Cresce la fiducia in Meloni (43%), crollano Schlein e Conte: sondaggio catastrofe per sinistra, toghe rosse e sciacalli

1 Feb 2025 14:11 - di Chiara Volpi
sondaggio Meloni Schlein

Alla faccia di sciacalli e toghe rosse, il sondaggio rende onore al merito: cresce la fiducia in Meloni (forte di un sontuoso 43% dei consensi), crollano Schlein e Conte… Gli italiani non cadono nel tranello strumentale – che non possiamo definire neppure semplicemente demagogico – della sinistra d’opposizione. Il consenso che gli elettori tributano all’esecutivo rimane stabile. Pertanto, l’indice di approvazione del governo è stimato al 41 (percentuale di voti positivi calcolata su chi si esprime), come nel dicembre 2024. E l’approvazione di Giorgia Meloni si attesta al 43, con una crescita di un punto.

Ora, al di là dei riscontri e dei commenti sull’ordine matematico della tenuta e della crescita, è importante rilevare il coefficiente temporale dell’analisi di Pagnoncelli di cui dà contezza il Corriere della sera – e che riprende Dagospia –. Sì, perché i dati che motivano l’indagine, sono diretta emanazione di quanto accaduto nell’ultimo, intenso mese, che premier e ministri si sono ritrovati ad affrontare.

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Un periodo «denso di avvenimenti», scrive il quotidiano di Via Solferino, che vanno dalla liberazione di Cecilia Sala, un magniloquente successo della presidente del Consiglio, all’elezione e insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, anche in questo caso con una importanza in termini di visibilità e di riconoscimento strategico-politico indiscutibilmente tributata a Giorgia Meloni, tra i pochi leader mondiali – e unica della comunità Ue – a presenziare personalmente alla cerimonia.

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In mezzo, i proficui rapporti internazionali con Elon Musk – che stando al report non hanno incrinato minimamente la fiducia degli elettori nella premier – e infine la liberazione del generale Almasri, oggetto di un mandato di cattura della Corte penale internazionale, il cui rimpatrio sta creando difficoltà all’esecutivo, senza però che la vicenda scalfisca minimamente immagine e operato del governo, insinuando il dubbio che le opposizioni tentano strenuamente di insinuare. Quel che vale di più, sembrano dirci le percentuali del sondaggio in oggetto, è il sospetto adombrato tra gli altri da Bruno Vespa che, «forse la Corte penale internazionale abbia aspettato che il generale libico entrasse in Italia dalla Germania, dove pure era stato fermato e controllato, per emettere il mandato di arresto».

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Dunque, le chiacchiere dell’opposizione, gli attacchi personalistici, gli insulti alle istituzioni, stanno a zero (o giù di lì): l’approvazione dell’esecutivo rimane stabile. E l’indice di approvazione del governo è stimato al 41 (percentuale di voti positivi calcolata su chi si esprime), come nel dicembre 2024. Il consenso plebiscitario tributato a Giorgia Meloni si attesta al 43, con la crescita di un punto. E il resto è cronaca, direbbe qualcuno. O vita: che dir si voglia, come affermerebbe qualcun altro. Le intenzioni di voto confermano la posizione dominante di Fratelli d’Italia, oggi al 27,8% con una piccolissima variazione positiva (+0,2%) rispetto al mese scorso. Forza Italia che guadagna qualche decimale e, stimata all’8,5%, torna a posizionarsi al livello della Lega, sostanzialmente stabile rispetto al mese scorso.

Niente da fare per il M5S, sempre più giù

Mentre il Partito democratico è stimato al 22,8%, consolidatosi rispetto ai mesi scorsi, rileva il Corriere, anche grazie «ai recenti eventi dell’area riformista e moderata del partito, riunitasi in due convegni distinti due settimane fa, che hanno conferito visibilità alle diverse anime del partito». Niente da fare, invece, per il M5S, che segna un ennesimo emorragia di consensi anche rispetto al mese scorso, e stimato al 12,5%, segna invece un arretramento rispetto allo scorso mese. Segno evidente che, oltre alla scarsa presa sull’ettorata e una comunicazione decisamente deficitaria da parte di vertici e partito ex grillino, l’epilogo della millantata rifondazione e lo scontro fratricida con il fondatore e padre nobile del Movimento, hanno lasciato il segno: il segno meno. Un marchio decisamente negativo… Infine, stabile Azione al 2%, allo stesso livello di +Europa sempre al 2% (-0,3%), e in crescita di mezzo punto Italia viva (2,5%).

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Invece, spostando l’asse dell’osservazione, nel mese più complesso che il governo si è ritrovato ad affrontare, sul fronte della fiducia ai leader dei vari schieramenti, mentre, per esempio, il ministro Tajani si conferma saldo in vetta con un indice di gradimento immutato (31), Elly Schlein, al secondo posto con indice 25, perde ulteriori due punti, vittima di una significativa flessione negativa. Di un importante decremento registrato nell’ultimo mese, ma che – riferisce sempre Il Corsera, indica nei riscontri relativi al «semestre un calo di sei punti. Allo stesso livello della segretaria del Pd si colloca Giuseppe Conte, che perde solo un punto nel mese, ma 6 punti nell’ultimo anno. Sembra insomma – e lo sottolinea il Corriere dalla sera – che i due principali leader dell’opposizione non riescano a trovare un ruolo capace di definirli come alfieri dell’alternativa».

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Insomma, decriptando il messaggio intrinseco nei numeri e nelle attestazioni di fiducia in termini percentuali degli elettori, non solo lo scontro con le toghe rosse incrementa i consensi di governo e premier – tenuto anche conto, come attesta la fonte giornalistica citata, del calo di fiducia nella magistratura registrato negli ultimi mesi (-5% dallo scorso mese di luglio) – ma pone l’accento, ancora una volta negativo, sulle opposizioni che, nell’affannarsi alal rincorsa, cavalcano un’onda destinata a infrangersi sul riscontro di una grandissima fetta di italiani per nulla disposti a farsi abbindolare da vuota demagogia spicciola che, in soldoni, non aggiunge consensi  frutto di strategie controproducenti per la nazione, quanto fallimentari in termini di riscontri dei partiti di sinistra e dei loro agguerriti leader.

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