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Cristicchi commuove tutti meno lei. Selvaggia Lucarelli lo attacca: è contro l’utero in affitto

Dopofestival e veleni

Cristicchi commuove tutti meno lei. Selvaggia Lucarelli lo attacca: è contro l’utero in affitto

L'artista romano che ha conquistato l'Ariston finisce nel mirino dell'opinionista per le sue posizioni sulla maternità surrogata. E scatta la macchina del fango sui social: è un fascista mediocre

Spettacoli - di Elsa Corsini - 13 Febbraio 2025 alle 19:54

“Quando sarai piccola” ha commosso tutti, pubblico dell’Ariston, telespettatori, social, colleghi che non hanno trattenuto le lacrime. Tutti tranne una: Selvaggia Lucarelli, che si è distinta per discrete dosi di veleno. Il brano portato a Sanremo da Simone Cristicchi, una toccante dichiarazione di amore alla mamma colpita da un’emorragia celebrale, una poesia che racconta di quando i genitori diventano figli, è finito nel mirino della giornalista-opinionista-influncer ospite fissa al Dopofestival condotto da Alessandro Cattalan. Un po’ di fango non si nega a nessuno, specie a chi ha un profilo non proprio da star e non fa il megafono del mainstream. E poco importa se l’esibizione di Cristicchi è stata  un trionfo, inaspettato per lo stesso artista, quasi imbarazzato in sala stampa da tanto successo. Il secondo posto in radio, il record su Youtube del suo video, i primi posti della classifica della prima serata della sala stampa, la standing ovation in teatro, la commozione dell’orchestra.

Cristicchi finisce nel mirino della ‘moralista’ Selvaggia Lucarelli

Lucarelli è andata a testa bassa nell’operazione “niente lacrime, per carità”.  Prima i dubbi sulla scelta narrativa del cantautore con una lezioncina moralista, che Enrico Mentana ha bollato come un’osservazione lunare. “Ha scelto di raccontare la parte più delicata”, dice la giornalista. “Ma c’è quella dolorosa, l’abbrutimento che viene dalla fatica nel gestire quella malattia. Non è solo la carezzina. Non dico che sia una canzone furba, dico però che è una canzone che racconta un pezzo di verità e ne tralascia un altro”. Poi la ricerca al setaccio del post sbagliato, della frase da incriminare. Trovata! Lucarelli è andata a scovare una dichiarazione di Cristicchi  per accendere la miccia. “Vorrei vivere in un mondo dove la maternità surrogata venga abolita”, scriveva sul social il cantautore romano. Tanto basta a scatenare il processo sul web. Se poi aggiungiamo quel pallino di raccontare il dramma dello foibe per decenni ignorato dalla storiografia ufficiale, portato a teatro con lo spettacolo Magazzino 18, il profilo del pericoloso nostalgico, oscurantista, tradizionalista, scava scava un po’ fascista, è completo.

Sul web parte la macchina del fango contro l’amico di Meloni e di pro Vita

Dal no all’utero in affitto all’accusa di sudditanza al governo Meloni e a Pro Vita il passo è breve. E la macchina del fango si accende. “Ora capisco perché il festival meloniano spinge senza ritegno Cristicchi. È un eroe della destra e dei Pro Vita», scrive un’utente su X. E un altro: «Cristicchi è di destra, sostenitore dei movimenti Provita e contro la maternità surrogata. Per fortuna ha scritto un pezzo sulla madre e non contro l’aborto, altrimenti Pillon stava lì a urlare di gioia». E ancora Marco: «Cristicchi è il classico piangina di quella destra che dice che il fascismo non esiste più, e che anzi la destra è più attenta alle libertà contro la dittatura del politicamente corretto, del woke ecc.ecc. Un fascio, mediocre, lagnoso”. Ma c’è ancora un’ultima chicca di Selvaggia Lucarelli. La condivisione nelle sue storie di un articolo della rivista Rolling Stones accompagnato da una frase velenosa: “Sulla capacità di Cristicchi di scavare nelle cose complesse ho sempre avuto molte perplessità”.

“Noi artisti siamo solo dei fotografi”

Accuse in libertà che difficilmente potranno impensierire l’artista, che ha firmato “Ti regalerò una rosa”, vincitrice del Festival di Sanremo 2006. Lui parla un altro linguaggio e va avanti impermeabile alle etichette e ai copyright. “Non è tutto di un colore o di un altro, ci sono anche le sfumature e al di là di questo io mi sono sempre sentito un libero”, dice Cristicchi. E ancora: “In questa canzone ho voluto evitare la retorica. In questo brano ho voluto descrivere la sofferenza di vedere un genitore diventare fragile, ma c’è anche la rabbia di vedere una persona amata cambiare e la fatica di volerlo accettare. Noi artisti siamo solo dei fotografi, la canzone è un momento di libertà per raccontare una storia”. Capito?

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di Elsa Corsini - 13 Febbraio 2025