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La bambina con la valigia
Foibe, ecco chi è la bambina con la valigia che ha commosso Giorgia Meloni: perché “ricordare significa riportare al cuore” (video)
Foibe e esuli, il racconto di Egea Haffner commuove la premier
La bambina con la valigia commuove Giorgia Meloni
Una tragedia collettiva oggi entrata di diritto nella memoria condivisa, di cui la “bambina con la valigia” ripercorre le tappe in un drammatico racconto che è un pugno nello stomaco e colpisce al cuore, mozzando il fiato a ogni nuovo ascolto. Sì, perché Egea Haffner è la “bambina con la valigia” che scappava da Pola. E in quello scatto diventato emblema del dramma di tutti gli esuli che hanno pagato sulla propria pelle l’orrore del comunismo titino, c’è tutto il dolore delle vittime delle Foibe, degli esuli costretti all’esodo, e di tutti quegli italiani “inghiottiti” dalla storia e massacrati da una strage ingiustamente relegata nel silenzio troppo a lungo.
L’arresto del padre: il racconto della bambina con la valigia
La bambina con la valigia di ieri, la donna di oggi, racconta – e Open tra gli altri ne ripercorre le orme e ne ripropone il ricordo – quel momento in cui suo padre fu prelevato, in quella terribile sera del 4 maggio 1945: «Bussarono alla porta, tre colpi secchi. Mamma stava cucinando. Altri tre colpi e si decise ad aprire. “Dov’è Kurt Haffner?” chiesero. “Sono qui”, disse mio padre. “Ci deve seguire al comando. Solo un controllo”. Mio padre mise al collo una sciarpa di seta blu a quadrettini ed uscì. Sento ancora dentro di me il profumo della sua acqua di colonia. Non lo abbiamo mai più rivisto, non sappiamo come sia stato ucciso e se sia finito in una foiba. Ma qualche giorno dopo vedemmo la sua sciarpa al collo di un titino… E per noi fu la fine».
Il racconto di Egea Haffner, la bambina con la valigia, le lacrime della premier Meloni
Certo, la proiezione degli estratti dal film “La bambina con la valigia” e dal documentario “Rotta 230-Ritorno alla terra dei Padri”, cui hanno fatto seguito le testimonianze di Egea Haffner e di Giulio Marongiu, esuli di Pola. Come anche l’orchestra di archi del Conservatorio G. Tartini di Trieste diretta dal maestro Sandro Tortolano, che ha eseguito l’Adagio in sol minore di Tomaso Albinoni e il brano musicale Concerto in sol maggiore “Alla Rustica” di Antonio Vivaldi hanno contribuito a toccare le corde più profonde di ognuno dei presenti nella sala del Quirinale. Ma è soprattutto il ricordo tradotto nel racconto di quella pagina di sangue dei nostri connazionali a straziare e commuovere.
Foibe e esuli, Meloni: «Ricordare significa riportare al cuore»
Perché, come il presidente del Consiglio Meloni ha spiegato in occasione del Giorno del Ricordo, «ricordare significa “riportare al cuore”. Ovvero ricondurre ciò che ci è più caro al centro di noi. Noi oggi “riportiamo al cuore” centinaia di migliaia di storie, e restituiamo loro la dignità che meritano. Oggi onoriamo la memoria dei martiri delle foibe e torniamo ad abbracciare tutti i nostri connazionali che decisero di abbandonare tutto pur di non rinunciare alla propria identità. Italiani due volte, per nascita e per scelta», ha voluto sottolineare la premier.
«La storia degli esuli ha sconfitto la congiura silenzio»
Aggiungendo anche: «In questa giornata, riportiamo al cuore ogni singola storia di quella tragedia e rinnoviamo una promessa solenne. Continueremo a scrivere nuove pagine e a raccontare alle giovani generazioni ciò che è successo ai fiumani, agli istriani e ai dalmati. Perché la loro storia non è una storia che appartiene ad una porzione di confine, o a quel che resta delle comunità degli esuli, ma è patrimonio di tutta la Nazione. È una storia che ha sconfitto la congiura del silenzio e che nessun tentativo negazionista o giustificazionista potrà mai più nascondere o cancellare». E anche le sue parole non possono non toccare la platea in ascolto.
Sotto, il video della commozione della premier Meloni postato su Youtube dall'”Agenzia Italia News”