
Gli anni Ottanta
La “resistenza” di Riccardo Cocciante: “Se non andavi alle Feste dell’Unità venivi escluso, io mi rifiutai…”
Margherita, le origini, la gavetta, la sua ossessione per la musica non politicizzata, la sua “resistenza” contro la sinistra dominante che negli anni Ottanta chiedeva agli artisti di sfilare alle feste dell’Unità, pena l’esclusione dal giro che contava. In una lunga intervista al “Corriere della Sera”, Riccardo Cocciante si confessa e svela anche dettagli “politici” non banali.
La nascita del capolavoro “Margherita”
“Marco Luberti, che ha scritto con me la canzone, mi disse di essersi sognato il testo: non so se dietro a quel sogno ci fosse o meno una donna vera. Ricordo però che all’inizio non mi piacque il nome. All’epoca c’era una pubblicità di una lavatrice o qualcosa di simile con quel nome”, racconta. “In tanti mi hanno detto di aver chiamato la loro figlia così per la canzone… Il 90 per cento dei miei pezzi sono allegorici. Sono come i pittori espressionisti che cercano lo spirito dietro le cose. Solo una volta, con ‘Vivi la tua vita’, scritta con Mogol per mio figlio nato da poco, sono stato diretto. ‘Margherita’ è arrivata al pubblico in modo atipico: era l’epoca della contestazione politica, pensavo che non avrebbe avuto chances, invece è straripata proprio per il contrasto fra il tema dell’amore e il tema della politica che era ovunque…”.
Cocciante e le passerelle alle Feste dell’Unità
“In ogni periodo ci sono state canzoni che hanno urtato la sensibilità delle persone. Più si va avanti più il linguaggio diventa intenso, ma anche negli anni 70 la trasgressione urtava. C’è libertà di parola, per fortuna, ma anche libertà di non sentire”, spiega Cocciante a proposito dei testi attuali dei trappers. E la politica? “Non fu piacevole. Se non andavi alla festa de l’Unità venivi escluso. Loro non mi volevano e io non ci volevo andare. Ho dovuto usare altre vie, non volevo entrare in quel giro, che era un giro d’affari. La Dc? Nemmeno con loro. Ho rifiutato offerte interessanti ma non ho mai voluto dare un colore a quello che facevo…”. Il futuro? “Ho detto subito dopo la vittoria che non ci sarei tornato perché non mi piace ripetere le esperienze. Per lo stesso motivo non sono tornato a The Voice . Le partecipazioni televisive ti fanno entrare in una macchina che ti usa e ti macella. Diventa più importante quello che si fa e non quello che si è. L’apparire oggi sembra più forte della produzione musicale…”.