variabili dalle ceneri, fino alle ‘bombe’ di diversi metri cubi. Naturalmente, i prodotti più grandi e pesanti ricadono nelle vicinanze, mentre quelli più leggeri vanno più lontano fino anche a qualche chilometro di distanza. Le ceneri ed i gas possono essere trasportate dal vento e posso arrivare anche a centinaia di chilometri, nella direzione in cui spira il vento in quei giorni. Nel caso di emissione di lava, la colata sarebbe molto limitata, lenta e molto densa e si potrebbe allontanare, dal punto di emissione, di alcune centinaia di metri e non oltre”.
Uno degli effetti collaterali sulla gente è la paura. Come si dovrebbe gestire il lato emotivo di migliaia di persone che non dormono più la notte?
“Purtroppo, in Italia la cultura del rischio è piuttosto scarsa e spesso si leggono, specialmente sui social, tante sciocchezze. Si dovrebbe fare una corretta informazione anche con la partecipazione di esperti ad incontri con piccoli gruppi di persone coinvolte ed ascoltare le loro esigenze e soddisfare i loro dubbi”.
Qualcuno dice che un’eventuale eruzione coinvolgerebbe non solo l’Italia ma anche l’Europa. In che modo?
“Per le ceneri si potrebbero avere ricadute anche fino alle regioni circostanti la Campania in base al vento del momento, ed i gas arriverebbero anche oltre, logicamente sempre più diluiti in atmosfera”.
Cosa non sta funzionando nella gestione della crisi?
“La corretta diffusione dell’informazione. Si leggono post, pubblicati da persone del tutto incompetenti, che mettono in giro informazioni sbagliate o fuorvianti. Purtroppo, stanno girando anche articoli che sono esplicitamente mirati, ad una attenta lettura, ad avere “like” e “mi piace” sui social. Ciò provoca panico e angoscia inutile nelle persone”.
Cosa non è stato detto finora sui rischi di un’eruzione?
“Da parte degli Enti scientifici competenti non vi è alcun interesse a non diffondere le informazioni corrette. Informare la popolazione onestamente, come sta accadendo, è dovere di chi studia queste cose, in modo da evitare il panico e dare le opportune notizie per la prevenzione del rischio. La gestione politica del fenomeno, poi, è un’altra cosa”.