![Prodi Schlein Prodi Schlein](https://www.secoloditalia.it/files/2025/02/Prodi-Schlein.jpg)
Prodi e Schlein, lui discetta, lei incassa: pure la stampa “amica” s’accorge dei guai tra i due separati in casa
Acque agitate nel Pd, in balia di correnti che, almeno nelle intenzioni della segretaria dem, dovrebbero trovare un argine con una Conferenza programmatica a cui Elly Schlein sta pensando di dare il compito di far arrivare in porto l’idea e la realizzazione di una centralità del partito. E al timone – ma da un po’ anche ai remi – Romano Prodi, che tra cattedra teorica e ponte di comando, guida la flotta e dispensa consigli pratici e istruzioni per l’uso alla ciurma che procede ormai in ordine sparso.
Acque agitate nel Pd: i dem dilaniati tra Prodi e la Schlein
Ma eccoci qui: anche Elly, proprio nel solco delle esperienze dei suoi predecessori, quasi allo scoccare dei due anni della dirigenza al Nazareno si ritrova con l’acqua alla gola irrorata a profusione a forza di convegni, summit, confronti e dichiarazioni off the record che, tra messaggi e commenti più o meno indiretti, arrivano al cuore della questione e alla pancia dei dem. Tutto ammantato sotto il pannicello caldo del consiglio fruttuoso per stare tutti ai remi all’unisono, ma che in realtà non sono altro che critiche da leggere in controluce (e non proprio in chiaroscuro)…
Il Pd naviga a vista
E così eccoci alle prese con una leader del partito maggiore della opposizione che naviga a vista, ma in un mare mosso contro cui oggi nulla potrebbero le forze centripede e centrifughe agitate coi gazebo che, scrive oggi La Stampa in una disamina lucida quanto amara per chi dal Pd è chiamato ad assaporarne il retrogusto – «hanno visto in lei una speranza di vero rinnovamento, mentre iscritti e dirigenti avrebbero preferito la rassicurante continuità incarnata da Stefano Bonaccini».
Ma tant’è: il fatidico nuovo corso è in via di svolgimento, anche se non proprio a vele spiegate e col vento in poppa; oltretutto orfano di un capitano di lungo corso come Stefano Bonaccini che, scrive non a caso il quotidiano torinese appena citato, da «leader della minoranza» e «sconfitto del congresso», ha di fatto scelto «da subito e convintamente una linea di collaborazione piena con la nuova leader: fin troppo, rimprovera chi, nel partito, non si ritrova appieno nel nuovo corso».
Il professore e la segretaria separati in casa al Nazareno
Così, praticamente di assenza di un contraddittorio edificante e produttivo, ecco che a controbilanciare lo strapotere della segretaria rispunta dai meandri del passato e da un dietro le quinte più febbrile che mai, Romano Prodi: che di colpo trona sulla scena e sale nella proverbiale cattedra da cui, senza troppe perifrasi e allocuzioni diplomatiche, spara a zero invocando la necessità impellente di un cambiamento. E da lì, come scrive La Stampa, «è lui a essere invitato alla riunione milanese dei cattolici in sofferenza nel Pd. Lui a indicare quattro grandi temi su cui riunire le opposizioni».
E ancora «lui a etichettare come una proposta di «cinismo» quella di Dario Franceschini, marciare separati per colpire uniti nei collegi quando il voto arriverà. Fino all’incidente di domenica scorsa: l’ultimo segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti che propone via social a Schlein di riunire una Direzione del partito e farla introdurre da Prodi, e il Prof di Bologna che si affretta a sfilarsi: non ci penso proprio».
Lui discetta, lei incassa, ma poi procede in solitaria
Insomma, un convitato di pietra, Romano Prodi, che aleggia e incombe alle spalle della segretaria Schlein, che all’ombra dell’Ulivo che fu è probabilmente cresciuta e che fin qui ha incassato dal mentore rimproveri e consigli indigesti, non sempre seguendone le direttive. Come quando il Professore, e lo cita proprio il quotidiano di cui sopra nella sua analisi, «la primavera scorsa disse che sarebbe stata «una ferita alla democrazia» la candidatura alle Europee di Schlein, sapendo che poi non avrebbe messo piede a Bruxelles: e lei lo fece lo stesso».
Prodi e Schlein tra stima e diffidenza?
Ma allora, a che punto sono i loro rapporti oggi? Qualcuno direbbe, e qualcuno – come La Stampa, per l’appunto – titolerebbe: quelli da «separati in casa». Una casa dem a cui un nuovo Ulivo sembra fare ombra dall’alto. «Si sentono ogni tanto, certo, hanno scambi telefonici, lei si confronta, lui volentieri dà la sua opinione: fosse per il Prof, sarebbe disponibile anche più spesso a incontrarla e darle consigli. Ma la giovane segretaria interpreta il ruolo secondo canoni tutti nuovi anche per molti nel partito, che le rimproverano di esserci sempre, ma di essere sempre inafferrabile», scrive il quotidiano torinese sul punto.
Schlein studia a distanza le mosse di Prodi, ma poi…
Nel frattempo, però, Elly sembra intenzionata comunque a studiare l’ami-nemico a distanza. Assiste a distanza di sicurezza al dibattito sulle alleanze e su un nuovo Ulivo, consapevole dei decenni intercorsi nel frattempo tra la vecchia esperienza e una sua possibile riedizione. Di più: per il padre nobile della proliferazione del progetto botanico-politico Elly ostenta affetto e stima, purché i loro contatti avvengano e pesino sempre con una giusta distanza. Consapevole che Prodi, nel frattempo, continuerà a dire la sua. E lei ad assorbirne i contraccolpi senza mai, chiosa La Stampa, e «giura chi la conosce», dire «una parola contro». Anche quando qualcuno nel partito userà consigli e richiami all’ordine del Prof come un boomerang contro la segretaria. E la domanda diventa: quanto Elly Schlein è ancora disposta a fare da bersaglio al centro del mirino?