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Morto l’erede dei salumi Rovagnati: cade con l’elicottero sulla sua tenuta, aperta un’inchiesta

Cronaca - di Redazione - 6 Febbraio 2025 - AGGIORNATO 6 Febbraio 2025 alle 17:52

Lorenzo Rovagnati, 41 anni, amministratore delegato ed erede con il fratello Ferruccio dell’omonimo salumificio industriale, è morto insieme ai due piloti nello schianto di un elicottero avvenuto stasera intorno alle 19.20. Il luogo dell’incidente è a Castelguelfo, frazione di Noceto, in provincia di Parma, vicino alla via Emilia, nella proprietà di un maniero medievale che appartiene alla famiglia Rovagnati. La zona è avvolta da una fitta nebbia. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del Volo (Ansv) ha aperto un’inchiesta sull’incidente aereo, inviando una squadra investigativa che  effettuerà un sopralluogo operativo. Il velivolo è un A109 con marche di registrazione I-CPFL. La procura della Repubblica di Parma ha ordinato il sequestro della scatola nera e dei piani di volo.

Lorenzo Rovagnati, l’erede di un grande marchio

Tra le possibili cause dell’incidente su cui lavorano gli inquirenti ci sarebbe un errore del pilota causato dalla scarsa visibilità per la fitta nebbia; oppure un guasto meccanico all’elica di coda. Sul posto è presente il sostituto procuratore di Parma che coordina le indagini dei carabinieri. È intervenuta anche la squadra rilievi del nucleo investigativo del comando provinciale di Parma, oltre ai vigili del fuoco e ai soccorritori che stanno lavorando per estrarre i corpi delle vittime dai rottami del velivolo. Le tre persone a bordo dell’elicottero Lorenzo Rovagnati e i piloti Flavio Massa e Leonardo Italiani sarebbero morti sul colpo. In particolare Rovagnati è stato trovato all’interno del velivolo.  Lo schianto è avvenuto poco dopo il decollo per cause da chiarire, nell’area del decollo stesso. Lo precisa il procuratore di Parma Alfonso D’Avino che coordina le indagini dei carabinieri. Le salme sono a disposizione dell’autorità giudiziaria per le autopsie, mentre l’area è sotto sequestro, disposta pure per la documentazione informatica relativa al volo.

Il sindaco di Noceto: “Famiglia di grande umiltà”

Lorenzo Rovagnati ha tre anni in meno di Ferruccio, il fratello maggiore. L’imprenditore si era sposato nel 2019 con Federica Sironi nella chiesa dei Santi Gervaso e Protaso a Macherio, in provincia di Monza e della Brianza. Dalla coppia sono nati due figli e un terzo è in arrivo. Fabio Fecci, sindaco di Noceto, racconta: “Ho avuto il grande piacere di conoscere Lorenzo quando veniva con il papà. È da più di 30 anni che conosco questa famiglia, da quando si sono insediati, hanno acquistato il maniero di Castelguelfo e realizzato gli allevamenti di suini”.Osserva il primo cittadino: “C’è stato un rapporto molto forte, è una famiglia di grande umiltà. Il padre era una persona semplicissima, un grande imprenditore, e Lorenzo stava incarnando tutto quello che ha realizzato il papà insieme alla mamma e al fratello. È una tragedia tremenda che colpisce tutta la nostra comunità. È stato molto vicino a noi nelle varie iniziative sociali, culturali e ricreative”.

Prodotti di alta qualità

Con la scomparsa di Lorenzo Rovagnati muore  una figura centrale in una famiglia che ha saputo, come poche nel dopoguerra, dare il proprio nome a un prodotto. Grazie alla qualità dei suoi prodotti e a una attenta campagna di comunicazione dei valori, infatti, Rovagnati oggi si identifica con il prosciutto cotto: frutto della intuizione di Paolo Rovagnati, classe 1944, che lascia gli studi per sostenere l’attività del padre, che in Brianza è produttore di burro e formaggi, per ‘reinventarla’ nel settore dei salumi. Senza voler sfidare il prosciutto crudo dei ‘vicini’ emiliani, Paolo nel pieno del boom economico, Paolo convince il padre a produrre salumi, lavorando su nuovi metodi di produzione per arrivare all’alta qualità anche per un prosciutto cotto, allora considerato un prodotto di livello mediamente inferiore.

Artefice della crescita della Rovagnati

A soli 24 anni Paolo Rovagnati assume la direzione dell’azienda familiare e grazie anche all’attenta conoscenza del territorio, dovuta ad anni di contatto diretto con i propri clienti, riesce a trasformare l’azienda in un player nazionale. Ma è negli anni Ottanta che la Rovagnati compie il grande balzo: Paolo inventa la marchiatura a fuoco in continuo sulla cotenna del Gran Biscotto, il prodotto più importante, rendendolo ben riconoscibile a prima vista tra gli altri prosciutti cotti e facendolo conoscere a milioni di consumatori italiani grazie anche alle promozioni televisive di Mike Bongiorno su ‘La Ruota della fortuna’. Ma in quegli stessi anni la Rovagnati continua la sua crescita produttiva, lanciando sul mercato oltre 20 tipi diversi prosciutti cotti e la Sgrassatella, una pancetta magra ma saporita, allora quasi impensabile, per andare a coprire una nicchia richiesta dal mercato. A queste novità di prodotto si affianca l’espansione della struttura con impianti sempre più all’avanguardia.

Nel 2008 Paolo scompare a soli 64 anni (in suo onore è stata creata una Fondazione che ha l’obiettivo di finanziare la ricerca scientifica, l’assistenza sociale e sanitaria e per supportare la cultura, istruzione e formazione) ma i suoi eredi – Ferruccio e Lorenzo – non rallentano la spinta alla crescita: nel 2012 nasce RovaLab, il laboratorio di analisi chimiche-nutrizionali e microbiologiche, mentre iniziano anche le esportazioni su importanti mercati, dalla Francia al Belgio, dalla Germania e Irlanda agli Stati Uniti d’America, dove nel 2020 viene aperto – a Vineland in New Jersey – il primo stabilimento produttivo all’estero. Negli ultimi anni Rovagnati sbarca anche in Canada, Hong Kong, Messico, Singapore mentre il gruppo è rafforzato anche da acquisizioni come quella dello storico marchio di affettatrici Berkel e di Pineider. Oggi il gruppo – che vanta più di 1200 collaboratori – fattura oltre 300 milioni di euro l’anno e opera in più di 20 Paesi. Oggi la tragedia che priva Rovagnati del suo amministratore delegato, 41 anni, a pochi passi dal castello di Castelguelfo, una delle acquisizioni più care al padre Paolo.

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