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Cancellò video hot per salvare un calciatore del Toro: pm tifoso dovrà risarcire la vittima, Meloni e Nordio

Cancellò video hot per salvare un calciatore del Toro: pm tifoso dovrà risarcire la vittima, Meloni e Nordio

Cronaca - di Leo Malaspina - 3 Febbraio 2025 - AGGIORNATO 3 Febbraio 2025 alle 20:17

Troppo tifoso per essere imparziale, distaccato: il calciatore accusato di “revenge porn” era un suo idolo, andava aiutato, nel nome della fede granata, nel nome del Grande Torino. L’incredibile vicenda riguarda un ex pm, Enzo Bucarelli, già sanzionato a livello disciplinare dal Csm per questa vicenda: dovrà risarcire l’ex fidanzata del calciatore Demba Seck. La donna era stata convinta da lui a ritirare la querela per revenge porn, poi era arrivata anche la “cancellazione” delle prove sui cellulari di amici e dello stesso calciatore, acquisiti agli atti, per impedire che restassero prove della diffusione di quei video come “vendetta” nei confronti della sua ex fidanzata.

Il pm tifoso e il risarcimento per la distruzione delle prove

L’ex pm di Torino, Enzo Bucarelli, è stato condannato a un anno e nove mesi e 10 giorni, con sospensione della pena, e l’interdizione dei pubblici uffici. I video hot erano stati realizzati senza il consenso della donna, ignara di essere ripresa. Il giuice Luigi Iannelli ha anche disposto la liquidazione dei danni per un importo di 10mila euro alla ragazza; 10mila euro anche per la Presidenza del Consiglio e 15mila euro per il Ministero della Giustizia.

Il suo difensore, Michele Galasso, durante la discussione aveva chiesto l’assoluzione con la formula più ampia possibile. Il pm Giancarla Serafini e l’aggiunto Tiziana Siciliano avevano, invece, proposto una pena di 1 anno e 10 mesi. Secondo il capo di imputazione l’ex pm avrebbe “disposto la distruzione di prove documentali” considerate il “corpo del reato”: si trattava di due filmati ritenuti prove di revenge porn. In più non avrebbe approfondito le indagini, perché il cellulare di Seck non è mai stato sequestrato e avrebbe convinto la ragazza “a non procedere”. Infatti, recita sempre l’accusa, “al fine di ostacolare le indagini e agevolare l’indagato” avrebbe fornito “alla persona offesa informazioni non veritiere” per “indurla alla remissione della querela” e a una transazione economica. Le motivazioni della sentenza saranno depositate in 90 giorni.

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di Leo Malaspina - 3 Febbraio 2025