![Hamas ostaggi Hamas ostaggi](https://www.secoloditalia.it/files/2025/02/hamas-ostaggi.png)
Il macabro teatro di Hamas: gli ostaggi israeliani ridotti a scheletri e lo show della “liberazione”
Ci sono immagini che non hanno bisogno di spiegazioni, perché la loro brutalità le rende già un atto d’accusa. Quelle arrivate da Deir al-Balah raccontano di tre ostaggi israeliani liberati da Hamas dopo sedici mesi di prigionia: Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami. Ma non si tratta di una liberazione, bensì dell’ennesima messa in scena di un gruppo terroristico che continua a strumentalizzare la sofferenza umana per i propri scopi propagandistici. I tre uomini, ridotti allo stremo, scheletrici e pallidi, sono stati costretti a salire su un palco, esibiti come trofei di guerra davanti a una scenografia tanto macabra quanto studiata nei dettagli.
Hamas: “Noi siamo il diluvio, la guerra è il giorno dopo”
Hamas non si è limitato a riconsegnare gli ostaggi: ha inscenato uno spettacolo raccapricciante, con combattenti incappucciati che tenevano sotto controllo la scena e una folla tenuta a distanza. Un dettaglio su tutti: sullo sfondo la scritta «Noi siamo il diluvio, la guerra è il giorno dopo». Una frase che è suonata come una minaccia diretta, rivolta a Donald Trump dopo le sue dichiarazioni sul possibile futuro di Gaza. Ma il messaggio più inquietante è quello dei volti emaciati, delle divise logore, della messa in scena che ha ricordato le immagini dei sopravvissuti ai lager nazisti.
Al Jazeera being Hamas propaganda wing once more. Apparently terrorists are humanitarians because the hostages are “well dressed” and in “good condition”. All three men look starved, skin and bone. Or Levy can’t even walk by himself. Never treat Al Jazeera as legitimate again. pic.twitter.com/14zhpl0g0a
— Heidi Bachram 🎗️ (@HeidiBachram) February 8, 2025
Ostaggi come strumenti di propaganda
Questa volta Hamas ha alzato ulteriormente l’asticella della barbarie. Per la prima volta, gli ostaggi sono stati obbligati a parlare davanti a un microfono, costretti a rilasciare dichiarazioni prima di essere consegnati alla Croce Rossa, oltraggiata anch’essa. Come se non bastasse il digiuno forzato, la privazione della libertà e la tortura psicologica, si è voluto aggiungere anche l’umiliazione finale: una parata forzata, una marcia della vergogna davanti alle telecamere e ai telefonini dei videomaker miliziani.
Hamas treated hostages the same way the Nazis treated Jews, starving them and keeping them in uniform, just as Hitler did to Holocaust survivors. Our hearts and prayers are with the families who have witnessed this in Israel. This inhumane act in Gaza in 2025 is beyond… pic.twitter.com/HHrzUJLi0E
— Amjad Taha أمجد طه (@amjadt25) February 8, 2025
I parenti, in Israele, hanno reagito con orrore e disperazione. Michal Cohen, madre di Ohad Ben Ami, ha detto con la voce spezzata: «Ha un aspetto terribile, ha 57 anni, ma ne dimostra dieci in più. È così triste per me vederlo in questo stato». E l’Hostages and Missing Families non usa mezzi termini: «Queste immagini sono un’altra prova cruda e dolorosa che non lascia spazio a dubbi: non c’è tempo da perdere per gli ostaggi».
This is what Hamas did to our innocent hostages released today. Not only did they clearly starve them…but they made them SPEAK on a stage at their release.
Absolutely sickening pic.twitter.com/D6g6gqPzv8
— Emily Schrader – אמילי שריידר امیلی شریدر (@emilykschrader) February 8, 2025
Anche il governo israeliano ha reagito con durezza. L’ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha promesso che le scene di Deir al-Balah «non passeranno inosservate». «Dobbiamo restare uniti e forti di fronte a questo male. Faremo tutto il possibile per riportare tutti a casa in fretta. E non permetteremo mai agli assassini di Hamas di continuare a controllare Gaza e minacciare l’esistenza di Israele», le parole del ministro della Difesa Israel Katz.
Lo scambio: la guerra delle immagini
Contestualmente alla liberazione degli ostaggi, Israele dovrà rilasciare 183 detenuti palestinesi, tra cui 18 condannati all’ergastolo e 54 con pene severe. Anche qui, la guerra delle immagini è palese: Hamas punterà come sempre sulle riprese emotive dei prigionieri che riabbracciano il “popolo”, mentre dall’altra parte del confine il mondo si attende il racconto dell’orrore degli ostaggi israeliani ridotti a ombre di sé stessi. Due narrazioni opposte che alimentano il gioco cinico della propaganda.
The first one to find a starved person wins a trip to Ireland pic.twitter.com/BwVkegsAGc
— Hamas Atrocities (@HamasAtrocities) February 8, 2025
E mentre il mondo civile rabbrividisce, a Teheran la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, riceve con tutti gli onori il leader ad interim del suo proxy Khalil al-Hayya. L’incontro è una conferma del ruolo che l’Iran continua a giocare nel conflitto, essendone il vero e proprio burattinaio.
Nessun civile, esistono solo soldati per Hamas
Sharabi e Ben Ami indossavano una divisa marrone con la scritta “prigionieri“, mentre Levy portava una divisa simile a quella dell’Idf, valsa a dire che per Hamas ogni israeliano sotto i 50 anni è un soldato a prescindere. Non esistono civili.
Ma la tragedia non finisce. Sharabi e Levy sono tornati in un mondo che non esiste più. Le loro famiglie sono state sterminate il 7 ottobre, quando i terroristi hanno invaso Israele, seminando morte e distruzione. La moglie e le due figlie adolescenti di Sharabi sono state massacrate nella panic room della loro casa. Levy ha perso la compagna di vita nello stesso attacco.
Hamas risponde a Trump
Intanto, dal fronte palestinese arriva una replica diretta a Donald Trump. Hamas definisce un’«illusione infranta» quella che Netanyahu chiama «vittoria assoluta». In un comunicato pubblicato su Al Jazeera, il gruppo terroristico afferma che «il popolo palestinese, conferma il suo rifiuto di tutti i progetti di sfollamento e occupazione di Trump e la sua ferma determinazione a contrastarli».
Dunque, Hamas non solo continua il suo gioco cinico con gli ostaggi, ma rilancia la sua guerra ideologica su più fronti. Il problema è che, come dimostrano i video, l’unico vero prezzo lo pagano coloro che sono stati strappati alle loro case il 7 ottobre e, da allora, sono pedine in una partita senza regole.