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Pestata a sangue dai ‘bravi ragazzi’ di Askatasuna. “Ho abortito per le botte prese” (video)

Centri sociali

Pestata a sangue dai ‘bravi ragazzi’ di Askatasuna. “Ho abortito per le botte prese” (video)

Raid punitivo degli antagonisti del Centro sociale torinese contro una famiglia nigeriana, colpevole di non pagare la quota di alloggio. Violenza inaudita e frasi antirazziste

Cronaca - di Elsa Corsini - 11 Febbraio 2025 alle 14:01

Presa a calci e pugni, pestata a sangue dai “bravi ragazzi” di Askatasuma, il centro sociale di Torino autentica palestra di  violenze. Non solo contro gli agenti, è cronaca quasi quotidiana, ma anche contro i residenti di uno stabile gestito dagli antagonisti perché colpevoli di non pagare l’affitto (“non siamo la Caritas, se non collaborano che ci li teniamo a fare?”). “Mi davano pugni, mi prendevano la testa, non mi lasciavano uscire. Quando mi hanno liberato sono uscita e ho visto mio marito con il sangue sulla faccia”. È la testimonianza choc di una nigeriana ai microfoni di Quarta Repubblica, che prosegue la sua campagna di controinformazione sul centro sociale occupato da decenni da antagonisti e autonomi, coccolati dall’amministrazione comunale. In 26 anni di occupazione abusiva il Comune di Torino non ha mai sporto denuncia contro il centro sociale Askatasuna.

Nigeriana pestata a sangue dagli autonomi dei centri sociali

“In quel momento ero incinta, ho perso il bambino per le botte che mi hanno dato. Nei giorni successivi ho perso molto sangue, ho avuto forti dolori addominali e l’ho perso”. Pestato a sangue anche il marito che si trovava fuori dalla palazzina. La spedizione punitiva è confermata dall’inchiesta giudiziaria ai danni di 26 attivisti di Akatasuna. Dalle intercettazioni vengono a galla non solo gli ‘orgogliosi’ ricordi di aggressioni contro i carabinieri duranti i cortei No tav, irripetibili frasi antisemite contro gli ‘sporchi ebrei’, ma anche diverse testimonianze di violenze terribili dagli inquilini di una palazzina occupata dagli antagonisti nel 2015. Tra gli stranieri che vivono lì, vittime delle continue vessazioni di Askatasuna, anche la donna nigeriana cacciata dal raid di una trentina di “aderenti” al centro sociale.

“Mi davano calci e pugni, ho perso il bambino”

Pestata a sangue per non aver pagato la quota per alloggiare, che alimenta un vero e proprio business. E probabilmente per non aver dimostrato la sufficiente partecipazione alle attività del covo, dedito alla guerriglia urbana. . La nigeriana racconta all’inviata di Nicola Porro – come confermano le indagini – di essere stata rinchiusa dentro una stanza. Di essere stata picchiata e privata dal telefonino per impedirle di chiamare aiuto. “Io gridavo, mio marito era fuori, non ho visto che lo picchiavano. Io ero chiusa dentro e non sapevo cosa stava succedendo, cercavo di chiamare mio marito con il cellulare ma me lo hanno impedito. Mi davano pugni e mi prendevano la testa. Me la tiravano. Non mi lasciavano uscire e quando mi hanno liberato l’ho visto, era fuori: pieno di sangue. Gli usciva sangue dalla bocca”.

Picchiato e accerchiato anche il marito

Pestato a sangue anche il marito. “Quando sono arrivato davanti all’entrata del palazzo – ha riferito l’uomo agli inquirenti  – alcuni dei ragazzi che stavano fuori mi hanno circondato. Altri hanno aperto il portone da dentro e mi hanno aggredito anche usando il tirapugni di ferro, colpendomi più volta al torace, alle gambe e alla testa con calci. Anche quando stavo a terra”. L’organizzazione del raid, un costume frequente per gli antagonisti, è tutto tracciato nelle intercettazioni. Gli attivisti pianificano le violenze contro la famiglia nigeriana. Si organizzano per picchiare a dovere chi si fosse opposto all’aggressione. Qualcuno definisce la donna un “nero che compie i coglioni”, un “negro che si fa i cazzi suoi tipo beve fuori dalla stanza”. Per questo andava portato “nelle cantine in quattro” per poi “picchiarlo o minacciarlo”. I paladini dell’accoglienza scoperti a dare ‘la caccia al negro’.

I 26 attivisti di Askatasuna che sono a processo sono accusati di violenza pluriaggravata contro pubblico ufficiale ed estorsione, per 16 l’accusa è di associazione a delinquere. In totale avrebbero collezionato la condanna di 88 anni di carcere, è questa la richiesta dei pm. Impossibile, però, procedere allo sgombero del centro sociale okkupato dagli intoccabili.

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di Elsa Corsini - 11 Febbraio 2025