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Il Belgio svolta a destra, Bart De Wever diventa premier. Trionfa l’Europa dei conservatori

Europa - di Alice Carrazza - 1 Febbraio 2025 - AGGIORNATO 2 Febbraio 2025 alle 14:02

«Alea iacta est!». Così, con una citazione latina sui social, Bart De Wever ha annunciato la fumata bianca che lo porta a diventare il nuovo primo ministro del Belgio. Un trionfo: per la prima volta, un nazionalista fiammingo guida il Paese, e per la terza volta un esponente dei Conservatori europei (Ecr) siede alla testa di un governo dell’Unione. Dopo Giorgia Meloni in Italia e Petr Fiala in Repubblica Ceca, ora tocca al leader della Nuova alleanza fiamminga(N-Va), l’uomo che ha trasformato la destra fiamminga in una macchina elettorale vincente.

Otto mesi di trattative consegnano la vittoria alla destra

La nascita del nuovo esecutivo arriva dopo otto mesi di negoziati estenuanti, segnati da trattative al cardiopalma e ultimatum reali. Il re Filippo aveva messo il governo uscente con le spalle al muro: o un accordo entro fine gennaio o nuove elezioni. Alla fine, l’intesa è arrivata, e il Belgio riparte con una coalizione eterogenea, battezzata “Arizona” per la varietà dei colori politici: oltre all’N-Va di De Wever, ci sono i liberali e centristi della Vallonia (Mouvement Réformateur e Les Engagés), i socialisti fiamminghi di Vooruit e i cristiano-democratici del Cd&V.

Il terremoto elettorale del 9 giugno e il declino di De Croo

Il risultato elettorale dello scorso giugno aveva già dato un segnale chiaro. Nelle Fiandre, il partito di De Wever si era confermato prima forza con il 16,7%, tenendo a distanza il Vlaams Belang (13,8%), mentre in Vallonia il Mouvement Réformateur aveva stravolto gli equilibri storici della sinistra. Un terremoto politico che ha spazzato via il governo uscente e portato Alexander De Croo, il premier liberale, a rassegnare le dimissioni tra le lacrime.

Ma se le urne avevano parlato, tradurre il risultato in un governo è stata un’altra storia. Il Belgio, con la sua architettura politica complessa, ha vissuto mesi di paralisi istituzionale. E quando persino il castello di Val Duchesse, tradizionale teatro di accordi governativi, è rimasto al gelo per un guasto al riscaldamento, sembrava che il destino del Paese fosse quello di rimanere nell’impasse. Invece, la svolta è arrivata ma all’Accademia Militare Reale, a pochi passi dalle istituzioni dell’Unione europea. Simbolico no?

De Wever: primo nazionalista fiammingo alla guida del Belgio

Storico di formazione, politico di professione, stratega per vocazione. Bart De Wever è l’uomo che ha preso un piccolo partito indipendentista e l’ha reso il motore della destra fiamminga. Sindaco di Anversa dal 2013, ha sempre giocato la partita della secessione delle Fiandre con realismo: prima il sogno indipendentista, poi la virata verso un confederalismo pragmatico. Ora, alla guida di un governo federale, la sua sfida è governare un Paese che ha sempre cercato di ridisegnare.

De Wever incarna una destra conservatrice e identitaria, ma dovrà tener banco alle spinte centriste e socialiste della sua colorata squadra di governo. Se l’obiettivo è garantire stabilità, le divergenze tra i partiti non renderanno il compito facile. Il primo nodo da sciogliere sarà il bilancio, con i liberali decisi a difendere la disciplina fiscale e la sinistra pronta a dare battaglia sulla spesa sociale.

L’Ecr cresce in Europa: “Risultato storico”

Tuttavia, l’elezione di De Wever ha un impatto che va ben oltre i confini del regno di Bruxelles. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) continua ad avanzare: con l’Italia, la Repubblica Ceca e ora il Belgio e ministri in Svezia, Finlandia e Bulgaria, l’asse conservatore guadagna peso in Europa.

«Si tratta di un risultato storico», commenta Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e co presidente dei conservatori al Parlamento europeo. «Dopo i popolari, ora l’Ecr è il secondo gruppo politico più rappresentato nel Consiglio Ue», alla pari con i socialisti, sottolinea Procaccini, augurando al premier entrante un buon lavoro. Questo «alimenta la speranza del ritorno dell’Unione europea alla sua aspirazione originale: un’alleanza di popoli fratelli e non un asfissiante super Stato centralista».

Una destra che avanza, un’Europa che cambia

E mentre la Germania si prepara al voto, la Francia di Macron trema davanti ai sondaggi, e la Spagna di Sánchez vacilla in una crisi d’identità, il vecchio continente si sposta sempre più a destra, scegliendo il terreno delle politiche concrete. «Il dado è tratto», parola di De Wever.

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di Alice Carrazza - 1 Febbraio 2025