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Sala ha detto no all’illuminazione del Comune in ricordo dei fratellini Bibas

Succede a Milano

Sala rifiuta l’omaggio ai piccoli Bibas: il Comune non sarà illuminato

La richiesta di ricordare i bimbi riconsegnati morti da Hamas era arrivata dalle associazioni ebraiche. Il sindaco ha detto che «il problema è tenere posizioni politiche». Palazzo Marino è stato "colorato" tante volte, anche per il Gay Pride

Politica - di Luciana Delli Colli - 21 Febbraio 2025 alle 18:00

Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, non sarà illuminato di arancione in memoria di Ariel e Kfir Bibas, i due bambini rapiti da Hamas il 7 ottobre, i cui corpi senza vita sono stati riconsegnati ieri nell’ambito dall’accordo per il cessate il fuoco. A chiarirlo è stato il sindaco Giuseppe Sala, respingendo un appello che gli era stato rivolto dalla Brigata ebraica e dall’Associazione milanese Pro Israele. «Guardi ci sarebbero moltissimi motivi per continuare a illuminare il Comune, il problema è tenere posizioni politiche. Ma non credo che lo faremo», ha detto Sala, rispondendo a una domanda dei cronisti a margine di un evento. E in effetti, sotto la sua giunta, la facciata del Comune è stata illuminata varie volte e per diversi motivi: dal rosso contro la violenza sulle donne al viola per sensibilizzare sulla disabilità, dal blu della Giornata del rifugiato all’arcobaleno del Gay Pride, che qualche anno fa fu tenuto per più notti.

Sala dice no all’illuminazione del Comune in ricordo dei fratellini Bibas

«La sua ambiguità non ha fine. Avevo più e più volte consigliato di interrompere i rapporti con Sala, adducendo il motivo che lui deve essere il sindaco di tutti e non solo di una parte», ha commentato con l’agenzia di stampa Adnkronos Davide Blei, delegato alla comunicazione del Consiglio della Comunità Ebraica di Milano. «L’accaduto ha sconvolto l’opinione pubblica mondiale e la richiesta della Comunità ebraica di Milano è conforme alle richieste analoghe fatte dappertutto», ha sottolineato Blei.

La rabbia della Comunità ebraica: «La sua ambiguità non ha fine»

La vicenda dei bambini Bibas, nel contesto già dolorosissimo degli ostaggi, è particolarmente dolorosa. Rapiti con i genitori dal kibbutz di Nir Oz, i due bimbi sono diventati uno dei simboli più potenti della ferocia di Hamas: al momento del rapimento il più grande aveva 4 anni, il più piccolo 9 mesi ed era il più giovane ostaggio nelle mani dei miliziani. Un video li mostrava in braccio alla madre 32enne, Shiri, mentre venivano portati via. Il padre Yarden Bibas è stato liberato il 1° febbraio, senza che sapesse nulla della sorte della moglie e dei figli, che erano stati tenuti in luoghi di prigionia diversi. Il 20 gennaio Ariel e Kfir sono tornati in Israele all’interno di bare. Oggi l’Idf ha fatto sapere che dagli accertamenti sui resti si è scoperto che i due piccoli sono stati assassinati “a mani nude” e non sono rimasti uccisi in un raid aereo come sosteneva Hamas. Anche il corpo della loro mamma doveva essere riconsegnato, ma l’analisi del Dna ha dimostrato che i resti nella bara con la foto di Shiri non erano i suoi. Si tratta, dunque, di una vicenda straziante dall’inizio alla fine quella per cui la comunità ebraica di Milano chiedeva un gesto di pietà e vicinanza.

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di Luciana Delli Colli - 21 Febbraio 2025