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Elly Schlein due anni

Biennio "tragico"

Rompicapo Schlein, due anni di segreteria e ancora nessuno l’ha vista arrivare: dall’armocromista alle “supercazzole”, al libro flop

Politica - di Adriana De Conto - 26 Febbraio 2025 alle 17:22

Correva l’anno 2023, esattamente il 26 febbraio, quando Elly Schlein, vincendo le primarie dem fuori da ogni previsione, diventò la segretaria del Partito democratico. “Non ci hanno visto arrivare” fu la frase con la quale prese possesso del Nazareno. Sneakers bianche, blazer su camicia colorata, immancabili occhiali da sole appoggiati sulla testa, la sua borraccia ecologica e i giornali progressisti in estasi, anche se non si impose per un eloquio chiaro e diretto. Ospite dei primi talk show, pochi capirono effettivamente che piega avrebbe dato al partito nel dopo-Letta. Anche adesso non è che lo capiscono in molti all’interno e fuori del Pd. L’unica certezza è che avrebbe spostato il partito su una linea massimalista, scontentando i riformisti e i cattolici dem. La sua prima conferenza stampa nell’aprile successivo fu fumosa:  il termovalorizzatore di Roma? “Sono stata eletta da un mese”. Va bene, ma che ne pensa? “Ereditiamo scelte già fatte”. E se fosse toccato a lei decidere? “Non siamo contro”. Quindi si faranno altri inceneritori, sì o no? “Mi impegnerò nel confronto con i nostri amministratori”. Dialogo semiserio.

Tra supercazzole a armocromista: due anni di Elly Schlein

E l’Ucraina? Enrico Letta diceva che Putin va fermato, fiaccato e spinto alla pace. Lei? “Ho ribadito appoggio all’ambasciatore ucraino”, disse. Quindi è giusto aumentare le spese militari per contribuire alla difesa Nato? “Sono perplessa”, rispose. Cioè? “Sono più favorevole a politiche di difesa europea”. Le perplessità persistono tutt’ora per Elly Schlein che ha aspettato tre giorni prima di battere un “colpetto” e dire qualcosa sull'”alleato” – si fa per dire- Giuseppe Conte in versione Giuseppi, che più trumpiano non si può. Diciamo che i silenzi prolungati e l’Aventino sono le specialità della casa da quando guida il Pd. Un rebus, un rompicapo.

Dopo 100 giorni già i dem mugugnavano

Andò sotto i riflettori per settimane per una cosa poco “di sinistra””: l’armocromista. In una intervista a Vogue, rivista patinata, rivelò che per vestirsi usava i consigli di una stilista. La professionista disse: “Prendo dai 140 ai 400 euro all’ora”. Il tema dell’armocromia (ovvero: armonizzare i colori) fu  la prima intervista a un giornale italiano dopo quella rilasciata all’indomani delle primarie al New York Times. Non propriamente una conversazione “di alto profilo istituzionale”. “Una cosa è andare da Cattelan a cantar Imagine, un’altra è l’armocromo o come si chiama…”, fece presente qualcuno anche al Nazareno, alzando il sopracciglio. Il 6 giugno 2023 un sondaggio Swg per Mentana realizzato dopo 100 giorni dal suo insediamento alla segreteria del Pd, rilevò che  l’”Effetto Schlein” – un piccolo balzo dalle percentuali lettiane-  era già un ricordo. La rilevazione durante il Tg di Mentana dette conto della perdita di oltre mezzo punto  in una settimana. I retroscenisti sui quotidiani già intercettarono mugugni tra i dem. Un “vecchio saggio” come Luigi Zanda arrivò a dire : “Elly si deva fare aiutare”. 

Tra Aventino e “supercazzole”

“Elly Schlein ha capito? O meglio: vuole capire che così, con questa agenda movimentista e ambigua, piena di slogan e sostanziale vaghezza, non andiamo da nessuna parte?”. Dava conto del travaglio interno un retroscena del Corriere della Sera del 6 giugno. «Vabbè: comunque è chiaro che ora dobbiamo tenercela fino alle Europee», fu  lo sfogo di un dem sconsolato. Cento giorni di sconcerto. “La storia triste” della segreteria della Schlein arrivò fino alla dèbacle delle Amministrative 2023 nelle quali Elly ottenne l’unica vittoria del Pd a Vicenza. Pensate, la segretaria fu pregata dal neo sindaco Possamai a  «non farsi vedere in giro». Il tutto condito da vaghezza, slogan, armocromista,  arroganza e supercazzole  varie. Le uniche certezze il sì alla maternità surrogata, l’endorsment agli ecovandali di Ultima Generazione, il suo ballo al Gay Pride.

Di lei poi abbiamo traccia in una cena a casa di Claudio Baglioni, con Paolo Sorrentino e Carlo Verdone. Schlein di lotta e di tartina. C’erano anche Franceschini e consorte. “Dal centro sociale al centrotavola, dalla sardina alla spigola”, ironizzò Dagospia. E poi, in questi due anni le sceneggiate dell’Aventino: uscire dall’aula per protesta contro la maggioranza di governo: da asilo infantile, non certo la postura di una leader che vuole candidarsi alla presidenza del Consiglio. Stendiamo un velo pietoso sull’alluvione dell’Emilia-Romagna: “da quelle parti s’è vista con clamoroso ritardo, e in una strada deserta dell’Appennino (paura di contestazioni?)” disse un alluvionato. Perché — dicono nel Pd— “Elly dà sempre l’impressione di arrivare tardi, un po’ molliccia, un po’ generica”.

I big che hanno lasciato il Pd

Contro Elly scrissero una lettera a Repubblica Morani/Di Salvo/Fedeli/Rotta: «Il Pd non deve diventare massimalista».  Fioroni, Marcucci, Borghi e Cottarelli se li è lasciati per strada, se ne sono andati. E poi le iniziative anti-Schlein: “Pierluigi Castagnetti organizza assemblee di catto-dem riformisti e ostili. Marianna Madia e Lia Quartapelle tengono seminari «in cui parliamo di cose concrete: tipo sanità e immigrazione». Alessandra Moretti boccia l’idea della segretaria  che, alle Europee, vuole avere solo donne capolista. Ultimativa Paola De Micheli: «Servono contenuti»: un po’ di titoli di quotidiani durante questi due anni. Successi elettorali? Effimeri. Parlò di un effetto Sardegna dopo la vittoria di Todde (del M5S). L’effetto non funzionò. Si è ripresa l’Umbria, è andata benino alle Europee, poi null’altro. Il campo largo è defunto, oggi anche Gentiloni – in precedenza Guerini, leader dei riformisti dem- dicono addio all’alleanza con Giuseppi che si riscopre estimatore di Donald Trump. La minoranza, da Simona Malpezzi ad Alessandro Alfieri, si infiamma. E lei mentre la polemica si arroventa, fa perdere le tracce. Il silenzio di Elly.

La moltiplicazione delle correnti

Dov’è Elly? divenne poi il tormentone delle redazioni politiche: la Schlein aveva promosso nell’ordine – un’estate militante, incontri nelle febbriche e più di recente incontri con gli imprenditori. Elly nel mondo delle meraviglie riscoprì le piccole e medie imprese: sempre fuori tempo massimo. I problemi del Paese? Fa finta che non esistono fino a che non tocca al governo risolverli. E allora lì si trincera nella frase che più ama: “dov’è la Meloni. La Meloni scappa. La Meloni venga a riferire in Parlamento”.  Visione, politica estera? Vaga, fumosa. Nel frattempo un miracolo l’ha fatto: la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Non vogliamo risultare blasfemi, ma con questo paragone intndiamo riferirci alla moltiplicazine delle correnti del Pd. Aveva promesso l’abolizione delle correnti, quel male che aveva iniziato a dilaniare quasi subito il Partito democratico. Ma oggi, dopo due anni di «cura Schlein», qual è lo stato di salute del Pd? Innanzitutto, di correnti se ne contano almeno una decina, conteggiava il Corriere della Sera pochi giorni fa.

Il libro di Schlein è un flop

Parlando di numeri, il sondaggio di lunedì  Swg per Enrico Mentana – ultimo in ordine di tempo- dà  Fratelli d’Italia al 30,2% ed il Pd distanziato al 22,2%. Insomma, campa cavallo. In ultimo, il suo libro. Anche questo non l’anno visto arrivare: L’Imprevista, il titolo edito da Feltrinelli, ad ottobre 2024, a un mese dalla diffusione, risultò un flop, assente dalle classifiche: un dato editoriale ma soprattutto politico. Difficile la scalata al governo. Assediata al centro da Comunità democratica del trio Ruffini, Prodi, Del Rio, non ha vita facile Elly, anche se un po’ se l’è cercata.

Oggi un’altra “perla”: parlando dell’ennesima “trumpata”, il video su Gaza prodotto dall’IA, Elly delira come un Bonelli qualunque: “Giorgia Meloni provi un briciolo di vergogna del suo sodalizio politico con chi incita ancora violenza dopo tutto questo sangue”. Per finire, il caro bollette: c’è un premier che vuole più risorse e per questo rimanda il dl che esige più strutturale e meno emergenziale e cosa ti fa Elly? Crisi isterica: “Meloni si volta dall’altra parte”. Può bastare, cala il sipario su un biennio molto inconcludente.

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di Adriana De Conto - 26 Febbraio 2025