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Il Vaticano fa pace con Sanremo dopo tanti anni: ma c’è chi parla di un messaggio “vecchio” del Papa

La Chiesa sul palco

Il Vaticano fa pace con Sanremo dopo tanti anni: ma c’è chi parla di un messaggio “vecchio” del Papa

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 12 Febbraio 2025 alle 16:07

Il Vaticano si è riappacificato col festival di Sanremo, dopo un lungo periodo di tensioni che ha separato le strade della Santa sede dal festival della canzone italiana negli anni scorsi. Il videomessaggio del Papa, di ieri sera, ha segnato una sorta di “riconciliazione” con il festival a anche se stamattina sono comparsi articoli che hanno messo in dubbio l’attualità del discorso di Papa Francesco mandato in onda ieri sera nel corso della prima puntata del Festival, suggerendo che il video fosse vecchio e che il Pontefice non fosse informato della pubblicazione audiovisiva. Carlo Conti, conduttore insieme a Gerry Scotti e Antonella Clerici ha tagliato corto sulla discussione “Siamo alla fantascienza, siamo oltre, ma ognuno fa il suo lavoro”. Il videomessaggio del papa a Sanremo, stando a quanto ha riportato l’Adnkronos grazie acfonti autorevoli, è stato registrato due giorni fa a Casa Santa Marta, residenza del pontefice.

Il video-messaggio di Papa Francesco proiettato sugli schermi dell’Ariston, diretto verso i bambini e le persone che soffrono a causa delle guerre e delle ingiustizie, rappresenta un riavvicinamento nelle relazioni con l’evento musicale italiano più conosciuto a livello nazionale.

Il massimo della tensione giunse quando nel 1980 Roberto Benigni, che era conduttore assieme a Claudio Cecchetto e Olimpia Carlisi, chiamò Giovanni Paolo II con il soprannome dispregiativo di “Wojtylaccio”: l’uscita dell’attore fiorentino scatenò polemiche e dibattiti in Parlamento. Alla fine, Benigni subì un processo in Vaticano per vilipendio di un capo di stato straniero e venne condannato a pagare una multa di un milione di lire, oltre ad essere punito con la  reclusione e sospensione condizionale della pena. L’attore e conduttore giustificò il gesto verso il pontefice, in occasione dell’uscita del film “La vita è bella” nel 1997, ricordando che quando lo incontrò “neanche si ricordava di Wojtylaccio”.

Vaticano e Sanremo si sono riappacificati, ma con Benigni fu un disastro

La discussione con Benigni non fu l’unico evento di tensione tra il Vaticano e il Festival di Sanremo, tanto che spesso la Santa sede ha criticato gli eccessi sul palco dell’Ariston e per le offese del sentimento religioso dei cattolici. Ad esempio, Modugno e Gigliola Cinquetti furono mal visti nel 1966 per la canzone “Dio come ti amo”. Invece, nel 1967 il brano “Dio è morto” dei Nomadi fu censurato dalla Rai mentre Radio vaticana decise di trasmetterlo. Nel 1971 Lucio Dalla fu costretto a cambiare il titolo della sua canzone “4/3 /1943”, eliminando le parole “Gesù bambino” ed altre parole ritenute inadatte.

Ora è pace, ma Sanremo finì nel mirino dei giornali della Santa sede

Adesso sembra che l’atmosfera tra il Vaticano e l’evento musicale nella città dei fiori sia tornata distesa, ma in passato la stampa dello Stato pontificio prese di mira le canzoni del festival ritenute sgradevoli secondo la dottrina ecclesiastica. L’Osservatore romano, organo ufficiale della Santa sede, criticò il finto pancione con cui Loredana Bertè si presentò sul palco nel 1986. La stessa recensione negativa da parte del giornale cattolico valse per i Ricchi e Poveri, che nel 1988 accennarono alla clonazione con “Nascerà Gesù”. , il Vaticano rimase contrariato dopo l’ironia sull’espressione “San Remo” del trio composto da Tullio Solenghi, Anna Marchesini e Massimo Lopez nell’edizione del 1989: all’epoca, anche il vescovo della città ligure non gradì affatto l’accostamento.

Nel 2001 creò polemica l’esibizione di Eminem al quale venne fatta la richiesta di modificare parti dei suoi brani, dopo che il Centro degli studi teologici di Milano consegnò un esposto ufficiale alla procura di Sanremo. Nel 2009, L’Osservatore Romano e L’Avvenire recensirono in modo pessimo il Festival condotto da Paolo Bonolis perché mostrava il profilo di un’Italia finta. Una rivalsa nei confronti di Sanremo da parte della Chiesa arrivò nel 2013 alla vigilia del Festival, quando l’11 febbraio Benedetto XVI rassegnò le dimissioni da papa regnante, tanto che nei giorni successivi la decisione di Joseph Ratzinger rubò mediatamente la scena a Sanremo dal 12 al 16 febbraio.

Le critiche della Chiesa ad Achille Lauro

Nel 2022, il vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, parlò di una “penosa esibizione” riferendosi alla performance di Achille Lauro, per una presunta profanazione del sacramento del battesimo. “Ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del battesimo in un contesto insulso e dissacrante”, affermò l’autorità ecclesiastica. Anche il cardinale Gianfranco Ravasi, senza citare la vicenda, scrisse sull’allora Twitter che “il battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio”. Lo stesso Ravasi, presidente emerito del pontificio Consiglio della cultura, attraverso il suo profilo X sembrò apprezzare il brano di Ghali a Sanremo 2024 intitolato “Casa mia”.

 

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di Gabriele Caramelli - 12 Febbraio 2025