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L’Europa vira a destra: Ecr si allarga a diciannove membri e rafforza la presa sul Consiglio Ue
Febbraio 2025 sarà il mese della svolta. Un passaggio storico, il consolidamento di un processo iniziato anni fa e che ora sta per produrre l’esito più temuto dalla sinistra nostrana. Il Parlamento europeo e, soprattutto, il Consiglio Ue, si stanno spostando a destra come mai era successo prima. Un’onda lunga che vede il gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr) rafforzarsi non solo in termini di numeri, ma soprattutto in peso politico, tanto da agganciare i socialisti di S&D, ridotti al lumicino nelle stanze del potere europeo.
Ecr incassa un’altra vittoria: il premier belga pronto a sedere al tavolo
A far scattare il cambiamento è stato un tassello all’apparenza secondario, ma cruciale nel gioco degli equilibri europei: il Belgio. Dopo mesi di negoziati, il nazionalista fiammingo Bart De Wever è stato nominato primo ministro e oggi ha prestato giuramento, chiudendo la parentesi del liberale Alexander De Croo. Un cambio che segna l’uscita di scena di un esponente di Renew e l’ingresso nel Consiglio dell’Unione di un altro leader dei conservatori di Ecr. La sinistra arranca, perde influenza e ora è costretta a giocare a “voti pari” contro De Wever, Giorgia Meloni e Petr Fiala in una delle istituzioni più influenti d’Europa.
Fidanza: “Il ritorno del buon senso su green e immigrazione”
«I Conservatori europei continuano a crescere nella loro dimensione di governo», commenta con soddisfazione Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr Party e capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles. «De Wever potrà dare man forte a Giorgia Meloni nel riportare buon senso nella transizione green e nella gestione dell’immigrazione». E Meloni conferma, congratulandosi e augurando «buon lavoro all’amico» e collega belga. «Certa che lavoreremo insieme guidati da valori e obiettivi comuni, sia a livello bilaterale che nell’affrontare le importanti sfide che ci attendono in ambito europeo e internazionale», scrive oggi su X il presidente del Consiglio.
Germania: l’ultimo baluardo socialista scricchiola
Se il Belgio segna un guadagno netto, la Germania si avvia verso una svolta ancora più radicale. Il 25 febbraio si terranno le elezioni federali e i sondaggi non lasciano spazio a dubbi: la sconfitta della Spd di Olaf Scholz è scontata. L’unica incertezza è chi prenderà il suo posto, ma con ogni probabilità sarà Friedrich Merz della Cdu, consolidando il primato del centrodestra. La certezza invece? I socialisti perderanno il “cancellierato”.
Per i rossi europei è un colpo durissimo. Con l’uscita di Scholz, la loro rappresentanza nel Consiglio Ue si riduce a tre leader: lo spagnolo Pedro Sánchez, il danese Mette Frederiksen e il maltese Robert Abela. Ma il dato più clamoroso è un altro: con la scomparsa del cancelliere tedesco dal loro schieramento, i socialisti perdono il sostegno del Paese più popoloso d’Europa — da solo rappresenta il 18,5% dell’intera popolazione dell’Ue — e che per di più è un membro del G7.
L’Europa cambia volto: è di destra
Oggi i conservatori sono una forza che può dettare l’agenda. Come spiega Antonio Giordano, deputato di FdI e segretario generale di Ecr Party: «Giorgia ha capitalizzato il lavoro fatto in questi anni alla guida dei Conservatori e la sua capacità di attrarre con il suo impegno l’interesse di chi in Europa condivide i nostri valori». E i risultati si vedono, perché se fino a un anno fa i partiti che vi aderivano erano 14, oggi sono 19, con sei nuove adesioni ratificate il 13 gennaio, il giorno prima che Meloni passasse il testimone della presidenza a Mateusz Morawiecki.
Ecr: il ponte con gli Usa di Trump
Ma il piano di Ecr non si ferma all’Europa. Visione e prospettiva globale, sono le parole d’ordine. Non a caso, alla cerimonia di insediamento di Donald Trump a Washington non c’era solo la premier italiana, ma una delegazione compatta dei Conservatori e riformisti, da Morawiecki a Fidanza, fino a Giordano e Marion Maréchal. E ancora più folta sarà la rappresentanza che parteciperà al Cpac (Conservative Political Action Conference), l’evento annuale dei repubblicani che si terrà nella capitale Usa dal 19 al 22 febbraio, con una trentina di esponenti europei pronti a consolidare il legame con il mondo conservatore statunitense.