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Hamas rimanda lo scambio degli ostaggi. Israele contrattacca: “Siamo pronti a qualsiasi eventualità”

Tregua a rischio

Hamas rimanda lo scambio degli ostaggi. Israele contrattacca: “Siamo pronti a qualsiasi eventualità”

Esteri - di Gabriele Caramelli - 10 Febbraio 2025 alle 20:04

Hamas ha annunciato il rinvio del rilascio di altri ostaggi israeliani previsto per sabato “a data da definirsi” e il ministro della Difesa ebraico, Israel Katz, ha reso noto che i militari sono preparati per qualunque cosa accada in futuro. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avviato le consultazioni con il vertice di sicurezza e denunciando le violazioni del patto sul cessate il fuoco: secondo i media israeliani, il primo ministro potrebbe avere l’intenzione di anticipare la riunione di gabinetto alla mattina. Inoltre, l’ Autorità nazionale palestinese ha bloccato gli assegni alle famiglie dei detenuti in Israele, perché sia gli Usa che Israele da tempo ritengono che questo programma di risarcimento sia un incentivo alla violenza.

Secondo l’ex ministro per la Sicurezza nazionale di Israele,  Itamar Ben Gvir, dovrebbe tornare in guerra a Gaza dopo l’affronto delle milizie islamiste verdi. Netanyahu ha però assicurato che Israele farà quanto in suo poter per mantenere l’accordo e assicurando di aver informato i familiari dei prigionieri.

Sono 21 gli ostaggi israeliani che Hamas ha liberato dal 19 gennaio 2025 per non aver rispettato i termini d’intesa: La prima fase dell’accordo in vigore dal 19 gennaio e della durata di 42 giorni, prevedeva la liberazione di 33 ostaggi israeliani dai miliziani islamici, 16 dei quali sono stati liberati. Degli altri 17, Israele ritiene che otto siano morti. Inoltre, Hamas ha rilasciato cinque cittadini thailandesi. Sulla base di quanto previsto dal cessate il fuoco, al momento Israele ha rilasciato di circa 1.900 detenuti palestinesi e ha rimesso in  libertà a centinaia di persone.

Hamas rinvia la liberazione degli ostaggi: Israele reagisce al ricatto

«Nelle ultime tre settimane, la leadership della resistenza ha preso atto delle violazioni da parte del nemico e il mancato rispetto dei termini dell’accordo»  ha sostenuto Hamas.  Tra le recriminazioni delle milizie sciite è «incluso il ritardo nel ritorno dei profughi nel nord della Striscia di Gaza, averli presi come obiettivo di bombe e artiglieria in diverse zone della Striscia, non consentire agli aiuti umanitari di qualunque tipo di entrare nella regione come concordato mentre la resistenza ha attuato i suoi obblighi». I jihadisti hanno spiegato che si atterranno all’accordo fin quando lo farà anche Israele e chiedendo delle compensazioni per la violenza delle ultime settimane verso i palestinesi, nonostante le immagini degli individui israeliani liberati ultimamente si siano rivelate indegne: basti pensare alle condizioni fisiche in cui sono stati riconsegnati i prigionieri, denutriti, umiliati ed esposti da Hamas sul palco come se fossero trofei.

Il ministro Katz ha spiegato di aver «dato disposizioni alle forze israeliane (Idf) affinché si preparino al livello massimo di allerta per qualsiasi possibile scenario a Gaza e per proteggere le comunità israeliane a ridosso del confine con l’enclave palestinese» e che lo Stato ebraico è pronto ad affrontare qualsiasi scenario a Gaza dopo gli ultimi annunci di Hamas. La volontà dello Stato ebraico, tuttavia, non è quella di farsi minacciare da Hamas e per questo Katz ha evidenziato che «non torneremo alla realtà del 7 ottobre», in merito all’attacco islamista subito dai civili israeliani che ha portato a un’escalation del conflitto a Gaza. Il ministro della Difesa israeliano ha affermato che la decisione del gruppo sciita come una «violazione totale del cessate il fuoco».

I parenti degli ostaggi chiedono il ripristino della tregua, ma c’è chi dice no

Il Forum israeliano dei parenti degli ostaggi e dei dispersi ha sollecitato i mediatori a “contribuire per ripristinare e attuare con urgenza l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas“, dopo la dichiarazione del nucleo fondamentalista islamico. Il congresso dei familiari ha denunciato le “condizioni scioccanti”  dei dei tre prigionieri  liberati sabato scorso, avvertendo che vista la situazione “tutti gli ostaggi vanno tratti in salvo con urgenza, tirati fuori da questa situazione orribile“.

“L’annuncio di Hamas – ha scritto su X l’ex ministro israeliano della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir – dovrebbe avere una risposta concreta: un attacco massiccio su Gaza, da terra e dal cielo, insieme al blocco totale degli aiuti umanitari alla Striscia, inclusi elettricità, carburante e acqua. L’esponente del partito Otzma Yehudit, che si è allontanato dalla maggioranza dopo gli accordi per il cessate il fuoco, ritiene efficace “il bombardamento degli aiuti che sono già arrivati e che sono in mano a Hamas”. Per lui Israele deve “tornare alla guerra e distruggere”.

Israele mantiene il suo impegno a rispettare l’accordo” ha rassicurato il Premier Benjamin Netanyahu, dopo che Hamas ha annunciato che sabato non rilascerà altri ostaggi israeliani come previsto dall’accordo. Netanyahu ha annunciato che “tutte le famiglie degli ostaggi sono state informate degli ultimi sviluppi”.

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di Gabriele Caramelli - 10 Febbraio 2025