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Italia, indipendenza energetica conquistata: il modello vincente che spezza le catene del gas russo

La strategia che ha rivoluzionato gli approvvigionamenti e rafforzato il ruolo del Paese nello scacchiere europeo

Energia - di Redazione - 24 Febbraio 2025 alle 12:06

Il 24 febbraio 2022 il mondo si è risvegliato in guerra. L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto equilibri consolidati e ridisegnato i rapporti di forza su scala globale. Se la geopolitica ha dovuto aggiornare le proprie mappe, il settore energetico ha dovuto riscrivere da zero il proprio codice di sopravvivenza. E, tra gli Stati europei, l’Italia si è distinta per rapidità di reazione e capacità di adattamento.

Tre anni dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina

Tre anni dopo, il Paese non è più il destinatario passivo di una crisi, ma un attore consapevole e strategico del nuovo mercato del gas. Mentre Austria, Ungheria e Slovacchia restano legate al cordone ombelicale di Mosca, l’Italia ha diversificato le proprie fonti, potenziato le infrastrutture e rovesciato il tavolo delle dipendenze. Lo stop definitivo ai flussi di gas russo via Ucraina, avvenuto con la cessazione del contratto di transito il 1^ gennaio 2025, non ha colto impreparata Roma. Anzi, ha sancito il successo di una strategia che ha reso marginale il ruolo del gas russo, passato dal 40% dell’import nazionale pre-conflitto a meno dell’8% nel 2024.

Un piano di sicurezza costruito con metodo

Il percorso italiano verso la sicurezza energetica è iniziato all’indomani dell’attacco russo, quando il rischio di un inverno al freddo e con i rubinetti chiusi sembrava più che concreto. Snam, con il supporto del governo, ha attuato una strategia che ha ridotto progressivamente la dipendenza dalle forniture russe, attraverso tre direttrici fondamentali: l’aumento dei flussi da Sud, l’incremento del gas naturale liquefatto (Gnl) e il potenziamento della rete di stoccaggi.

Nel 2024, oltre il 50% del gas è arrivato attraverso i gasdotti del Sud (Mazara del Vallo 30%, Melendugno 16%, Gela 3%), mentre il Gnl ha coperto un altro 25%, attestandosi come seconda fonte di approvvigionamento. In particolare, il terminal di Piombino, entrato in esercizio a luglio 2023, ha ricevuto in un solo anno 50 navi gasiere, immettendo in rete circa 4,3 miliardi di metri cubi di gas. A rafforzare ulteriormente il piano è l’arrivo della Bw Singapore a Ravenna, che nella primavera 2025 porterà la capacità nazionale di rigassificazione a 28 miliardi di metri cubi, lo stesso volume che l’Italia importava da Tarvisio nel 2021.

L’inversione dei flussi e il ruolo strategico del Sud

La nuova mappa energetica italiana non si limita alla sicurezza interna. Grazie al potenziamento della rete e alla maggiore capacità di stoccaggio – che nell’ottobre 2024 ha raggiunto un riempimento record del 98,5% – l’Italia si sta trasformando in un hub del gas per l’Europa centrale. I lavori alla Linea Adriatica, inseriti nel Pnrr, aumenteranno la capacità di trasporto lungo l’asse Sud-Nord di 10 miliardi di metri cubi annui entro il 2027, facilitando non solo la distribuzione interna, ma anche l’export.

L’ottimizzazione della centrale di compressione di Malborghetto ha già portato la capacità di flusso inverso (reverse flow) verso l’Austria a 9 miliardi di metri cubi, mentre il valico di Passo Gries può esportarne fino a 14,5 miliardi. Complessivamente, il sistema italico è ora in grado di trasportare fino a 16 miliardi di metri cubi di gas verso i partner europei, trasformando il Paese da importatore a fornitore strategico per l’Unione.

Italia: modello energetico per l’intera Europa

L’Italia ha dimostrato, inoltre, che sicurezza energetica e transizione ecologica non sono obiettivi inconciliabili. Se il Gnl ha giocato un ruolo cruciale nella fase emergenziale, le infrastrutture sviluppate sono già predisposte per il trasporto di idrogeno e altri gas verdi, garantendo sostenibilità nel lungo periodo.

I dati parlano chiaro: mentre nel 2022 il costo del gas superava i 300 euro per megawattora, oggi il mercato si mantiene più stabile, grazie alla diversificazione delle fonti e alla capacità di stoccaggio. Certo, la volatilità resta un fattore con cui fare i conti, specie in un contesto globale segnato da nuovi focolai di crisi, come quello in Medio Oriente, ma il modello italiano dimostra che la dipendenza energetica non è un destino ineluttabile.

Tre anni fa, la guerra stravolse certezze decennali. Oggi, invece, l’Italia — che ha saputo trasformare quella crisi in un’opportunità costruendo un sistema solido — diventa d’esempio per l’intero continente.

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di Redazione - 24 Febbraio 2025