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Immunità, si avvicina il giorno della verità per Salis: il 13 febbraio dovrà deporre davanti al giurì europeo
È partito il conto alla rovescia per Ilaria Salis, la barricadera europarlamentare Avs candidata dalla coppia Bonelli-Fratoianni per sfuggire al carcere a Budapest. Tra pochi giorni potrebbe venire meno l’immunità parlamentare della prof antifascista, arrestata in Ungheria con l’accusa di aver aggredito insieme ad altre persone due manifestanti di estrema destra. Ilaria Salis sarà ascoltata il prossimo 13 febbraio dalla commissione giuridica Juri di Bruxelles. Un’audizione decisiva per il futuro della paladina della sinistra italiana cresciuta a pugno chiuso e occupazioni abusive. Dovrà difendersi ed esporre le sue ragioni, poi, alla fine di un lungo iter, sarà la giustizia europea a decidere sull’immunità.
Immunità, il 13 febbraio Ilaria Salis davanti alla commissione Ue
La procedura è stata aperta dopo la richiesta di revoca avanzata dall’Ungheria di Viktor Orban che vorrebbe procedere con il processo a suo carico. Ilprocedimento che si è interrotto proprio grazie all’escamotage dell’elezione al parlamento europeo nelle file di Alleanza Verdi Sinistra. Dopo l’audizione sarà il relatore, Adrian Vázquez Lázara (Ppe), a redigere il documento che sarà sottoposto all’Aula del Parlamento europeo. L’eventuale revoca dell’immunità, però, non comporta la decadenza automatica dalla carica, ma solo la possibilità di riprendere il processo a suo carico.
La richiesta di revoca da parte dei giudici ungheresi
La decisione finale non è scontata. Un aspetto non secondario è l’epoca a cui risalgono i fatti, prima dell’elezione. Circostanza che rende quanto meno fragile la difesa dell’immunità. Che è prevista solo in caso di procedimenti che concernono opinioni o voti espressi nell’esercizio delle funzioni. O in caso di fumus persecutionis, cioè quando dietro al provvedimento si ravvisa l’intento di impedire un libero espletamento della funzione parlamentare. Ma l’eroina dell’estrema sinistra, che pochi giorni fa si è distinta per il suo voto contrario alla risoluzione Ue che equipara i simboli del comunismo a quelli nazisti, all’epoca dell’arresto non era deputato e nemmeno candidata. Ilaria Salis è accusata di lesioni personali e di appartenere alla cosiddetta “Banda del Martello”, dedita a scorrazzare per l’Europa a caccia di presunti neonazisti da prendere a martellate.
Il giallo del bastone telescopico (manganello)
Lei ha sempre negato di essersi portata dietro quest’arma impropria che le è stata ritrovata nello zaino. «Qualcuno mi ha infilato quell’arnese telescopico nel marsupio», si è sempre difesa. La tesi è confermata nel suo libro “Vipera”, edito da Feltrinelli, in queste ore promosso con un capolavoro editoriale, degno delle “Mie Prigioni” di Pellico. Il titolo del libro che “ripercorre la sua drammatica vicenda personale, iniziata con un arresto a Budapest” in ungherese significa proprio “Bastone telescopico”. Titolo del libro ma anche un piccolo giallo familiare. Tempo fa il padre di Ilaria Salis, Roberto, parlando proprio di quel manganello disse: “No, no, mia figlia effettivamente aveva in zaino il manganellone, per autodifesa, non vi azzardate a sostenere che glielo hanno messo abusivamente”. Testuali parole, poi parzialmente rettificate fornendo versioni divergenti.