CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Non possiamo non dirci Cristicchiani: “Quando sarai piccola” per noi ha già vinto (video)

Sanremo 2025

Non possiamo non dirci Cristicchiani: “Quando sarai piccola” per noi ha già vinto (video)

Spettacoli - di Federico Gennaccari - 12 Febbraio 2025 alle 13:40

Non sappiamo se vincerà Sanremo, ma sicuramente il 75° Festival della Canzone Italiana sarà ricordato (oltre che per il messaggio di Papa Francesco) soprattutto per “Quando sarai piccola” di Simone Cristicchi, la delicatissima lettera che il cantautore romano ha dedicato alla mamma anziana non più autosufficiente e malata di Alzheimer, accudita dal figlio come una bambina.

Una canzone recitativa che colpiva già solo nel testo (ha ricevuto il Premio Lunezia), confermata poi dalla forza della sua interpretazione che ha anche commosso il pubblico dell’Ariston. Parole come “Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te, / Per restituirti tutto quell’amore che mi hai dato / E sorridere del tempo che non sembra mai passato. / Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sono, / A capire che tuo figlio è diventato un uomo”.

Un testo che entra dentro, molto sentito, soprattutto da tutti coloro che si sono trovati o si trovano a doversi prendere cura di un genitore anziano non più autosufficiente e che sanno che tra 20-30 anni possono trovarsi loro in quella stessa situazione. Una canzone apprezzata da un pubblico adulto, come del resto la Giuria della Sala Stampa che l’ha scelta assieme a “La cura per me” di Giorgia, “L’albero della vita” di Brunori Sas (cantautore classico che racconta come vive la sua paternità), “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi (altro cantautore, somiglia anche come look al primo Renato Zero) e “Incoscienti giovani” di Achille Lauro, mentre sicuramente i giovani preferiranno Olly di “Balorda nostalgia” e Rkomi de “Il ritmo delle cose”, anche se, ad eccezione di quella di Cristicchi, non ci sono canzoni che conquistano al primo ascolto.

Marcella Bella la più rivoluzionaria

La canzone più “rivoluzionaria”, che appare più provocatoria rispetto a tutte le altre è quella di Marcella Bella. Forse quella con un pizzico di rock rispetto alle altre. Il rock sembra bandito da questo Festival ed è apparso davvero singolare che Carlo Conti, intervistato alla trasmissione “XXI secolo” di Giorgino dedicata al Festival si sia detto dispiaciuto dell’assenza del rock, come se le canzoni le avesse scelte qualcun altro e non lui come direttore artistico. Chissà perché il rock a Sanremo è affidato alle cantanti “over 70”, vedi Loredana Bertè nel 2024 con “Pazza di me” e anche con la precedente “Cosa ti aspetti da me” del 2019 (con le giurie di una volta avrebbe vinto, almeno un’edizione, ma da quando c’è anche il televoto certi artisti sono penalizzati).

Così stavolta la più rivoluzionaria è Marcella con un pop-rock accattivante e un testo che non lascia dubbi con un ritornello che dice: “Forte / Tosta / Indipendente / Pelle come diamante / Non mi fa male niente / Stronza, forse, / Ma sorprendente / Una mina vagante / Sono una combattente”. La Bertè almeno ha vinto il Premio della Critica intitolato alla sorella, mentre sicuramente Marcella non lo vincerà, dato che non è nemmeno tra le prime cinque più votate (il Premio della Critica attribuito della sala stampa se lo giocheranno Cristicchi e Brunori, con Giorgia, Achille Lauro e Lucio Corsi nei panni degli outsider) e solitamente non gode di buona stampa, poiché giudicata sempre troppo pop. Non a caso al Dopofestival, Selvaggia Lucarelli si è meravigliata del fatto che fosse di Marcella la canzone più provocatoria. Del resto le altre 10 donne in gara (11 è praticamente un record) hanno scelto canzoni d’amore o comunque totalmente disimpegnate, nonostante il gran parlare in questi tempi di potere femminile, emancipazione, ecc.

Achille Lauro, Tony Effe e la restaurazione conservatrice

Alcuni lo hanno definito il Festival della Restaurazione poiché mancano completamente le canzoni provocatorie che facevano discutere e creavano polemiche, come pure i look non creano scandalo. E gli emblemi di questa “restaurazione conservatrice” sono considerati Tony Effe e Achille Lauro.
Il primo, rapper trapper che ha raggiunto il successo con canzoni sessiste e che al Festival ha presentato “Damme ‘na mano” che cita Califano ma il cui risultato è ben distante dai brani del Califfo e pure dei Vianella, una canzone che gli consente di darsi una ripulita totale, pure nel look.

Achille Lauro, emerso al Festival con le sue provocazioni soprattutto nel look, ormai ha sterzato verso il pop con il successo di “Amore disperato” divenuta un classico della canzone italiana e che spera di ripetere con la sanremese “Incoscienti giovani” accompagnata da un look di alta classe, come ha tenuto a sottolineare al Dopofestival la giornalista di moda Anna Dello Russo, osservando che il frac con le code e il papillon bianco è il vestito che si indossava per andare a corte dalla Regina Elisabetta.

La sfida dei tormentoni tra Coma Cose e Gaia

La sfida dei tormentoni sarà tra “Cuoricini” dei Coma Cose, “Chiamo io chiamo tu” di Gaia e “Tu con chi fai l’amore” di The Kolors (stavolta citano Mykonos sperando di ripetere il successo di “Italodisco” che citava Ibiza), mentre c’è un’altra canzone sulla quale vogliamo soffermarci. E’ “Tra le mani un cuore” di Massimo Ranieri, scritta da Tiziano Ferro e che porta anche la firma di Nek. È tutto l’opposto dei tormentoni che ti entrano in testa al primo ascolto e non te li scordi più. Si tratta di una canzone sul superare un amore finito che per essere apprezzata pienamente ha bisogno di più ascolti.

Consente all’artista napoletano, altro over 70 in gara, di fornire una grande interpretazione, alle prese stavolta con un brano musicalmente più moderno e meno classico (“La vita intera con il cuore in mare / Il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure lì rimane / Proteggilo dal freddo che c’è stato / E troverà la pace dopo quello che ha passato”).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Federico Gennaccari - 12 Febbraio 2025