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Ramy, a processo il 22enne tunisino che guidava lo scooter: era drogato e senza patente

Ramy, a processo il 22enne tunisino che guidava lo scooter: era drogato e senza patente

Cronaca - di Luigi Albano - 3 Febbraio 2025 - AGGIORNATO 3 Febbraio 2025 alle 18:40

È in calendario per il 18 aprile prossimo – davanti al tribunale di Milano – il processo, con rito immediato, nei confronti di Fares Bouzidi, il 22enne tunisino amico di Ramy Elgalm, accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane nordafricano guidava lo scooter che non si è fermato all’alt dei carabinieri e su cui, la sera del 24 novembre, ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni. Dopo quell’incidente sono scoppiati disordini in tutta Italia. 

Il tunisino ha chiesto il rito abbreviato

Ad accogliere la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Procura di Milano è stata la gip Marta Pollicino, che aveva disposto i domiciliari, poi revocati, per il 22enne. I suoi difensori hanno tempo 15 giorni per eventualmente scegliere il processo con rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

L’istanza accolta dalla giudice è stata presentata nei giorni scorsi dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano che coordinano le indagini assieme all’aggiunto Tiziana Siciliano e al procuratore Marcello Viola. Secondo le accuse, la notte del 24 novembre scorso Fares si trovava alla guida del T Max “senza aver conseguito la patente di guida” e “dopo aver assunto sostanze stupefacenti”.

Invece di fermarsi all’alt dei carabinieri, avrebbe accelerato “improvvisamente”, dando il via a una fuga “a velocità elevatissima per circa otto chilometri” e mettendo in atto “manovre pericolose”. I militari, secondo l’imputazione, avevano proceduto al controllo del ragazzo, “agendo nell’esercizio del loro ufficio”, per via “dell’atteggiamento sospetto del conducente” dello scooter, il quale, alla vista della pattuglia Volpe 40, “si era nascosto dietro un’auto in sosta in modo da facilitarsi la fuga”.

Fares a processo anche per concorso in omicidio stradale di Ramy

Per tutto l’inseguimento, il T Max sul quale si trovavano i giovani avrebbe mantenuto “una velocità di gran lunga superiore rispetto ai limiti consentiti” attraversando Milano e percorrendo vie contromano o sorpassando a destra, fino a quando in via Ripamonti angolo via Quaranta si sono schiantati: Ramy è morto e Fares è rimasto gravemente ferito.

Per l’incidente, al centro di un’altra indagine parallela, Fares è indagato per concorso in omicidio stradale con il carabiniere che quella sera era al volante della ‘gazzella’, mentre altri due uomini dell’Arma rispondono di depistaggio, frode processuale e favoreggiamento in quanto, è l’ipotesi, avrebbero intimato un testimone che ha filmato la scena finale dello schianto con il telefono di rimuovere il video. Sull’episodio il tecnico informatico Marco Tinti, nominato dalla Procura, ha rilevato tracce di una cancellazione di un filmato. Infine, per far luce sulla precisa dinamica dell’incidente a fine mese dovrebbero arrivare gli esiti di una consulenza cinematica chiesta dai pm.

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di Luigi Albano - 3 Febbraio 2025