![Polemica a Montevarchi (Arezzo) per il caso della ‘fettunta’, il pane con l’olio che viene servito come pasto sostitutivo in mensa a scuola agli alunni le cui famiglie sono morose nel pagare le quote ai figli Polemica a Montevarchi (Arezzo) per il caso della ‘fettunta’, il pane con l’olio che viene servito come pasto sostitutivo in mensa a scuola agli alunni le cui famiglie sono morose nel pagare le quote ai figli](https://www.secoloditalia.it/files/2025/02/mensa_morosi-860x358.jpg)
Scuole e polemiche
Pane e olio ai figli dei “morosi” in mensa? Il Pd sta con i genitori ricchi e “furbi”, il sindaco di destra li smaschera
E’ di nuovo polemica a Montevarchi (Arezzo) per il caso della ‘fettunta’, il pane con l’olio che viene servito come pasto sostitutivo in mensa a scuola agli alunni le cui famiglie sono morose nel pagamento del servizio. Travisando i termini della questione e fornendo informazioni del tutto sommarie, a denunciare il caso è stato il Pd locale, che si trova all’opposizione del Comune guidato dalla sindaca Silvia Chiassai (centrodestra): “Questa modalità, già in passato oggetto di polemiche e critiche da parte di famiglie e cittadini, rappresenta una pratica inaccettabile, ingiusta e profondamente lesiva per i bambini coinvolti, per il gruppo classe e per il personale che deve mettere in pratica tali azioni. E’ inammissibile che l’amministrazione comunale non abbia ancora modificato un regolamento che di fatto discrimina i più piccoli in un luogo deputato all’educazione e alla formazione degli uomini e delle donne del domani. Una comunità civile e solidale non può accettare che si applichino misure discriminatorie nei confronti di minori”. Sulla vicenda è intervenuta l’assessora regionale all’Istruzione della Toscana, Alessandra Nardini, con gli stessi toni invasati.
Morosi e mensa, la replica del sindaco Silvia Chiassai
Il sindaco di Montevarchi, Silvia Chiassai, ricorda però che il precedente vecchio regolamento comunale prevedeva l’interruzione immediata della somministrazione del cibo ai bambini figli di famiglie morose. “Il regolamento sulla mensa è entrato in vigore nel 2017 attraverso la sua approvazione in Consiglio comunale. Non c’è alcuna novità: viene applicato, come è doveroso fare, ogni anno”, ha dichiarato. “La sua mancata applicazione aveva portato ad ereditare un buco di bilancio di 500.000 euro a danno della collettività, generando una situazione in cui chi pagava veniva considerato ‘poco furbo’ perché tanto il Comune non controllava – ha spiegato la sindaca – Per questo otto anni fa siamo intervenuti e abbiamo introdotto un sistema attraverso il quale le famiglie hanno un mese di comporto durante il quale il Comune garantisce comunque il pasto anche se il genitore è moroso. Durante questo periodo la famiglia riceve sollecitazioni continue da parte dell’ente tramite telefonate, mail e messaggi dove si invita a regolarizzare il pagamento del servizio mensa, altrimenti come da regolamento, al 31º giorno di morosità si passa al pasto sostitutivo, deciso dalla dietista della mensa”.
I pasti ai figli no, la ricarica al cellulare sì…
I risultati si vedono, anche nei confronti dei genitori furbetti e benestanti. “Quest’anno abbiamo aspettato cinque mesi dall’inizio dell’anno scolastico provando ad essere elastici, ma si è giunti ad un’insolvenza di 85.000 euro, che in prospettiva avrebbe raggiunto una cifra ancora più critica. Siamo quindi intervenuti sollecitando le famiglie al pagamento e questo ha portato ad una riduzione immediata dell’insolvenza, che da 85.000 euro è scesa a 6.000 euro, con 13 genitori ancora non paganti – ha spiegato Chiassai – Mi preme precisare che i morosi sono persone economicamente in grado di sostenere il servizio, perché chi non può farlo viene giustamente preso in carico dai Servizi Sociali. Tra i morosi c’è chi ha accumulato debiti addirittura per 2 o 3 mila euro e ricordo, che diamo anche la possibilità di rateizzare. Resto sconcertata dal fatto che ci siano genitori incuranti di provvedere al costo dei pasti dei propri figli, nonostante le sollecitazioni effettuate dal Comune nel mese di comporto, mentre credo che nessuno resti 30 giorni senza ricaricare il proprio telefonino…”.