
Il summit frettoloso
Macron l’iperattivo “pasticcione”: a Parigi l’ultima alzata d’ingegno di una ‘grandeur’ in confusione
Il vertice di Parigi sulla pace e la sicurezza europea convocato con il solito interventismo scomposto, «bypassando» la macchina di Bruxelles. Un’iniziativa diplomatico-personale non nuova nel presidente francese che tenta di mascherare la debolezza interna con mosse a sorpresa sullo scacchiere internazionale
Con la solita grandeur Emmanuel Macron ha lanciato il “supervertice sulla sicurezza europea” – oggi a Parigi –. Nome altisonante per un summit convocato troppo in fretta, “pasticciato”. Un modo per darsi pose da primo attore in un momento in cui neanche a casa propria potrebbe fare tanto il “galletto”. E’ tanto vero questo che anche il suo ministro degli Esteri Jean -Noël Barrot ha ridimensionato il pomposo “supervertice” a “riunione di lavoro”, anzi a non meglio precisati “colloqui”. Conosciamo ormai le smanie di protagonismo di Macron e le sue fughe in avanti. Ve lo ricordate il 2 maggio scorso cosa disse a proposito della guerra Ucraina-Russia? “Non dobbiamo escludere nulla perché il nostro obiettivo è che la Russia non possa mai vincere”. Intervistato dall’Economist, il presidente francese Emmanuel Macron a ventilava un possibile dispiegamento di truppe di terra in Ucraina. Lo aveva fatto anche quelche mese prima, a febbraio. Ora, il prossimo avvio in Arabia saudita dei negoziati bilaterali tra Usa e Russia per discutere della pace del conflitto in Ucraina lo trascinano nel solito interventismo scomposto «bypassando» la macchina di Bruxelles.
Macron, il vertice di Parigi improvvisato
E’ sotto gli occhi di tutti la fretta e l’improvvisazione di quest’ennesima alzata d’ingegno macroniana. L’iniziativa diplomatico-personale porta con sé un bel carico di dubbi. Non a caso sono emerse in questa circostanza il pragmatismo e la lucidità del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che andrà al vertice di Parigi portandosi dietro una «buona» «dose di scetticismo». Da Palazzo Chigi sono traspelati in queste ore «non pochi dubbi» sull’iniziativa a sorpresa del presidente francese Emmanuel Macron. Il motivo è evidente. La volontà di ergersi a portavoce, a primo della classe in Europa è paradossale. L’obiettivo del premier Meloni sarebbe al contrario, quello di evitare «colpi di testa» e «mosse non concordate» che rischierebbero di causare effetti indesiderati: come per esempio irrigidire i rapporti tra Ue e Stati Uniti nella difficile partita ucraina. Una partita a scacchi delicata dove le mosse vanno ponderate e ogni singola fase ha i suoi tempi e le sue strategie: non certo come ha fatto Macron, che porterà al tavolo sette Paesi su 27. Errore: «Una risposta agli americani sarebbe stata più corretta da parte di Bruxelles, con un Consiglio europeo straordinario; e non dando ancora una volta la sensazione che siamo un Continente con diversi centri di potere, il che equivale a nessun centro reale di potere»: diagnosi, questa, trapelata da Palazzo Chigi, come riportato dal Corriere della Sera.
Tutti i fallimenti dell’interventismo di Macron
Ora, che Macron voglia presentarsi come “aggregatore” dell’Europa è anacronistico. Conosciamo l’ambizione e la vanità unita a una buona dose di supponenza. Così come abbiamo imparato a conoscere le sue strategie dal fiato corto. Ricordiamo le lunghe quanto inutili e inconcludenti telefonate con Putin a inizio guerra. Anche in qull’occasione voleva ergersi a “kingmaker” di un tavolo di pace che non portò a nulla. Fu un disastro. Molto più efficace di lui fui Erdogan… Macron schiacciato dalla politica interna disastrosa e traballante cerca più che altro di coprire la sua impopolarità in Francia con l’ ipertattivismo internazionale. Speriamo non faccia danni, trascinando i suoi ospiti verso un approccio polemico nei confronti sia di Washington sia di Mosca. La presenza di Meloni, al tavolo parigino, è sotto questo punto di vista una garanzia per tutti. Per evitare che il vertice non si trasformi in un’occasione persa.