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Musica e Politica

Sanremo di destra? La sinistra “orfana” dei suoi “compagni” si attacca al patriarcato e alla “noia”

Progressisti senza arte né parte

Politica - di Alice Carrazza - 17 Febbraio 2025 alle 15:34

Nel meraviglioso circo ideologico della sinistra italiana, dove ogni elemento del reale deve piegarsi alla narrazione progressista, ora persino il festival della canzone è diventato un covo di reazionari. E così spunta il solito allarmismo di Fanpage, Repubblica e compagnia cantante: «È un Sanremo di destra, perché l’Italia è un Paese di destra». Come dire: gli italiani votano male e ascoltano anche la musica sbagliata. Delirio puro.

La sinistra e la solita pretestuosa caccia alle streghe

Ma non basta: la caccia alle streghe ha colpito Simone Cristicchi, reo di aver portato una canzone sulla madre malata di Alzheimer. Troppo “conservatore” per gli intellettuali da salotto, che avrebbero preferito l’ennesima invettiva sociale gridata in tonalità minore. A strapparsi le vesti, Annalisa Cuzzocrea che bolla il brano come «una versione peggiorativa del mammismo». Perché, ovviamente, l’amore per una madre è roba da trogloditi. Poi c’è Francesco Merlo, che lo definisce addirittura «una lagna». Ma se Cristicchi è “di destra” per aver cantato l’amore filiale, allora anche Brunori Sas dovrebbe finire al rogo per aver dedicato un brano a sua figlia Fiammetta. E che dire di Lucio Corsi, che ha raccontato il disagio adolescenziale, o di Olly, che ha osato cantare l’amore per una donna, senza adeguarsi ai dogmi arcobaleno?

Sanremo senza propaganda non piace alla sinistra

Nel mirino della sinistra, ovviamente, non c’è il solo Cristicchi. Il Festival è stato dichiarato colpevole di aver ignorato la “musica impegnata”. Come se la critica sociale fosse obbligatoria per essere accettabili. Peccato che l’unico vero concorrente che ha portato un brano con una chiara connotazione politica sia stato Willie Peyote. Ma non l’hanno celebrato abbastanza. Perché? Semplice: il rapper e cantautore non è un soldatino al servizio della propaganda.

«Penso che, in un contesto del genere, serva di più alleggerire il messaggio, portarlo in maniera ironica e metterci un po’ di spezie, di divertissement sul palco», altrimenti «trovi il muro davanti e allora non ha senso», dice il rapper e cantautore in un’intervista due giorni fa. Poiché come lui stesso spiega polarizzare tutta la discussione e «a quel punto non serve a niente». Evidentemente troppo libero, troppo intelligente per le schiere dei moralisti che non amano chi non si lascia strumentalizzare. E cosa meglio di una sua strofa per spiegarlo: «Non faccio bella figura, io faccio la differenza e c’è una bella differenza».

Sanremo senza prediche e senza sermoni

Il vero scandalo di Sanremo 2025? Non ci sono stati comizi, non ci sono stati monologhi faziosi, non ci sono stati artisti usati come megafono per l’agenda woke. Niente show alla Rosa Chemical, niente Fedez che si inventa attivista per un giorno. E il pubblico ha premiato la musica, non la propaganda. Per la sinistra, che usa la cultura come strumento di indottrinamento, è un colpo troppo duro da digerire. Ecco perché gridano al fascismo per una semplice kermesse musicale.

Sanremo è stato normale. Ed è proprio questo che lo ha reso rivoluzionario.

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di Alice Carrazza - 17 Febbraio 2025