
L'orgoglio della destra
“Abbiamo avuto ragione”. Un libro sulla “fiamma” missina che brucia ancora sulla pelle della sinistra
E’ proprio vero – come ha scritto Jean Madiran, pensatore cattolico francese di orientamento tradizionale, che “chi è di destra lo decide la sinistra”, con il risultato di trasformare la destra in una sorta di ghetto nel quale la sinistra tenta di rinchiudere gli avversari, etichettandoli a suo piacimento?
Nel passato, nel pieno della battaglia, ad armi impari, delle idee, era forse così. La sinistra cavalcava l’egemonia culturale di stampo gramsciamo, difficile resisterle. Oggi qualcosa è cambiato. Mutati i vecchi stereotipi , sono caduti e si sono trasformati i rapporti ideali in campo. Sta di fatto però che – troppo spesso – schiacciata sotto il peso delle manipolazioni ideologiche altrui, la destra è parsa sguarnita (e smemorata) nella difesa del proprio patrimonio ideale e programmatico.
Ben vengano perciò, sull’onda dei successi elettorali e delle esperienze di governo, opere di ricapitolazione storica, culturale e politica, finalizzate finalmente a salvaguardare le idee, i progetti e le battaglie ideali di una destra per decenni tenuta ai margini del confronto politico democratico (ci volle Bettino Craxi, nel luglio 1983, ad ammettere, per la prima volta, il Movimento Sociale Italiano alle consultazioni per la costituzione del nuovo governo da lui presieduto) fino a demitizzarne l’impegno escludendone, a priori, le capacità progettuali. Al punto che uno studioso attento come Piero Ignazi è arrivato ad identificare la destra italiana, incarnata dal Msi, come il “Polo escluso”.
Nel mutare dei tempi e della realtà socio-politica e comunicativa nazionale l’emergere di una ricca e stratificata storiografia dedicata alla destra italiana, non ha però permesso di focalizzare il valore programmatico-culturale di quell’esperienza (della quale, il prossimo anno, cadrà l’ottantesimo anniversario dalla fondazione). Giunge propizio, in questa ottica, il recente libro “Abbiamo avuto ragione – La Fiamma nel pensiero e nell’azione dei suoi protagonisti” (Colosseo Editore, pagg. 250, Euro 20,00) di Paolo Chiarenza e Michele Salomone.
Il titolo rivendica – senza mezzi termini – l’orgoglio rispetto ad un’appartenenza, non tanto genericamente ideale, quanto sostanziale perché fatta di progetti, proposte, battaglie, percorsi e programmi, articolati in decenni di impegno politico a vari livelli.
Più che una Storia, quello di Chiarenza, figura di rilievo, negli Anni Settanta, del Msi e della Cisnal in Piemonte, e di Salomone, cultore della materia, è un lungo viaggio ideale che si snoda lungo le elaborazioni progettuali della destra italiana. Alla base di questo itinerario ci sono certamente le idee di base ed i valori di fondo, che motivavano la classe dirigente missina, ma c’è soprattutto lo sforzo di volere incarnare sulle scelte valoriali concrete proposte programmatiche.
Scontati – in premessa (siamo agli Anni Cinquanta) – i richiami alle tesi più avanzate del fascismo repubblicano, con la proposta di legge, nel luglio 1955, sottoscritta dai deputati del Msi, per la “socializzazione delle imprese statali e a partecipazione statale”, con la costituzione di consigli di gestione composti di rappresentanti di tutte le categorie dei lavoratori, l’elezione del capo dell’impresa e la partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda. Provocatorio il riferimento alla “soluzione corporativa”, in occasione di un discorso alla Camera dei Deputati di Augusto De Marsanich, vista quale rapporto di associazione tra capitale e lavoro e quale strumento di partecipazione del lavoro al governo della produzione e al profitto dell’impresa.
Non mancano ovviamente i richiami alla “pacificazione degli italiani”, della quale il Senatore Franz Turchi fece una bandiera ideale, né le doverose puntualizzazioni rispetto alla vicina esperienza del Ventennio rispetto alla quale Arturo Michelini, segretario nazionale del Msi, dichiarava – senza mezzi termini – l’irrepetibilità (“Chi pensasse che noi vogliamo le Federazioni fasciste, le squadre, i fez, come una volta, vorrebbe dire che non ha compreso nulla del Msi”).
Nella fitta rete di richiami e di proposte, significativa è l’attenzione, spesso minuta, alle tante emergenze nazionali: dai problemi ecologici alla “riforma organica della Scuola”, dalla tutela dell’istituto della famiglia ai dettagliati rapporti sulla “politica economica”, dalla leva volontaria all’istituzione del servizio femminile nelle Forze Armate, dall’estensione della proprietà della casa all’assegno mensile alle casalinghe.
Non mancano, nel contempo, proposte innovative, tuttora al centro della discussione politica. Risale al 1961 l’idea, lanciata da Araldo Di Crollalanza, per la realizzazione di un collegamento tra Calabria e Sicilia con un tunnel sotto lo Stretto. E’ del 1986 , la proposta di Pinuccio Tatarella per una riforma, poi realizzata, degli Enti Locali (Comune e Regione) finalizzata all’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Regioni, mentre rimane ancora “tabù” l’idea del presidenzialismo, lanciata a più riprese dal Msi. Vengono declinati , nel 1998, dall’on. Ugo Martinat i principi “identitari” di una nuova politica del territorio. Data 2005 l’iniziativa di legge del Sen. Giuseppe Menardi per il ritorno alla produzione nucleare.
Ad emergere, grazie a Chiarenza e Salomone, è un vero e proprio patrimonio culturale, politico e programmatico, da rivalutare non solo in un’ottica memorialistica, ma per il valore e l’attualità di molte proposte, laddove nella ricca, documentatissima rassegna offerta dagli autori di “Abbiamo avuto ragione” non c’è solo l’orgoglio di un’appartenenza, ma il senso di una “cultura di Governo” oggi arrivata ai vertici delle istituzioni, che – a ben vedere – ha radici ben salde e un’indubbia potenzialità. Certamente senza facili torcicolli, ma anche senza sterili smemoratezze.