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Il ruolo dei media
Trump smentisce la visita a Mosca il 9 maggio: «Non è vero». La partita ucraina tra indiscrezioni e fake
L'attenzione ora è sull'accordo sulle terre rare: la firma è imminente, anzi no. Ed entra in gioco anche un retroscena su Starlink: «Gli Usa pronti a bloccarlo»
Con un categorico «no, non è vero», Donald Trump ha smentito le notizie di stampa secondo cui avrebbe avuto intenzione di andare in Russia il 9 maggio, data in cui Mosca celebra il Giorno della Vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale e che si è caricata di nuovi aspetti simbolici dopo l’invasione dell’Ucraina. L’indiscrezione, che Trump ha di fatto derubricato a fake, è comparsa in particolare sulla stampa francese e a chiederne conto al presidente Usa sono stati i giornalisti durante un incontro alla Casa Bianca.
Trump smentisce la visita a Mosca il 9 maggio
È stata invece una fonte rimasta anonima a smentire, parlando con Sky News, l’indiscrezione secondo cui l’Ucraina sarebbe pronta a firmare a breve un accordo con gli Usa sulla gestione delle terre rare, con la cessione di importanti diritti minerari a Washington. L’articolo è comparso sul Wall street journal, che citato fonti ben informate sui colloqui sull’accordo che presentato come compensazione per gli aiuti militari forniti dagli Usa a Kiev per contrastare l’invasione russa.
La partita dell’accordo sulle terre rare tra indiscrezioni e smentite
Sul tema si inseguono da giorni aperture e smentite, che hanno coinvolto gli stessi Trump e Zelensky e che si inseriscono nella cornice della complicata partita a scacchi che si sta giocando intorno ai passaggi preliminari per giungere a una trattativa sulla tregua. Nei giorni scorsi Trump si era detto fiducioso sulla possibilità di chiudere a breve, Zelensky ieri ha detto che si tratta di un «accordo che può rafforzare le nostre relazioni», precisando però che «la chiave è elaborare i dettagli per garantirne l’efficacia». Ma di fronte alla possibilità che la firma possa arrivare a stretto giro, forse già oggi secondo quanto sostenuto dal Wsj, la fonte citata da Sky ha detto che l’Ucraina riscontra «una serie di questioni problematiche» nella bozza del documento e precisato che «oggi le bozze non riflettono una partnership nell’accordo e contengono solo impegni unilaterali da parte dell’Ucraina». Dunque, no, la chiusura non sarebbe affatto così imminente.
Lo spettro del blocco di Starlink
Intanto, secondo quanto riferito Kyiv Independent, che ha rilanciato un’indiscrezione della Reuters che cita tre fonti al corrente dei negoziati, gli Stati Uniti avrebbero minacciato di bloccare l’accesso dell’Ucraina a Starlink, il servizio internet via satellite di proprietà di Elon Musk, se Kiev non dovesse accettare l’accordo proposto dagli Usa sullo sfruttamento anche delle sue risorse minerarie. Una delle fonti di Reuters ha sostenuto che la perdita dell’accesso a Starlink sarebbe devastante per l’Ucraina. «L’Ucraina – ha detto – funziona con Starlink. Lo considerano la loro stella polare.- Perdere Starlink sarebbe un duro colpo».
Il ruolo di Kellogg
Il Wall Street Journal, inoltre, ha citato una persona vicina al governo di Kiev, secondo la quale l’inviato di Trump per l’Ucraina Keith Kellogg avrebbe avuto «un ruolo importante» nella definizione dei termini dell’accordo sulle terre rare, instaurando un rapporto di fiducia con Zelensky e altri funzionari ucraini nel corso di una visita di tre giorni nel Paese. Al di là della firma imminente o meno dell’accordo, la figura di Kellogg emerge, allo stato attuale, come quella di un pontiere. In visita a Kiev, il generale in pensione e rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, ha assicurato che gli Stati Uniti sono «con l’Ucraina» e che «qualsiasi accordo» con Mosca «dovrà garantire che non ci sarà una nuova guerra». Di più, Kellogg, come riportato con grande evidenza da Rbc-Ukraine, ha descritto Zelensky «coraggioso leader sotto attacco di una nazione in guerra».
Parole di tono decisamente diverso da quelle usate ultimamente da Trump per il presidente ucraino, definito tra l’altro «un dittatore senza elezioni». Più che come uno scontro interno all’amministrazione Usa, però, secondo diversi analisti, l’incongruenza andrebbe letta alla luce del “metodo negoziale” di Trump, la cui prassi consolidata appare quella di alzare toni e posta prima di arrivare alla trattativa vera e propria.
Zelensky sente Starmer e Starmer sente Ursula von der Leyen
Anche Zelensky fa le sue mosse e su X ha reso noto di aver avuto un colloquio telefonico «produttivo» con il primo ministro britannico, Keir Starmer, anche in vista della sua prossima visita a Washington, fissata per giovedì. «L’Europa deve essere al tavolo delle trattative per mettere fine alla guerra e garantire solide garanzie di sicurezza. La sicurezza dell’Ucraina è inseparabile dalla sicurezza dell’Europa», ha scritto Zelensky, aggiungendo di aver «coordinato» con Starmer «la nostra cooperazione militare e le misure congiunte». Starmer a sua volta ha fatto sapere di aver parlato con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «della necessità di garantire una pace giusta e duratura in Ucraina». «In vista del terzo anniversario della guerra illegale e barbara della Russia, hanno parlato della necessità di garantire una pace giusta e duratura in Ucraina e hanno concordato che l’Europa deve accelerare per il bene della sicurezza collettiva europea», ha affermato il portavoce di Downing street in una nota.
Mosca: «Il secondo incontro con gli Usa entro le prossime due settimane»
Infine da Mosca, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa statale Ria, il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, ha affermato che un secondo cui un secondo incontro tra i rappresentanti di Russia e Stati Uniti, dopo quello di Riad, sarebbe previsto entro le prossime due settimane. L’incontro, ha aggiunto, avrà luogo in un Paese terzo.