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Nessuna apologia di fascismo, solo un omaggio. Assolti i 23 a processo per il presente a Ramelli

Saluti romani

Nessuna apologia di fascismo, solo un omaggio. Assolti i 23 a processo per il presente a Ramelli

Cronaca - di Alessandra Danieli - 25 Febbraio 2025 alle 14:07

Nessuna apologia di fascismo, solo un omaggio in memoria di Sergio Ramelli. Sono le motivazioni che hanno portato il Tribunale di Milano ad assolvere con formula piena i 23 militanti di destra che hanno partecipato alla cerimonia del presente in onore del ragazzo del fronte della Gioventù massacrato a colpi di chiave inglese da alcuni esponenti, rimasti impuniti, di Autonomia operaia. Aggredito il 13 marzo 1975 e morto il 29 aprile dopo un mese e mezzo di coma. Il braccio teso di per sé non costituisce un pericolo di ricostituzione del partito fascista.

Ramelli, assolti in blocco i 23 imputati per il presente

“La chiamata del Presente” e il saluto romano – scrive il giudice Mariolina Panasiti – ben lungi dal costituire condotta potenzialmente idonea alla ricostituzione del disciolto partito fascista aveva solo valenza di omaggio e di ricordo del giovane trucidato per le sue idee politiche”. I fatti risalgono al 29 aprile 2019 quando in occasione dell’anniversario dello studente diciassettenne milanese, dopo il consueto corteo, circa mille braccia si alzarono rispondendo al Presente. I 23 militanti, assolti in blocco, erano imputati per manifestazione fascista sulla base dell’articolo 5 della legge Scelba. La procura di Milano aveva chiesto condanne a pene comprese tra due e quattro mesi per i militanti appartenenti a varie sigle (Lealtà Azione, Forza Nuova e CasaPound). Smentita dai giudici, dunque, la tesi dell’Anpi che si è costituita parte civile al processo, supportata dall’impegno dell’avvocato Federico Sinicato.

Applicata la sentenza della Cassazione dello scorso anno

La sentenza di ieri è l’ultima di una lunga serie di verdetti altalenanti su episodi analoghi. Ma è la prima che applica in concreto il principio stabilito l’anno scorso dalle Sezioni Unite della Cassazione. Il reato di manifestazione fascista, dice la Cassazione, esiste solo se comporta un pericolo concreto di ricostituzione del partito di Mussolini, disciolto nel 1943. Se questo pericolo non c’è, allora prevale il diritto di tutti i cittadini a manifestare il loro pensiero e le loro idee.

Il saluto romano in sé non è apologia di fascismo

Il criterio che ha portato all’assoluzione dei 23 militanti utilizzato dal giudice è chiaro. Il saluto romano “è stato ripetuto solo nelle sue modalità classiche, tipiche, conosciute, sempre declinate negli anni. Senza nulla di diverso ed aggiuntivo rispetto alle manifestazioni poste in essere in altre occasioni, che non hanno portato ad alcuna ricostituzione del Partito Fascista». Non ci sono elementi concreti, dunque, per considerare la chiamata del presente e il braccio teso dei “numerosissimi partecipanti” un “effettivo e vero pericolo di ricostituzione del partito fascista”. La giudice parla di “concreta incapacità di tali rituali (unica condotta posta in essere) ad evocare, emulare e realizzare le caratteristiche di un partito fascista modellate su quello disciolto per disposizione costituzionale”.

 

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di Alessandra Danieli - 25 Febbraio 2025