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Mafia maxi-blitz a Palermo

Stangata alla mafia

Mafia, maxi blitz a Palermo: 180 fermi, boss scarcerati inclusi. Per picciotti e padrini in fuga “l’Italia di Meloni è diventata scomoda”

Vasta operazione a Palermo: oltre 180 arresti. Nelle intercettazioni dei boss il disarmo di Cosa Nostra

Cronaca - di Lorenza Mariani - 11 Febbraio 2025 alle 09:38

Stangata alla mafia: dalle prime luci dell’alba di oggi è in corso a Palermo una maxi operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo in esecuzione di 183 provvedimenti restrittivi disposti dal Gip del Tribunale di Palermo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica. Con la copertura aerea di un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo, il blitz delle forze dell’ordine ha mobilitato l’intervento di 1.200 Carabinieri circa dei Comandi Provinciali della Sicilia, del Reparto Anticrimine del Ros di Palermo, con il supporto dei “baschi rossi” dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, del 12° Reggimento “Sicilia”, del 14° Battaglione “Calabria” nonché di altre componenti specializzate dell’Arma. Una vasta operazione che complessivamente ha impegnato circa 2000 carabinieri.

Mafia: maxioperazione dei Carabinieri a Palermo, 183 provvedimenti restrittivi

L’obiettivo è messo nero su bianco in una nota: «Disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di “Porta Nuova”, “Pagliarelli”, “Tommaso Natale-San Lorenzo”, “Santa Maria del Gesù” e “Bagheria”». Tra gli arrestati, in molti già condotti alla caserma Carini di Palermo, ci sono anche boss e fedelissimi di Cosa nostra scarcerati qualche tempo fa, perché hanno finito di scontare la loro pena: i “padrini” erano tornati in città per riprendere in mano le redini degli affari criminali e occuparsi ancora di estorsioni e traffico di droga.

In manette i boss scarcerati e tornati “in attività”: i capi d’accusa

Non solo. Gli arrestati, infatti, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro. In agenda per la tarda mattinata, una conferenza stampa presso il Comando Provinciale di Palermo alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e del Procuratore Capo della Repubblica di Palermo che faranno luce sui particolari dell’operazione.

Mafia, i Pm: «Cosa nostra impegnata in una significativa opera di riorganizzazione»

Ma non è solo il resoconto numerico di operazione e arresti che inquieta: dalla maxi stangata a picciotti e padrini, infatti, e da quanto scrivono i pm della Dda di Palermo nel provvedimento di fermo, emerge il quadro di una criminalità organizzata «attualmente impegnata in una significativa opera di riorganizzazione di Cosa Nostra volta a superare i dissesti cagionati dall’incessante repressione degli ultimi trent’anni».

Tra vecchi e nuovi metodi e sodali

E ancora. «Dopo i falliti tentativi del passato più recente di ricostituire la commissione provinciale sì da restituire a Cosa Nostra una struttura centrale idonea a fortificarne le capacità operative e a riacquistare il potere contrattuale con il tessuto sociale e istituzionale, più volte – sottolineano i magistrati – nel tempo, sono state intercettate conversazioni di, vecchi e nuovi, sodali in cui si menzionavano nostalgicamente gli storici capimafia dei quali, pur non apprezzandosi la parentesi stragista che decretò l’indebolimento della compagine associativa, ne venivano rimpianti il prestigio e lo spessore criminale».

Lo sfogo dei boss: «Cosa Nostra in decadenza, come ci siamo ridotti»

Eppure, nonostante quanto appena enucleato le indagini ha registrato sfoghi e malanimo. «Il livello è basso oggi arrestano a uno e si fa pentito… arrestano un altro… livello misero, basso, ma di che cosa stiamo parlando?…», si lamenta un affiliato di Cosa nostra, intercettato dai magistrati. Un picciotto “amareggiato” che si rammarica per la «decadenza» di Cosa Nostra e le «difficoltà» dei boss di «interloquire con il potere politico ed economico».

Il disarmo di boss e picciotti

Così, da quanto emerge dalle indagini, quello che si delinea è il ritratto di una realtà mafiosa che, rilevano i pm della Dda di Palermo, è «un’associazione che, segnata dall’azione punitiva dello Stato, ormai si affanna nel farsi carico del mantenimento dei sempre più numerosi detenuti di mafia e delle loro famiglie. E, parallelamente, stenta ad intraprendere, anche a causa di uno sfavorevole ricambio generazionale, perfino le iniziative bastevoli ad assicurare il soddisfacimento degli essenziali bisogni finanziari del sodalizio».

E allora, questa situazione – proseguono i magistrati nel provvedimento di fermo – «e la relativa necessità degli affiliati di restituire a Cosa nostra la sua appannata pregevolezza», è stata «significativamente rappresentata, il 24 ottobre 2023, da Giancarlo Romano, figura emergente del mandamento di Brancaccio, poi ucciso il 26 febbraio del 2024», nel corso di un lungo sfogo in cui «sottolineava la decadenza dell’associazione e, guardando al futuro, auspicava un’adeguata formazione culturale delle nuove leve per renderle capaci di ritornare ad interloquire, alla pari, con il potere politico ed economico».

Una presa di coscienza dura da mandare giù per i boss che, per loro stessa ammissione, si ritrovano con una possibilità d’azione ridotta al grado minimo e che non arriva alle alte leve del potere politico ed economico. «Io spero sempre nel futuro, in tutta Palermo, da noi, spero nel futuro di chi sarà il più giovane … ti devi fare il cervello tanto, (..) perché noi dobbiamo crescere (..) A scuola te ne devi andare.. (..) Se tu guardi ” Il Padrino” il legame che aveva .. non era il capo assoluto.., lui è molto influente per il potere che si è costruito a livello politico nei grossi ambienti. (..) Noi che cosa possiamo fare? (..) Ma tu devi campare con la panetta di fumo, cioè così siamo ridotti?» si evince da una delle intercettazioni che riporta l’Adnkronos.

Mafia, i boss pronti alla fuga: «L’Italia per noi è diventata scomoda, me ne vado»

Fino alla risoluzione conclusiva: «Me ne devo andare da qua… devo cambiare la residenza… me ne vado…. – diceva uno dei 180 arrestati nel maxi-blitz di questa mattina a Palermo– a me quello che mi potrebbe colpire sono la mia famiglia, ma se io ce li ho accanto posso essere sperduto in un pizzo di montagna, sono a posto. Io me ne vado..! L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare perché non intendo assolutamente perdere quello che ho creato fino ad oggi. Cominciate a farvi i passaporti». I boss, vecchie e nuove leve, erano pronti a lasciare l’Italia. Uno di loro dopo avere trovato delle microspie sulla sua auto, una Smart intestata alla moglie, si è sfogato: «Siamo tutti bombardati», si allarmava. Oggi lo stop della stangata.

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di Lorenza Mariani - 11 Febbraio 2025