![nordio darmanin nordio darmanin](https://www.secoloditalia.it/files/2025/02/nordio-darmanin.jpg)
L’Italia fa scuola pure su carceri, mafia e 41 bis: l’ultimo schiaffo alla sinistra arriva dalla Francia
Il ministro della Giustizia francese, Gerald Darmanin, è venuto in Italia per studiare il nostro 41 bis, il nostro piano per combattere il sovraffollamento carcerario e, più in generale, il nostro modello di lotta alla criminalità organizzata. La notizia è curiosa dal punto di vista delle relazioni tra i due Paesi, perché Darmanin, nei tempi non lontani in cui era ministro dell’Interno, vale a dire prima del terremoto delle europee, scagliò un odioso e feroce attacco alla politica migratoria del governo Meloni. Il fatto che Darmanin ora sia venuto “a lezione” da Carlo Nordio comporta una certa quota di compiacimento. Al netto delle pulsioni scioviniste, però, ciò che davvero interessa è che ancora una volta non solo l’Italia fa scuola, ma lo fa sui temi maggiormente al centro dei tentativi demolitori della sinistra: dall’immigrazione alle questioni oggetto della visita del ministro francese.
Il ministro francese Darmanin a lezione da Nordio
Perché, se è vero che il 41 bis non lo ha inventato questo governo, è altrettanto vero che questo governo lo ha difeso strenuamente contro le pressioni di chi voleva abolirlo o di chi era pronto a prestare orecchio alla piazza anarchica, ben aizzata dallo sciopero della fame di Alfredo Cospito. Poiché la storia non si fa con i “se” e con “ma”, non sapremo mai cosa sarebbe successo se a Palazzo Chigi ci fosse stato un governo di sinistra. La cronaca mantiene però agli atti la posizione abolizionista di Avs e l’atteggiamento incerto del Pd. Si tratta della stessa sinistra che ogni due per tre accusa il governo di non saper affrontare il tema del sovraffollamento carcerario e che ora si trova a confronto con il fatto che un altro governo viene a Roma per studiare la figura del Commissario all’edilizia penitenziaria, istituita dal governo, e il piano di recupero delle caserme dismesse per riconvertirle in carcere. Il ministro della Giustizia francese «vuole prendere come esempio il modello antimafia italiano» è stato il modo in cui Le Figaro ha sintetizzato la visita di Darmanin da Nordio.
Il caso Starmer e lo studio del “modello Albania”
In precedenza a lezione nel nostro Paese è venuto anche il premier britannico Keir Starmer, per studiare il modello italiano di contrasto all’immigrazione clandestina che aveva già portato alla drastica riduzione degli sbarchi. Scendendo ancora più nel dettaglio, l’allora da poco insediato premier laburista si mostrò particolarmente interessato al tanto vituperato (dalla sinistra italiana) protocollo Albania. Del resto, com’è arcinoto, a quel modello guardano in Europa molti Stati membri e la stessa Commissione, con buona pace dei giudici nostrani.
Il Piano Mattei all’attenzione perfino della Nato
Fatte le debite differenze, un’eco del modello Albania arriva anche da Oltreoceano, dove gli Usa hanno appena stretto un accordo con El Salvador per il trasferimento nel Paese dei migranti irregolari. Non è l’unica misura innovativa adottata dall’Italia cui Washington guarda con interesse. Qualche tempo fa, quando alla Casa Bianca c’era ancora Biden e le presidenziali non si erano disputate, l’ambasciatore americano a Roma, Jack Markell, parlando del Piano Mattei ha detto che «il primo ministro Meloni ha messo l’Africa in cima alla sua agenda di governo, e quindi anche noi possiamo vedere e imparare dal lavoro dell’Italia, ad esempio in Africa».
Il Piano Mattei è un altro di quei temi su cui la sinistra italiana si dimostra fuori dal mondo: «Scatola vuota», l’ha bollato, mentre perfino il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha indicato la via Italia per l’Africa come modello di nuova cooperazione cui ispirarsi.