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Ucraina, Fazzolari: “Truppe a Kiev? Mai stato all’ordine del giorno. L’Italia non cambia rotta: arrivare a una pace sostenibile”

Tre anni di guerra

Ucraina, Fazzolari: “Truppe a Kiev? Mai stato all’ordine del giorno. L’Italia non cambia rotta: arrivare a una pace sostenibile”

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio chiarisce la via italiana sulla via della risoluzione del conflitto. "Quella di inviare truppe europee per un cordone militare in Ucraina è un'ipotesi che la Francia sostiene da tempo. Ma l'Italia non la reputa efficace. Non c'è alcun dibattito all'interno della maggioranza"

Politica - di Adriana De Conto - 25 Febbraio 2025 alle 16:30

L’ Italia ha sempre detto che l’invio di truppe italiane in Ucraina non è all’ordine del giorno. E soprattutto non ha cambiato rotta sull’appoggio convinto e totale all’Ucraina. La linea euro-atlantica è tracciata una volte per tutte, non si retrocede di un millimetro. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, dissipa ogni dietrologia emersa in queste ore. E lo fa a margine della conferenza stampa di presentazione dei risultati dell’iniziativa: “Due anni di resistenza ucraina”, lanciata l’anno scorso dalla Zecca dello Stato con una medaglia celebrativa. Fazzolari aveva pronunciato parole molto nette proprio lunedì e le ha riaffermate in questa occasione. Sull’Ucraina il governo “non ha cambiato rotta. Mi sembra che le parole di tutti gli esponenti del governo sono sempre state chiarissime. Le dinamiche sulle votazioni delle Nazioni Unite sono sempre molto complesse, su tutte le materie. Non credo che siano esemplificative di nulla di particolare. L’obiettivo di tutti è quello di arrivare a una pace sostenibile per l’Ucraina e per l’Europa. Quando avremo delle informazioni più concrete, dei documenti, li potremo commentare. Oggi in realtà c’è poco da commentare”.

Fazzolari chiarisce la linea del governo

Il posizionamento dell’Italia su Kiev è chiaro. E c’è un aspetto fondamentale che Fazzolari tiene a chiarire una volta di più. I cronisti attorno a lui insistono tentando di evidenziare divergenze di vedute all’interno della coalizione proprio su questo punto su cui molti giornali stanno ricamando: “Non è a oggi all’ordine del giorno l’invio di truppe italiane” come forza di contrapposizione in Ucraina. Il sottosegretario mette a tacere i retroscenisti con argomentazioni molto chiare: “L’idea di un possibile cordone militare tra russi e ucraini, ventilata anche dal presidente Emmanuel Macron a Washington è un’ipotesi che la Francia sostiene da tempo. L’Italia non la reputa la soluzione più efficace”. Ha continuato Fazzolari. “Non c’è mai stata una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata- chiarisce-. Da entrambi i lati ci sono più di un milione di soldati armati e non vedo bene quale sia la forza di interposizione tra questi due eserciti”. Lunedì  nel corso dell’incontro nello Studio Ovale, Emmanuel Macron aveva ribadito che gli europei sono “pronti ad arrivare fino all’invio di truppe per garantire che l’accordo di pace tra Russia e Ucraina venga rispettato”. L’Italia non è su questa linea. Fonti di governo avevano già lunedì definito l’idea di inviare truppe italiane in Ucraina una “notizia totalmente campata per aria“: l’ipotesi non è nemmeno al vaglio della maggioranza, è il ragionamento ribadito da Fazzolari.

“Invio truppe in Ucraina mai all’ordine del giorno”

“Altro discorso è quello di una missione internazionale con il cappello Onu in un contesto di pace- fa notare- : missioni di pace di questo genere l’Italia le ha fatte più volte e se mai se ne parlerà, se ne parlerà anche con l’Italia. Ma non è, a oggi, all’ordine del giorno”, ha ribadito una volte per tutte. I cronisti approfittano della presenza di Fazzolari alla conferenza e vanno alla carica su un altro tema che sta tenendo banco: le parole del presidente Usa. Trump ha sostienuto che non ci sia stata un’aggressione da parte russa verso l’Ucraina. Fazzolari non ha nessuna remora a ribaltare un assunto assurdo:  “No, c’è stata ovviamente un’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e questo lo pensano e lo dicono tutti. E mi sembra che lo stesso Trump abbia poi rettificato”. Il governo ha un auspicio e a questo sta lavorando: una “pace giusta e duratura” tra Ucraina e Russia. Non sarà – è convinto-  il presidente ucraina Zelensky l’ostacolo affinché questo avvenga.

“Non sarà Zelensky l’ostacolo alla pace”

“Credo che i personalismi siano la cosa che interessano di meno agli ucraini, allo stesso Zelensky, all’Europa- spiega Fazzolari – . Il problema non è mai stato di politica interna dell’Ucraina. L’intero popolo ucraino sta combattendo contro un’invasione. Si è compattato attorno al proprio presidente, così come avrebbe fatto attorno a qualunque presidente. Lo stesso Zelensky ha detto che ovviamente non è lui l’ostacolo a una forma di pace. Se si dovesse ipotizzare l’ingresso nella Nato dell’Ucraina senza Zelensky, Zelensky è stato il primo a dire che non ha nessun problema a mettersi da parte”. Non crede, poi,  a una “spartizione” del territorio ucraino, come condizione di pace tra Russia e Usa: “Avrei un certo timore ad andare sul territorio ucraino a pensare di spartirmi l’Ucraina senza il consenso degli ucraini. Non so chi avrà il fegato di farlo…”.

Tajani: “Sull’Ucraina linea condivisa”

La linea del governo è netta e condivisa. Lo ha ribadito proprio in queste ore anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, smontando ricostruzioni giornalistiche di  crepe interne, soprattutto con il ministro dei Trasporti. ”Salvini mi pare dica quello che diciamo tutti: no a militari italiani in una missione della Ue o della Nato” in Ucraina. ”La linea è condivisa”, ha dichiarato il vicepremier Antonio Tajani parlando in Transatlantico alla Camera con i cronisti. La linea del governo è tracciata. “Non si è mai parlato di truppe, e non credo sia utile inviare truppe europee o della Nato in Ucraina. Se si deve fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite: e nel caso ci può essere anche una disponibilità italiana, come c’è per la Palestina. Ma sempre con la corresponsabilità di tutti”.

 

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di Adriana De Conto - 25 Febbraio 2025