«Vai avanti tu che a me viene da ridere», recita il titolo di un vecchio film di Giorgio Capitani con Lino Banfi, e che oggi, mutatis mutandis, sembra attagliarsi perfettamente alla realtà che imperversa sul set di un campo largo che, tra protagonisti, comprimari, comparse e voci fuori campo, conta su un cast politico che – salvo ciclici richiami all’unità in chiave antigovernativa – procede in ordine sparso.
Delirio campo largo: Franceschini spariglia le carte
“Cercasi federatore disperatamente” – tanto per parafrasare un altro celebre successo del grande schermo – potrebbe essere il sotto-testo e, tra dogmi e eresie rilanciate a fasi alterne, sulla ribalta del teatrino della politica soffia un vento di “accordi e disaccordi” di Woody-alleniana” memoria che scompiglia i cespugli all’ombra dell’opposizione di sinistra. E che scompagina un copione continuamente emendato in nome dell’ultimo slogan, nel segno dell’ennesimo aedo, alla luce dell’ultima fronda o fuga con scatto al centro che dir si voglia.
Schlein in tilt, Conte tentato dice nì
Insomma, per farla breve, se prima sembrava un miraggio, ora il campo largo è una chimera e a inseguirlo si perde solo tempo. Le lotte intestine su programma e leadership tra gli aspiranti soci si rivelano insuperabili e tra tira e molla, esodi e ritorni, con un’occhio all’Ulivo di Prodi, e un altro al ritorno al futuro del Pd in versione Elly Shlein, nel recinto della pseudo alleanza delle forze di sinistra Pd e ami-nemici giallo-rossi combattono a suon di proposte e dichiarazioni sulla necessità improcrastinabile di darsi un nuovo assetto.
Campo largo, l’ostinazione unitaria di Elly
Del resto, è noto ormai anche ai meno appassionati di politica che l’inverno del (loro) scontento sia partito ben prima della stagione del freddo e delle bufere catto-dem. Prima che l’autunno annunciasse le iniziative di Milano dei cattolici ispirati da Prodi e di Orvieto dei riformisti di Libertà uguale del costituzionalista Stefano Ceccanti. E che le flotte dem sollecitassero da aree e fazioni diverse un riequilibrio al centro di un partito giudicato troppo sbilanciato a sinistra. Dunque, che fare?
Ma la somma non fa il totale (diceva Totò)…
Un’idea ce l’avrebbe l’ex ministro Franceschini e riassunta in spiccioli indicherebbe di “marciare divisi per colpire uniti”. Ossia il progetto punterebbe a far sì che ognuno si presenti da solo alle urne, provi a fare il pieno dei voti. E solo all’indomani delle elezioni mettere in comune il bottino elettorale e formare una maggioranza. Questo, secondo Franceschini, è l’unico modo per riuscire a sfrattare il centro-destra da palazzo Chigi. A governare ci si penserà dopo. Come diceva il buon Totò, però, non è la somma che fa il totale…
Bomba sul campo largo, Franceschini all’incrocio del sudoku dem
Ma un dato è chiaro – anche se Franceschini non lo esplicita con nettezza – in questo azzardo matematico-elettorale affidato ai prodi commilitoni di una sorta di Armata Brancaleone d’opposizione: il progetto per cui s’è spesa, e continua a spendersi, Elly Schlein, è affossato. Si apre una nuova fase in cui, anche se l’ex segretario del Pd, nonché ex ministro della Cultura. L’inossidabile capo corrente, sempre pronto a farsi trovare all’incrocio dei giochi di potere, sa bene che alla fine dei conti sono i voti e le alleanze a fare la differenza e a decidere la manche finale della partita politica, la sinistra è chiamata a darsi un nuovo assetto e anche a cercarsi una nuova leadership.
Elly Schlein come Rossella O’Hara?
E per governare poi? Ci si penserà dopo no??? Dopotutto, “domani è sempre un altro giorno”. Ma l’Italia non è la tenuta di Tara, e Elly Schlein non è di sicuro Rossella O’Hara. Così come Giuseppe Conte non è Clark Gable. Così, in mezzo al dibattito su “meglio presentarsi uniti o divisi per colpire uniti”, innescato dalla proposta di Dario Franceschini, Elly Schlein continua a insistere sui temi piuttosto che sui tatticismi. E rilancia la visione del “suo” Pd a fronte di perplessità, più o meno esplicite, avanzate nei suoi confronti nell’ultimo periodo.
Campo largo, per Schlein lo schema resta «testardamente unitario»
Così, dopo averci pensato su, alla questione aperta da Franceschini, Schlein ha dato una risposta l’altra sera a Piazza Pulita dopo giorni di silenzi, conditi da freddezza dell’inner circle della segretaria. Andare divisi per colpire uniti? «Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria», la replica di Elly. Insomma, nonostante al momento non vi siano passi avanti nella costruzione dell’alleanza, lo schema della segretaria non cambia. Resta «testardamente unitario»…
Prodi in cattedra boccia la proposta Franceschini
E alla proposta di Franceschini guarda strabuzzando gli occhi e storcendo il naso Romano Prodi, che da dietro la cattedra torna a pontificare: «La sua ricetta – sostiene – può essere applicata l’ultimo giorno. Però come si fa ad andare di fronte all’elettorato senza un programma? Senza dire cosa vogliamo fare? Ma dicendo solo stiamo assieme e poi vedremo? Questo a me non piace»… Netto il prof, possibilista su Franceschini l’avvocato: la risposta del leader M5S all’idea è un nì. Che, tradotto, si legge: «Uniti sì, ma con distanza…» E chi ci capisce è bravo…
E Conte rilancia: «Uniti sì, ma con distanza…»
Se infatti Giuseppe Conte ha subito colto la palla al balzo dicendosi d’accordo con la proposta dell’ex ministro della Cultura perché «il nostro obiettivo prioritario, della nostra intera comunità, e lavorare per un’alternativa a questo governo». Ma, «nello stesso tempo, dobbiamo anche prendere atto, ed è una realtà, che nell’area progressista ci sono forze di varie sensibilità», Avs sembra del tutto contraria.
E Bonelli evoca un Nanni Moretti d’annata
«Continuiamo così, facciamoci del male – ha infatti commentato il leader dei Verdi Angelo Bonelli parafrasando Nanni Moretti, e parlando anche a nome del suo alter ego di Si, Nicola Fratoianni… Senza una proposta politica comune, non si vince: come è pensabile presentarsi agli elettori dicendo: andiamo divisi perché non siamo in grado di esprimere una proposta comune, facciamo però un accordo tecnico nei collegi? Ma chi ci vota così?». Per l’appunto…
Nubi e aria di tempesta sul campo largo
Insomma, il meteo per i dem e gli alleati del campo largo annuncia mare mosso. Con correnti animate da venti che soffiano da ogni direzione, e nuvoloni neri che minacciano all’orizzonte un cielo di centrosinistra, pentastellato ma solo a fasi alterne. Da giorni ormai parlamentari, dirigenti del Nazareno e commentatori, si scervellano sul modo in cui i partiti attualmente all’opposizione dovrebbero presentarsi alle prossime Politiche: non tanto per vincere, quanto per mettere almeno in difficoltà il centrodestra guidato da Giorgia Meloni.
E intanto sul fronte dell’unità dell’alleanza di governo “sole a catinelle”
La premier che, nel frattempo, continua a mietere consensi attorno al 30%, come confermato anche dagli ultimi sondaggi su FdI. Insomma, niente di nuovo dal fronte occidentale, e se sull’alleanza di centrodestra splende “sole a catinelle”, dal fronte contrapposto si continua a “cadere dalle nubi”… e Zalone docet.