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Guerre commerciali

A tutto dazio, non solo Trump: intanto Pechino affossa il Canada a colpi tariffe cinesi

Tariffe punitive su oltre 2,6 miliardi di dollari di prodotti agricoli per Ottawa. Pechino accusa Justin Trudeau di violare le regole del commercio internazionale, ma il vero messaggio è politico

Esteri - di Alice Carrazza - 8 Marzo 2025 alle 16:46

I globalisti di mezzo mondo hanno passato mesi a demonizzare i dazi di Donald Trump, paventando scenari apocalittici a ogni sua mossa. Ogni tariffa annunciata dalla Casa Bianca era considerata un attacco al libero commercio, alla democrazia e un pericolo per la stabilità economica mondiale. Intanto, però, la Cina ha affinato un’arte ben più subdola: colpire senza clamore, soffocando interi settori economici con misure punitive studiate a tavolino. L’ultima vittima? Il Canada, che ora vedrà le sue esportazioni agricole ostacolate da una nuova ondata di tariffe cinesi, per un valore complessivo di 2,6 miliardi di dollari.

La Cina prende di mira il Canada: dazi in arrivo

Dal 20 marzo, la Cina imporrà tariffe del 100% su olio di colza, pannelli oleosi e piselli da un lato. Dall’altro sovrattasse del 25% su carne suina e prodotti ittici provenienti dal Canada. Non è una mossa improvvisata: è la risposta alle misure adottate lo scorso ottobre dal governo di Justin Trudeau, che aveva imposto tariffe del 100% sulle auto elettriche cinesi e del 25% su acciaio e alluminio provenienti da Pechino, seguendo l’esempio di Washington e Bruxelles.

Ottawa si è limitata a difendersi da un sistema economico che gioca con regole truccate, ma la reazione cinese è arrivata con la freddezza di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico. Lo ha spiegato con chiarezza Dan Wang, direttore dell’Eurasia Group a Singapore: «Il tempismo potrebbe essere un segnale di avvertimento. Colpendo ora, la Cina ricorda al Canada il costo di un’eccessiva allineamento alla politica commerciale americana». Traduzione: chi si avvicina troppo a Washington, paga il prezzo.

Il paradosso del protezionismo cinese

Ma il vero capolavoro di ipocrisia è la giustificazione di Pechino. Il ministero del Commercio cinese accusa il Canada di aver «violato gravemente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio», adottando «misure discriminatorie che danneggiano gravemente i diritti e gli interessi della Cina».

Il più grande manipolatore degli scambi globali, il campione indiscusso di dumping e sovvenzioni statali, si erge ora a difensore del libero mercato. È la stessa Cina che ha usato dazi e restrizioni come ritorsione contro l’Australia per aver chiesto un’indagine sulle origini del Covid. La stessa che ha boicottato il salmone norvegese dopo l’assegnazione di un Nobel sgradito a Pechino. La stessa che ha strangolato economicamente la Corea del Sud in risposta all’installazione di un sistema antimissile americano. Il messaggio è sempre lo stesso: chi si oppone, paga caro.

Pechino è la vera minaccia, altro che i dazi di Trump

Eppure, a sentire la sinistra europea e nostrana, il flagello per il commercio mondiale sono i dazi di Trump. Ogni sua mossa viene dipinta come demoniaca. Ma la realtà racconta un’altra storia: gli Stati Uniti impongono tariffe con l’obiettivo dichiarato di riequilibrare i rapporti commerciali. Pechino, invece, li usa come arma di coercizione politica. Ma davvero c’è da stupirsi?

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di Alice Carrazza - 8 Marzo 2025