CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Cinquant’anni fa l’assassinio di Mikis Mantakas, figlio d’Europa. Oltre l’odio e l’oblio

Anni di piombo

Cinquant’anni fa l’assassinio di Mikis Mantakas, figlio d’Europa. Oltre l’odio e l’oblio

Erano i giorni del processo ai terroristi Lollo, Clavo e Grillo per il rogo di Primavalle. Al termine di una mattinata di guerriglia davanti al tribunale di Roma, un commando di Potere Operaio fece fuoco contro la sezione missina di via Ottaviano

Politica - di Elsa Corsini - 28 Febbraio 2025 alle 16:08

Mezzo secolo. Tanto è passato dall’assassinio di Mikis Mantakas, studente universitario greco, militante del Fuan, freddato a morte a Roma di fronte alla sezione missina via Ottaviano da un commando di Potere operaio guidato da Fabrizio Panzieri e Alvaro Lojacono. Era il 28 febbraio 1975, oggi quel ragazzo biondo venuto in Italia a studiare medicina (prima a Bologna, poi a Roma) avrebbe 73 anni. Per molti riaffiora il tumulto di quelle ore maledette. Risuonano gli spari. Si sentono le urla e la concitazione, deflagrano il dolore e la disperazione. Erano gli anni bui in cui la destra non aveva diritto a esistere e ‘uccidere un fascista non era reato’. Erano giorni in cui la capitale era sotto assedio dell’estrema sinistra mobilitata militarmente “contro i fascisti” che osavano presidiare il palazzo di Giustizia  durante il processo ad Achille Lollo (l’unico in carcere), Marino Clavo e Manlio Grillo (latitanti) per il rogo di Primavalle, nella quale perso la vita Stefano e Virgilio Mattei.

Mezzo secolo fa l’assassinio di Mikis Mantakas

Quattro giorni di guerriglia con piazzale Clodio ‘palestra’ di scontri tra la sinistra extraparlamentare e la polizia, assalti e fronteggiamenti con i militanti di destra (giovani e anziani). Un’escalation che si concluse in tragedia. Il 28 febbraio all’una, con la sospensione dell’udienza, dal corteo non autorizzato della sinistra, in prima fila Alvaro Lojacono, si staccò un commando che si diresse verso la  storica sezione Prati del Msi. Mikis era lì. Senza saperlo era davanti ai suoi assassini, Panzieri e Lojacono che, appostati alla sinistra del portone, fecero fuoco verso l’ingresso del palazzo. Una pallottola sparata ad altezza d’uomo gli fracassò il cervello. Mikis, 23 anni, morì quasi all’istante dopo essere stato soccorso e trascinato all’interno del portone della sezione missina da Stefano Sabatini e Paolo Signorelli.

Una lunga scia di sangue, una ferita che ancora brucia

Nessuna pietà neppure in occasione delle cerimonia funebre il 3 marzo nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, quando alcuni extraparlamentari di sinistra aggrediscono i missini diretti verso la Chiesa e l’auto di Teodoro Buontempo venne assaltata a suon di spranghe. Davanti ad alcune scuole di Roma compaiono scritte indecenti “10-100-1000 Mantakas”. Il 13 marzo Avanguardia Operaia massacra a colpi di chiave inglese a Milano il giovane militante del Fronte della Gioventù Sergio Ramelli, che muore dopo 47 giorni di agonia. Una lunga scia di sangue che lasciò sul selciato giovani di destra e sinistra.

Nessuno ha mai pagato i conti con la giustizia

A mezzo secolo dalla morte di Mantakas nessuno ha mai pagato i conti con la giustizia. Nel 1977 Panzieri venne condannato a nove anni e 6 mesi per concorso morale. Ma ha trascorso la sua vita da latitante di lusso. Assoluzione, invece, per insufficienza di prove, per Lojacono (che nel ’78 era nel commando delle Br che rapì Moro e uccise la scorta). In secondo grado, nel 1980, vennero condannati entrambi a sedici anni di reclusione. Ma un ricorso in Cassazione bloccò l’esecutività della sentenza per Lojacono. Rimase in libertà per poi fuggire in Algeria e in Svizzera (che non concesse mai l’estradizione) assumendo il cognome della madre. Nel 1983, fu condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Girolamo Tartaglione ma non scontò neanche un giorno per l’assassinio di Mantakas. Fabrizio Panzieri, approfittando di una scarcerazione, si dette alla latitanza. Nel 1982 fu condannato a ventuno anni di reclusione. Ancora oggi risulta latitante. Forse è in Nicaragua.

Chi era Mikis, lo studente greco che sognava di fare il medico

Mikis era nato ad Atene nel 1952 e sognava di fare il medico. Era venuto a Roma da Bologna, dopo un’aggressione dei collettivi di sinistra che lo aveva costretto a letto per 40 giorni. A Roma frequentava il bar Penny in via Siena, mèta dei ragazzi del vicino Fuan. Così iniziò la sua frequentazione con i giovani universitari di destra che lo portò a trovarsi a via Ottaviano quel maledetto 28 febbraio 1975. Ogni anno, da allora la sua comunità lo ricorda come un figlio d’Europa.

La corona davanti alla lapide in piazza Risorgimento

Oggi una rappresentanza della Regione Lazio, guidata da Antonella Aurigemma, e una delegazione di Fratelli d’Italia hanno deposto una corona davanti alla lapide in piazza Risorgimento, ripristinata due anni fa. Presenti il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, i parlamentari Massimo Milani e Marco Scurria, tanti consiglieri municipali, tra cui Stefano Tozzi. Ma anche decine di militanti di Gioventù nazionale ed ex  militanti della sezione Prati dell’epoca, uomini e donne oggi sessantenni. Memoria, sogni e un antico giuramento che si rinnova. Nessuna nostalgia, nessuna retorica. Ma un atto di civiltà, perché Mikis Mantakas, vittima dell’odio degli anni ’70, è patrimonio, al di là degli schieramenti, della storia nazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Elsa Corsini - 28 Febbraio 2025