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Tutti parlano del discorso di Vance a Monaco, ma quanti lo hanno letto? Il testo integrale (video)

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Tutti parlano del discorso di Vance a Monaco, ma quanti lo hanno letto? Il testo integrale (video)

Politica - di Redazione - 19 Febbraio 2025 alle 11:40

Molti giornali hanno parlato di discorso choc del vicepresidente americano James David Vance alla conferenza di Monaco, C’è chi, come l’ex premier ed ex presidente dell’Unione europea Romano Prodi si è detto spaventato.

Ma è davvero così spaventoso il suo discorso? Forse a chi ha paura della democrazia diretta. Anziché demonizzarlo, va letto raccogliendo l’invito all’autocritica a quanti si arrogano il diritto di dare patenti di legittimità agli avversari politici, mettendo sotto i piedi lo stesso valore della democrazia. Vale la pena di leggerlo, dunque, ricordando il curriculum di livello (anche culturale) di Vance. Avvocato e politico americano. Senatore dal 2023 al 2025. Dal 2025 vice di Donald Trump, Vance ha anche un brillante trascorso letterario. La sua autobiografia (Elegia americana, Garzanti) ha avuto anche una versione cinematografica di successo. Buona lettura.

Il testo integrale del discorso di Vance a Monaco

Grazie a tutti i delegati, luminari e giornalisti qui riuniti. Grazie in particolare agli organizzatori della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco per aver organizzato un evento così straordinario. Siamo, ovviamente, entusiasti e felici di essere qui.

Una delle cose di cui volevo parlare oggi sono, naturalmente, i nostri valori condivisi. È bello essere di nuovo in Germania. Come avete sentito prima, ero qui l’anno scorso in qualità di senatore degli Stati Uniti. Ho visto il Segretario agli Esteri [britannico] David Lammy e ho scherzato sul fatto che entrambi l’anno scorso avevamo lavori diversi da quelli che abbiamo ora.

Ma adesso è il momento per tutti i nostri paesi, per tutti noi che siamo stati abbastanza fortunati da ricevere il potere politico dai nostri rispettivi popoli, di usarlo saggiamente – per migliorare le loro vite.

Voglio dire che sono stato fortunato, durante la mia permanenza qui, di trascorrere nelle scorse 24 ore del tempo al di fuori delle quattro mura di questa conferenza. Sono rimasto così colpito dall’ospitalità dimostrata dalle persone, sebbene stiano ancora soffrendo per l’attacco orribile di ieri [attacco terroristico di matrice islamista avvenuto il 13 febbraio 2025 a Monaco, NdR].

La prima volta che sono stato a Monaco fu con mia moglie – che è qui con me oggi – in occasione di un viaggio privato. Ho sempre amato la Città di Monaco e ho sempre amato la sua gente. Voglio solo dire che siamo molto commossi, e i nostri pensieri e le nostre preghiere sono con Monaco e con tutti quelli colpiti dal male inflitto a questa bella comunità. Stiamo pensando a voi, stiamo pregando per voi, e certamente faremo il tifo per voi nei giorni e nelle settimane a venire.

Ora, spero che questo non sarà l’ultimo applauso che riceverò.

Ci riuniamo oggi, naturalmente, per discutere di sicurezza, e normalmente intendiamo con ciò minacce alla nostra sicurezza esterna. Vedo molti grandi capi militari riuniti qui oggi. Sebbene il governo Trump è molto impegnata per la sicurezza europea e crede che possiamo arrivare a un accordo ragionevole tra Russia e Ucraina, riteniamo anche che sia importante, nei prossimi anni, che l’Europa faccia un grande passo avanti per provvedere alla propria difesa.

Tuttavia, la minaccia che mi preoccupa di più per l’Europa non è la Russia. Non è la Cina. Non è nessun altro attore esterno. Quello che mi preoccupa è la minaccia interna – il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori che sono condivisi con gli Stati Uniti d’America.

Sono rimasto colpito dal fatto che un ex Commissario Europeo [Thierry Breton, NdR] sia apparso recentemente in televisione mostrandosi entusiasta del fatto che il governo rumeno avesse appena annullato un’intera elezione. Ha avvertito che, se le cose non dovessero andare secondo i piani, la stessa cosa potrebbe accadere anche in Germania.

Ora, queste affermazioni disinvolte suonano scioccanti alle orecchie di un Americano.

Per anni ci è stato detto che tutto ciò che finanziamo e supportiamo è fatto nel nome dei nostri valori democratici condivisi.

Tutto – dalla nostra politica sull’Ucraina alla censura digitale – è presentato come una difesa della democrazia.

Ma quando vediamo tribunali europei che annullano elezioni e funzionari di alto livello che minacciano di annullarne altre, dovremmo chiederci se ci stiamo mantenendo a uno standard sufficientemente alto.

E dico “noi” perché fondamentalmente credo che siamo nella stessa squadra. Dobbiamo fare di più che parlare di valori democratici. Dobbiamo viverli.

Molti di voi in questa stanza ricordano, per averlo vissuto, che la Guerra Fredda vide opporsi in questo continente i difensori della democrazia alle forze tiranniche.

Pensate da che parte stessero quelli che censuravano i dissidenti, chiudevano le chiese e annullavano elezioni. Erano i buoni?

Certamente no. E grazie a Dio hanno perso la Guerra Fredda. Hanno perso perché non hanno valorizzato né rispettato tutti i straordinari doni della libertà – la libertà di sorprendere, di fare errori, di inventare, di costruire.

Come si è scoperto, non si può comandare l’innovazione o la creatività, proprio come non si possono costringere le persone a pensare, sentire o credere qualcosa.

Riteniamo che queste cose siano certamente collegate. Purtroppo, quando guardo all’Europa d’oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della Guerra Fredda. Guardo a Brussel, dove i Commissari dell’UE avvertono i cittadini di voler chiudere i social media in occasione di disordini pubblici, nel momento in cui dovessero individuare ciò che a loro giudizio sono “contenuti d’odio”.

O a questo stesso Paese, dove la polizia ha effettuato retate contro cittadini sospettati di aver pubblicato online commenti anti-femministi, nell’ambito di “Combattere la misoginia su Internet: un giorno d’azione”.

Guardo alla Svezia, dove due settimane fa il governo ha condannato un attivista Cristiano per aver partecipato a roghi del Corano, sebbene questi abbiano portato all’omicidio del suo amico. E come ha osservato sinistramente il giudice del caso, le leggi svedesi che dovrebbero proteggere la libera espressione non concedono, di fatto, la libertà di fare o dire qualcosa senza rischiare di offendere il gruppo che detiene quella fede.

E, forse con ancora più preoccupazione, guardo ai nostri cari amici, il Regno Unito, dove il regresso sulla libertà di coscienza ha messo nel mirino i basilari diritti dei britannici religiosi

Poco più di due anni fa, il governo britannico ha accusato Adam Smith-Connor, un fisioterapista cinquantunenne e veterano dell’esercito, del crimine orrendo di essersi messo per tre minuti a 50 metri da una clinica abortiva a pregare silenziosamente.

Lo ha fatto senza ostacolare nessuno. Non interagendo con nessuno. Ha unicamente pregato, in silenzio, da solo. Dopo che le forze dell’ordine britanniche lo hanno individuato e gli hanno chiesto per cosa stesse pregando, Adam ha risposto, né più né meno: “Era per conto del figlio non nato che io e la mia ex fidanzata abbiamo abortito anni prima.”

Be’, gli agenti non si sono commossi.

Adam è stato giudicato colpevole di aver violato la nuova legge del governo sulle “zone cuscinetto”, che criminalizza pregare silenziosamente o fare altre azioni che potrebbero influenzare la decisione di una persona entro 200 metri da una struttura abortiva.

È stato condannato a pagare migliaia di sterline in costi legali per il processo

Vorrei poter dire che questo è stato un caso isolato – un esempio folle e singolare di una legge mal scritta applicata contro una sola persona.

Ma non è così.

Lo scorso ottobre, solo qualche mese fa, il governo scozzese ha iniziato a distribuire lettere ai cittadini le cui case si trovavano all’interno delle cosiddette Zone di Accesso Sicuro, avvertendoli che persino preghiere private, nelle loro stesse case, potrebbero equivalere a violare la legge.

Naturalmente il governo ha esortato i lettori a segnalare qualsiasi cittadino sospettato di crimine di pensiero.

In Gran Bretagna e in tutta Europa, temo che la libertà di parola stia regredendo.

E nel nome della convivenza, amici miei, ma anche nel nome della verità, ammetto che a volte le voci più forti a favore della censura non vengono da dentro l’Europa, ma dal mio stesso paese, dove l’amministrazione precedente ha minacciato e intimidito le società di social media per censurare la cosiddetta disinformazione.

“Disinformazione” quale, per esempio, l’idea che il coronavirus fosse probabilmente fuoriuscito da un laboratorio in Cina.

Il nostro stesso governo ha incoraggiato aziende private a mettere a tacere le persone che osavano dire ciò che si è poi rivelato essere una evidente verità.

Quindi, sono qui oggi non solo con un’osservazione, ma con un’offerta.

E proprio come l’amministrazione Biden sembrare voler disperatamente mettere a tacere le persone che esprimevano la loro opinione, così governo Trump farà esattamente il contrario.

E spero che possiamo lavorare insieme su questo.

A Washington c’è un nuovo sceriffo in città, e sotto la guida di Donald Trump, potremo dissentire con le vostre opinioni, ma difenderemo il vostro diritto di esprimerle pubblicamente, concordare o dissentire.

Ora, siamo arrivati al punto, naturalmente, che la situazione è diventata così grave che, questo dicembre, la Romania ha direttamente annullato i risultati di un’elezione presidenziale basandosi sui fragili sospetti di un’agenzia di intelligence e dietro enormi pressioni dai suoi vicini continentali.

Per quanto ne so, la motivazione era che la disinformazione russa avesse infettato le elezioni rumene.

Ma vorrei chiedere ai miei amici Europei di guardare un po’ in prospettiva.

Potete credere che sia sbagliato per la Russia comprare pubblicità sui social media per influenzare le vostre elezioni.

Per noi lo è sicuramente.

Potete anche esprimere la vostra condanna sulla scena mondiale.

Ma se la vostra democrazia può essere distrutta con qualche centinaio di dollari in pubblicità digitale da un paese straniero, allora non era molto forte fin dall’inizio.

La buona notizia è che credo che le vostre democrazie siano molto meno fragili di quanto tante persone temano.

E davvero credo che permettere ai nostri cittadini di esprimere la loro opinione li renderà ancora più forti.

Questo ci riporta, naturalmente, a Monaco, dove gli organizzatori di questa stessa conferenza hanno vietato ai parlamentari di partiti populisti, sia di sinistra che di destra, di prendere parte a questi dibattiti.

Lo ripeto: non dobbiamo concordare in tutto, o per nulla, con ciò che le persone dicono.

Ma quando i capi politici rappresentano una fetta importante di elettorato, è nostro dovere quanto meno dialogare con loro.

A molti di noi, dall’altra parte dell’Atlantico, sembra sempre più che, dietro parole brutte e di sapore sovietico come “disinformazione” e “misinformazione”, si nascondano vecchi interessi consolidati che, semplicemente, non amano l’idea che qualcuno con un punto di vista alternativo possa esprimere un’opinione diversa, o, Dio non voglia, votare in modo diverso – o, peggio ancora, vincere un’elezione.

Questa è una conferenza sulla sicurezza, e sono sicuro che siete tutti venuti qui preparati a parlare di come esattamente intendete aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni, in linea con qualche nuovo obiettivo.

E questo è fantastico.

Perché, come il Presidente Trump ha chiarito abbondantemente, ritiene che i nostri amici europei debbano giocare un ruolo più grande nel futuro di questo continente.

Avete udito questo termine, “condivisione del carico” – ma crediamo che sia una parte importante del condividere un’alleanza che gli europei si facciano avanti mentre l’America si concentra su aree del mondo che sono in grande pericolo.

Ma lasciate che vi chieda anche: come potrete anche solo cominciare a riflettere a fondo sulle varie questioni di bilancio, se non sappiamo innanzi tutto cosa stiamo difendendo?

Ho già sentito molto nelle mie conversazioni, e ho avuto molte, molte grandi conversazioni con parecchie persone riunite qui in questa stanza. Ho sentito molto su ciò di cui avete bisogno per difendervi, e naturalmente è importante.

Ma ciò che sembra un po’ meno chiaro a me, e credo sicuramente a molti cittadini europei, è per cosa esattamente vi stiate difendendo. Qual è la visione positiva che anima questo patto di sicurezza condiviso che tutti crediamo sia così importante?

E credo profondamente che non ci sia sicurezza se si ha paura delle voci, delle opinioni e della coscienza che guidano il proprio popolo.

L’Europa affronta molte sfide, ma la crisi che questo continente sta fronteggiando ora, la crisi che credo affrontiamo tutti insieme, l’abbiamo generata noi.

Se state scappando per paura dei vostri stessi elettori, non c’è nulla che l’America possa fare per voi.

Né, a quel punto, c’è nulla che voi possiate fare per il popolo americano che ha eletto me e il Presidente Trump.

Avete bisogno del mandato democratico per realizzare qualsiasi cosa di valore nei prossimi anni. Non abbiamo imparato nulla, e cioè che mandati deboli producono risultati instabili? Ma ci sono così tante valide cose che possono essere realizzate con il tipo di mandato democratico che, penso, deriverà dall’essere più ricettivi alle voci dei vostri cittadini.

Se volete godere di economie competitive, se volete godere di energia accessibile e catene di approvvigionamento sicure, allora avete bisogno di mandati per governare – perché dovete fare scelte difficili per godere di tutte queste cose. Ovviamente lo sappiamo molto bene in America. Non potete ottenere un mandato democratico censurando i vostri oppositori o mettendoli in prigione. Che si tratti del capo dell’opposizione, di un umile cristiano che prega nella sua casa, o di un giornalista che cerca di riportare le notizie. Nemmeno potete ottenerlo ignorando la base elettorale su questioni tipo: chi entra a far parte della società che condividiamo?

Di tutte le sfide urgenti che le nazioni qui rappresentate devono affrontare, credo che non ci sia nulla di più urgente dell’immigrazione di massa. Oggi, quasi una persona su cinque che vivono in questo paese è arrivata dall’estero. Si tratta di un record storico. È un numero simile, tra l’altro, a quello che si registra negli Stati Uniti – anche lì è un massimo storico. Il numero di immigrati che sono entrati nell’UE da Paesi non-UE è raddoppiato in un solo anno, tra 2021 e 2022. E naturalmente è aumentato ancora molto da allora. Sappiamo che questa situazione non nasce dal nulla.

È il risultato di una serie di decisioni consapevolmente prese da politici in tutto il continente, e da altri in tutto il mondo, nel corso di un decennio. Abbiamo sperimentato gli orrori generati da queste decisioni proprio ieri, in questa stessa città.

Non posso parlarne di nuovo senza pensare alle povere vittime – che hanno visto così rovinata una bellissima giornata invernale a Monaco. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con loro, e lo saranno sempre.

Ma perché è successo in primo luogo? È una storia terribile, ma di simili ne abbiamo sentite fin troppe in Europa e ahimè, anche negli Stati Uniti. Un richiedente asilo, spesso un giovane uomo sui vent’anni, già noto alla polizia, si lancia con un’auto contro la folla e fa a pezzi una comunità.

Quante volte dobbiamo soffrire le orribili conseguenze, prima di cambiare rotta e portare la nostra civiltà condivisa verso una nuova direzione?

Nessun elettore in questo continente è andato alle urne per aprire le porte a milioni di immigrati sconosciuti e incontrollati.

Sapete invece per cosa hanno votato? In Inghilterra hanno votato per la Brexit. Che siate d’accordo o meno, hanno votato per quello. E sempre di più, in tutta Europa, stanno votando per capi politici che promettono di porre fine all’immigrazione fuori controllo. Io sono d’accordo con molte di queste preoccupazioni, ma non dovete esserlo anche voi con me. Credo solo che le persone tengano alle loro case. Tengano ai loro sogni. Tengano alla loro sicurezza e alla loro capacità di provvedere a sé stessi e ai loro figli.

E sono intelligenti. Penso che questa sia una delle cose più importanti che ho imparato nel mio breve tempo in politica.

Contrariamente a ciò che si potrebbe sentire un paio di montagne più in là, a Davos, i cittadini delle nostre nazioni non si considerano, generalmente, degli “animali istruiti” o ingranaggi intercambiabili di un’economia globale.

Non è affatto sorprendente che non vogliano essere trascinati o ignorati incessantemente dai loro dirigenti. E spetta alla democrazia sentenziare su queste grandi questioni nelle urne.

Credo che ignorare le persone, ignorare le loro preoccupazioni o, peggio ancora, chiudere i media, annullare le elezioni o escludere le persone dal processo politico, non protegga nulla.

Di fatto, è il modo più sicuro per distruggere la democrazia.

Parlare ed esprimere opinioni non è interferenza elettorale, anche quando le persone esprimono opinioni al di fuori del proprio paese, e anche quando queste persone sono molto influenti.

Fidatevi di me, lo dico con tutto l’umorismo del caso: se la democrazia americana può sopravvivere a 10 anni di rimproveri di Greta Thunberg, ragazzi, voi potete sopravvivere a qualche mese di Elon Musk.

Ma ciò cui la democrazia tedesca – nessuna democrazia, americana, tedesca o europea – può sopravvivere, è dire a milioni di elettori che i loro pensieri e preoccupazioni, le loro aspirazioni, le loro richieste di sollievo sono illegittime e indegne di considerazione.

La democrazia si basa sul sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per i cordoni sanitari. O sostieni il principio o lo neghi. Gli Europei – il popolo – hanno una voce. I capi europei hanno una scelta. La mia ferma convinzione è che non dobbiamo avere paura del futuro.

Potete accogliere ciò che il vostro popolo vi dice, anche quando è sorprendente, anche quando non siete d’accordo. E se lo fate, potete affrontare il futuro con certezza e con fiducia, sapendo che la nazione è dietro ognuno di voi.

Questa, per me, è la grande magia della democrazia. Non sta in questi edifici di pietra o in questi bellissimi hotel. Non sta nemmeno nelle grandi istituzioni che abbiamo costruito insieme, come società condivisa. Credere nella democrazia significa capire che ogni nostro cittadino ha sapere e voce.

Se rifiutiamo di ascoltare quella voce, anche le nostre battaglie più riuscite otterranno ben poco. Come disse una volta Papa Giovanni Paolo II – a mio parere, uno dei più straordinari campioni della democrazia in questo o qualsiasi altro continente – “Non abbiate paura”.

Non dovremmo avere paura del nostro popolo, anche quando esprime opinioni che sono in disaccordo coi suoi dirigenti.

Grazie a tutti e Dio vi benedica.

(La traduzione è stata realizzata dal centro studi politici strategici Machiavelli)

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di Redazione - 19 Febbraio 2025