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Dissociati dal popolo, aggrappati alle toghe senza frontiere: la bolla del campo largo

L'editoriale

Dissociati dal popolo, aggrappati alle toghe senza frontiere: la bolla del campo largo

Ancora una volta davanti a una questione di interesse e sicurezza per l'Italia, perché tale è l’affaire Almasri, i leader del Pd e dei cespugli hanno preferito giocare per gli altri

L'Editoriale - di Antonio Rapisarda - 10 Febbraio 2025 alle 07:40

Non più solo distanti dal popolo ma proprio “dissociati”. Occorre aggiornare il referto della sinistra italiana: il quadro clinico si sta complicando. Accanto all’ormai cronica sindrome Ztl, quella per cui le ansie dei ceti più deboli vengono banalizzate a «percezione» (è chiaro, nei quartieri a 6mila euro al metro quadro dove vivono i suoi dirigenti degrado, violenza e immigrazione – banalmente, la realtà – sono tenute a distanza di sicurezza), adesso siamo in presenza di qualcosa di più: di un chiaro disturbo dissociativo. Non si può spiegare altrimenti l’illusione coltivata a suon di sceneggiate dai leader del campo largo sul caso Almasri.

Pensare, cioè, che sposando l’approccio “giusmoralistico” alla vicenda – l’Italia che avrebbe rispedito in Libia un criminale di guerra disobbedendo al mandato di arresto pasticciato della Corte penale internazionale; tutto questo senza tenere conto, invece, dell’atteggiamento “pilatesco” di mezza Europa – sia possibile non solo mettere in difficoltà l’esecutivo ma scardinare il magic moment internazionale della premier nonché il suo rapporto privilegiato con l’Italia profonda. Nulla di più vano, come dimostrano tutti gli ultimi sondaggi che danno al massimo la coalizione di centrodestra (con FdI al 30%) e in crescita gli indici di gradimento per Giorgia Meloni.

Ancora una volta davanti a una questione di interesse e sicurezza nazionale, perché tale è l’affaire Almasri calato nel delicato contesto geopolitico, i leader del Pd e dei cespugli hanno preferito giocare per…gli altri. Questo a fronte di (ex) esponenti della sinistra che fu, da Marco Minniti a Nicola Latorre, che hanno cercato in tutti i modi di ricordare ai loro incauti epigoni quanto la questione Libia sia strategica non solo per l’Italia ma per la sicurezza e l’approvvigionamento dell’Europa stessa. Niente da fare. Contraddizioni clamorose a parte – facilissimo ricordare i memorandum confermati da dirigenze giallo-rosse attualmente nella tolda di comando – a mancare dalle parti di Elly Schlein non è stato solo un minimo approccio da statista ma una semplice lettura della realtà. Dato che proprio l’Inghilterra e la Germania, due nazioni a guida socialista dove l’esponente libico ha trascorso intere giornate incredibilmente senza essere identificato per quello che è, nella migliore delle ipotesi (mettendo da parte, dunque, ogni teoria del complotto) hanno semplicemente preferito scaricare la questione Almasri sull’Italia.

Davanti a un caso così spinoso, dove nessuno degli attori in campo (partner europei, Cpi, agenzie di sicurezza internazionali) ha giocato una partita corretta e in linea con i principi del multilateralismo che dicono di sostenere, l’atteggiamento delle opposizioni ancora una volta è stato di mettere in pericolo gli interessi nazionali, e quelli in Libia li conoscono benissimo, per attaccare il governo. Coltivando l’ennesima illusione: che adesso siano le corti straniere, l’Ue e l’Onu a dare manforte a quella fazione giudiziaria e a certe burocrazie che in Italia stanno facendo totalmente le veci del centrosinistra. Poco importa che in ballo vi siano questioni fondamentali che riguardano il popolo: costo dell’energia, lotta all’immigrazione, sicurezza nei confronti del terrorismo. Perché è proprio da questo che il campo largo ha deciso non solo di tenersi a debita distanza ma di dissociarsi.

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di Antonio Rapisarda - 10 Febbraio 2025