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I punti fermi
Foti: «L’Ucraina è stata invasa, va preservata. Con Trump bisogna parlare e l’Europa deve avere un’unica voce»
Il ministro avverte sui rischi dei vertici ristretti convocati da Macron e chiarisce che una missione di peacekeeping dovrebbe avvenire sotto l'egida dell'Onu, «ma stiamo è qualcosa che allo stato non esiste»
Ci sono alcuni punti fermi dai quali non si può prescindere. Il primo: l’Ucraina la guerra l’ha subita, non cercata, quindi va preservata nell’accordo di pace. Il secondo: l’adesione dell’Ucraina all’Ue non dipende da Putin, ma da Ucraina e Ue. Il terzo: gli Usa e l’Europa hanno entrambi sostenuto Kiev e l’Europa è sempre stata al fianco di Washington, anche Donald Trump ne deve convenire. Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, affronta il tema delle interlocuzioni in atto sulla guerra in Ucraina ripartendo dai fondamentali e offre una «decodificazione» delle mosse del presidente Usa. Ma è soprattutto sull’Europa e sul suo ruolo che si concentra, avvertendo che deve sedersi al tavolo «parlando un’unica voce».
I rischi dei vertici ristretti
Per Foti, intervistato dal Giornale, i vertici europei separati convocati da Macron (il quale lunedì potrebbe essere a Washington, ndr), rischiano di «generare un po’ di confusione». «Un confronto – ha spiegato il ministro – sarebbe stato meglio farlo con tutti i membri dell’Ue, eventualmente allargando anche l’invito a quei Paesi che sono in procinto di aderire, come quelli dei Balcani occidentali o la Gran Bretagna che è parte integrante dell’Europa».
La missione di peacekeeping? «Sotto l’egida dell’Onu, ma allo stato è qualcosa che non esiste»
«Devo dire anche che alcuni vertici non andrebbero enfatizzati più di tanto, perché se poi non si arriva a una conclusione si dà l’immagine di una Europa spaccata», ha aggiunto, ricordando che quando si parla di un impegno diretto dell’Europa in Ucraina si parla di «operare in un territorio dove c’è uno scenario di guerra» e, dunque, una eventuale missione di peacekeeping dovrebbe «avvenire sotto il cappello dell’Onu, ma stiamo parlando di qualcosa che allo stato non esiste».
Foti: «L’Ucraina ha subito la guerra, non l’ha cercata: va preservata»
Rispondendo a una domanda di Fabrizio De Feo, che firma l’intervista, sulla possibilità di assicurare una pace rispettosa della sovranità e dell’integrità territoriale di Kiev, Foti ha ricordato che «l’Ucraina è stata invasa e questa è la certezza, la guerra non l’ha cercata, l’ha subita» e «ha resistito per tre anni nonostante abbia un quinto della popolazione della Russia, un decimo delle truppe e un centesimo delle armi». «Non penso si possa ipotizzare di sedersi a un tavolo della pace mettendo sul piatto la spada di Brenno. Bisogna preservare l’Ucraina nell’accordo di pace», è stato l’avvertimento dell’esponente di FdI, che ha anche invitato a ricordare che «noi cedemmo la zona B alla fine della Seconda Guerra Mondiale e Trieste tornò all’Italia soltanto nel 1954».
L’ingresso di Kiev nell’Ue «non dipende da Putin»
Più in generale Foti si è soffermato sul fatto che non si può discutere di accordi e condizioni senza considerare ciò che è davvero nelle disponibilità delle parti in causa. L’adesione dell’Ucraina all’Ue, per esempio, «non dipende da Putin», ma «dalla volontà di chi governa in Ucraina e dei 27 che compongono l’Unione europea». «Non c’è una concessione di Putin», ha chiarito Foti, sottolineando che per quanto riguarda l’adesione alla Nato, «che è sul tavolo e penso sia dirimente, bisogna vedere che ruolo si vuole dare alla stessa. Sempre che qualcuno non “svaluti” la Nato come ha fatto Macron un po’ di tempo fa…».
Tutto quello che non si può dimenticare affrontando le trattative
E le parole di Trump sull’origine della guerra? «Decodifico così: il ragionamento – ha detto il ministro – è che russi e ucraini non avrebbero dovuto iniziare questa guerra e avrebbero dovuto trovare un accordo fin dall’inizio. Che gli Stati Uniti abbiano sostenuto militarmente l’Ucraina è stato gli occhi di tutti, così come lo ha fatto l’Europa, che ha applicato delle sanzioni dure. In più, l’Italia ha affrontato una situazione difficile visto che l’80% del gas lo importava dalla Russia. Tutte queste cose – ha sottolineato – non si possono dimenticare».
Foti: «L’obiettivo dell’Europa deve essere di sedersi al tavolo, ma parlando con un’unica voce»
«L’obiettivo dell’Europa deve essere di sedersi al tavolo, ma parlando con un’unica voce. Possibilmente bisogna dare l’idea di non essere “un volgo disperso che voce non ha”, perché così di strada se ne fa poca», ha proseguito Foti, ricordando che «occorre un dialogo con gli Stati Uniti. Trump oggi ritiene che l’Europa sia stata più proiettata a farsi difendere dagli Usa che a pensare al proprio sistema di difesa. Ma anche Trump deve convenire sul fatto che l’Europa è sempre stata al fianco degli Stati Uniti».