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Stella polare
Partecipazione dei lavoratori, la battaglia storica della destra. In nome della Costituzione
Nei rapporti tra lavoratori e imprese serve “un rinascimento partecipativo“. “Io vengo da una storia politica che lungo tutto il suo corso ha fatto del tema della partecipazione dei lavoratori uno dei punti qualificanti”. Un aspetto determinante ha toccato il premier Meloni intervenendo all’assemblea nazionale della Cisl all’Auditorium della Conciliazione. La partecipazione dei lavoratori nella governance delle imprese è un orizzonte che non nasce certo oggi e sul quale la destra vanta una lunga storia. Una storia che conferma la lungimiranza di una visione che ha accompagnato passo passo l’emergere di una nuova sensibilità collettiva che vedeva nel benessere dei lavoratori e nell’azionariato dei dipendenti una matura consapevolezza sociale.
Partecipazione l’orizzonte della storia della destra
Il titolo di questa assemblea -il Coraggio della partecipazione- è un titolo che rimanda alla grande sfida fatta propria da sempre dalla destra politica e dall’organizzazione sindacale di riferimento, prima la Cisnal, poi in seguito diventata Ugl. L’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione, di costruire cioè un nuovo patto sociale tra capitale e lavoro, dichiarando finita la lotta di classe, ha rappresentato la stella polare che Meloni ha “ereditato” e rivendica, appunto, con orgoglio. Si tratta di uno dei principi fondanti della destra italiana post bellica. Andando a ritroso nella storia politica ricordiamo la serie delle proposte di legge che dal 1955 il Movimento sociale italiano, spesso in collaborazione con la Cisnal, ha presentato in Parlamento; di legislatura dopo legislatura, per realizzare la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati economici delle imprese: facendo sempre appello, appunto, alla necessità di attuare il dettato costituzionale, mai poi tradotto in norme di legge.
La rivista “Partecipare”
Molte le analisi e gli studi sul tema. Come non ricordare l’impegno di Gaetano Rasi, mente illuminata delle battaglie partecipative. Fu un punto di riferimento per la politica economica della destra attraverso l‘Istituto di Studi Corporativi di cui fu direttore dal 1972 al 1993. Tenere viva l’idea partecipativa nel tempo del “capitalismo maturo” degli ultimi due decenni del ‘900 fu la sua bussola. Ancora non si palesavano tutte le contraddizioni e gli “inganni” che si sarebbero poi verificati con la globalizzazione. Ma un nuovo mondo era comunque alle porte. Tant’è che a un certo punto la Rivista di Studi corporativi cambiò la denominazione della testata e si chiamò Partecipare. Preziosa fu la collana di libri dell’Isc sulla cultura politica della destra.
Il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, ha proseguito le battaglie della Cisnal ed ha accolto con favore l’introduzione di una legge sulla partecipazione,”che rappresenta una delle battaglie fondamentali del nostro sindacato fin dalle origini”. Da sempre. Il primo articolo del primo statuto della confederazione la indicava come modello di gestione delle aziende, per avere una più elevata produttività e poter poi godere dei benefici di questa maggiore produttività. Nelle sue varie forme, fino alla divisione degli utili.
Giano Accame e la destra sociale
La Destra sociale negli anni ha tenuto desta l’idea partecipativa, con l’impegno profuso soprattutto da Giano Accame in tanti suoi libri che sono pietre miliari. Dal 1955, il Movimento sociale promosse ben 8 documenti e proposte di legge per l’attuazione dell’articolo 46 della Costituzione (1955, 1971, 1972, 1973, 1975, 177, 1979, 1991). Nel 1991, una commissione di esperti elaborò la «Proposta di legge per l’Istituzione dell’Impresa Partecipativa» di altissimo livello, sotto la direzione di Gaetano Rasi e dell’Istituto di Studi Corporativi. L’impegno è proseguito negli anni di Alleanza Nazionale e ora con Fratelli d’Italia. Che nel 2018 ha presentato un significativo disegno di legge per «l’adozione di un Statuto partecipativo delle imprese». Un orizzonte lungo che ci appartiene da sempre e che fa parte del nostro dna. Per questo, ha detto Meloni, “un rapido ok alle legge sulla partecipazione sarebbe una conquista storica”. Per superare una volta per tutte “quella tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere”.