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Foibe, informare per non dimenticare: il libro di Menia nelle scuole. La Russa: “Basta falsità”

Foibe, informare per non dimenticare: il libro di Menia nelle scuole. La Russa: “Basta falsità”

Politica - di Gabriele Caramelli - 6 Febbraio 2025 - AGGIORNATO 7 Febbraio 2025 alle 17:58

Ricordare, narrare, testimoniare, andare nelle scuole, scrivere, fare leggere e pretendere che i libri di storia ne parlino. La grande tragedia nazionale delle Foibe non è una battaglia di parte, isolata, secondaria, ma un pezzo della nostra storia, come ha sottolineato il senatore Roberto Menia, esponente di Fratelli d’Italia, nel corso della presentazione, a Palazzo Madama, nella sala Nassiriya, della terza edizione del libro “10 febbraio – dalle foibe all’esodo” pubblicato con l collana “I libri del Borghese” e di cui l’esponente di FdI è anche l’autore. A breve inizierà il tour del libro nelle scuole italiane organizzato da Menia, affinché  i ragazzi italiani “conoscano realmente i crimini perpetrati nei confronti degli italiani che abitavano le terre  jugoslave sul finire della seconda guerra mondiale”. Anche la conferenza di oggi ha ribadito che l’oppressione dei cittadini italiani nelle zone istriane e il successivo esodo, culminato nel massacro di migliaia di persone, è stato “per molto tempo infoibato e nascosto”, come ha sottolineato il moderatore dell’evento Francesco de Palo.

Le Foibe nel libro di Roberto Menia

“E’ un libro che ho scritto con sofferenza, ogni tanto rileggo alcune pagine e mi commuovo da solo”, ha affermato Menia durante la conferenza, lui friulano e figlio di un’esule istriana: “Sono andato a cercare famiglia per famiglia ed è un percorso che ho compiuto attraverso decenni”.

“Non è un atto superfluo ricordare ogni anno il giorno del ricordo, celebrare il giorno del ricordo”, ha spiegato il presidente del Senato Ignazio La Russa durante l’apertura dell’evento. Poi ha sottolineato che la data del 10 febbraio deve essere “un’occasione per rendere onore, tardivo, a coloro che subirono l’oltraggio dell’indifferenza, o peggio della persecuzione, è tuttora un atto doveroso, sentito e necessario”.

Presente in sala anche il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, la deputata Lavinia Mennuni e il deputato Marco Liris di FdI. Al convegno ha partecipato il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno e Massimiliano Lacota, per l’Unione degli istriani, associazione che compie 70 anni quest’anno e che è stata menzionata anche nella copertina dell’opera.

Ricordare gli esuli italiani con la testimonianza delle fonti

Roberto Menia ha raccontato di avere l’impressione del “tempo che passa e cancella” la memoria delle violenze subite dagli esuli italiani: “Siamo appena in tempo perché tutto questo non muoia”. Il senatore ha evidenziato l’importanza di ricordare con “coraggio, verità e col cuore” le vittime delle foibe. “Io ricordo quando passavo il confine sotto quella maledetta stele rossa” ha aggiunto “ricordo mamma che piangeva, quel dolore che ti passa senza sapere perché. Se fossi nato in altri anni e se mia mamma non fosse stata esule – ha spiegato – magari se fossi uno straniero che va a studiare all’università degli stranieri di Siena, mi racconterebbero che queste cose non sono mai successe come dice Montanari o che chi le ha subite, in qualche modo se lo meritava”.

A proposito della memoria storica, il presidente del Senato La Russa ha precisato che nei confronti di questa storia “c’è stata tanta disattenzione, diciamo ‘disattenzione’ per usare un termine buono, ma una parte degli italiani non ha mai trascurato di considerare le vittime di quelle vicende non solo parte dell’Italia” ma anche “vicina più di chiunque altro”.

Massimiliano Lacota, rappresentante dell’Unione degli istriani ha ricordato come questo sia “il primo governo che ha dato al mondo associativo” un ‘importanza che “non era mai stata data con questa continuità e costanza. Il direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, ha rammentato che se si nasce “in un’Italia che vuole dimenticare, vieni trascinato nell’onda di chi vuole cancellare” proseguendo nel dire che, essendo nato anche lui in terra friulana, quando passò il confine ebbe modo di vedere cosa fosse realmente il comunismo.

La la memoria degli esuli nelle generazioni successive

“La mia prima manifestazione ai tempi della militanza politica fu per le foibe, andammo a scuola con i volantini e chiedemmo agli studenti della classe 93 e 94 se sui loro libri fossero presenti delle testimonianze su questi eventi”, ha ricordato Antonio Rapisarda, direttore del Secolo d’Italia. “Sulle foibe c’era una grande censura – ha aggiunto – c’era una grande battaglia contro la cancel culture 2.0 per la cancellazione degli italiani. “Abbiamo visto in giro scritte terribili come ‘menomale che Tito c’è’ o vandalismi, come la targa dedicata a Norma Cossetto  distrutta”, ha aggiunto Rapisarda: “C’è una regressione culturale della sinistra. Ci auguriamo quindi che il continuo del racconto possa essere migliore nel tempo”. Il giornalista ha poi spiegato come il ricordo degli esuli abbia dato il via alla produzione di opere editoriali e cinematografiche, utili per conoscere meglio la vicenda, per poi condannare quanto scritto oggi, nella rubrica “Pietre”, di  Repubblica, firmata da Paolo Berizzi, che prende in giro un senatore “che annuncia l’intenzione di girare per le scuole per far conoscere la storia degli esuli istriani”.

Anche la Russa è tornato sul tema della memoria, commentando l’editoriale di Berizzi su Repubblica in cui il giornalista “si lamenta in maniera astiosa del fatto che Menia abbia preannunciato di voler presentare il libro agli studenti”. “Non dice una parola sul contenuto e la qualità del libro, non dice una parola sui drammi“. E aggiunge: “Parla solo di chi ricorderà l’esodo ma senza menzionare attualmente le torture e l’uccisione barbara di quelli che ebbero l’unica colpa di essere italiani. La seconda carica dello stato ha sottolineato che gli esuli “trovarono la pessima accoglienza non solo dei comunisti e della sinistra“, ma anche “del potere italiano che non voleva creare attrito con la sinistra e con i vincitori”.

Cerno: “Il libro di Menia è il primo mattone della casa degli esuli italiani”

Molti esuli italiani, quando si spostarono verso la “nuova” penisola, dovettero cedere le loro case e la loro vita per sfuggire a un genocidio e per questo alcuni rimasero senza dimora per molto tempo. “Sono contento di essere qui – ha affermato Tommaso Cerno – ma questo libro non dev’essere un museo di una storia che si sussurrava, questo libro è il primo mattone della casa di questi italiani che noi dobbiamo costruire” oppure il rischio è quello che il ricordo venga cancellato. Il direttore ha poi raccontato di essere stato in Istria in vacanza quest’estate e che “è bello arrivarci dal mare perché capisci che è Italia: io non sono andato in vacanza all’estero ma in Italia”.

 

 

 

 

 

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