
Il racconto dell'inviata
Altro che patriarcato: “Prodiarcato”. La giornalista: “Non sono una bugiarda”. Ma dal Professore niente scuse, anzi… (video)
Nel suo racconto a "Quarta Repubblica" Lavinia Orefici ribadisce la sua ricostruzione dei fatti e esclude ogni tentativo vittimistico: «Ho raccontato un fatto perché mi è successo». Ma da Prodi nessun ramoscello d'ulivo: piuttosto torna sulla vicenda ironizzandoci su
Prodi, il Professore che dà lezioni di storia impugnando il “Manifesto di Ventotene”, bocciato in educazione civica messo all’angolo dalla giornalista Mediaset. «Punto primo: io non sono una bugiarda. Secondo: ho raccontato un fatto e l’ho raccontato perché mi è successo». Basterebbero le parole della diretta interessata ospite ieri sera di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici, a sbugiardare la ricostruzione dell’ex premier sull’increscioso accaduto, e la difesa di bandiera che diversi giornalisti del mainstream hanno improvvisato tra veemenza e arrampicate sugli specchi. Invece c’è voluta la messa in onda del video integrale e una meticolosa rivisitazioni di fotogrammi e angolazioni delle riprese per accreditare la denuncia dell’inviata di Mediaset, passata indecorosamente nel più eloquente silenzio delle vestali femministe che hanno pensato bene di tacere sull’odioso siparietto…
Patriarcato? No: “Prodiarcato”. Il racconto della giornalista
Dunque, tanto per restare nella metafora calcistica, la melina non funziona: e il Var sembrerebbe inchiodare il Professore. E se ancora non bastasse, la testimonianza in diretta ieri sera dallo studio di Rete 4 suona il fischio di fine “incontro-scontro” e i fatti giustificherebbero un cartellino rosso. Allora, immagini e tirata di capelli a parte, a colpire sono anche le parole, il tono canzonatorio, quel sibillare con fare da “prodiarcato”, assimilabile più a un maestro stizzito che sale in cattedra e rimprovera l’alunna impenitente, piuttosto che a un padre nobile pronto a presentarsi con un ramoscello d’Ulivo (non propriamente quello dello schieramento politico nato sotto l’egida di diversi partiti politici del centro-sinistra a fine anni Novanta, ma il richiamo è chiaro) in mano…
Ma da Prodi nessun ramoscello d’ulivo
Che poi, tanto per non smentirsi, in un suo commento proprio di ieri sulla polemica infuocata che lo riguarda, interloquendo con un’altra giornalista ancora, sempre Prodi è tornato a replicare (di nuovo) in modo spiazzante: «Figurati se parlo con una giornalista, dopo dicono che l’ho stuprata». E se voleva essere una battuta, molto probabilmente non è riuscita… Tutto insomma, pur di non scusarsi. Eppure la ricostruzione della vicenda – immagini a parte – che la giornalista ha consegnato a Nicola Porro e ai suoi telespettatori, parla chiaro. E lascia il segno. «Fanno le domande, lui risponde cortesemente a tutti. Quindi tocca a me, faccio la mia domanda, chiedendo “scusi posso?”. Leggo un passaggio sul Manifesto di Ventotene, tema di attualità di cui si parlava da giorni. E chiedo cosa ne pensa. Se condivide…».
«Non voglio fare la vittima, e non sono una bugiarda»
Quindi ripete, in chiave rafforzativa: «Cosa ne pensa. E se condivide»… Invece, prosegue la Orefici: «La risposta è stata subito aggressiva, è cambiato il tono della conversazione. E quando io ho sottolineato “è un passaggio del Manifesto“, si è avvicinato tirandomi una ciocca di capelli. Non voglio fare la vittima, però la tirata di capelli è stata come quella di un professore che tira le orecchie a un somaro». Nessun piagnisteo, e di certo nessun vittimismo, anzi: e lo stesso conduttore di Quarta Repubblica tiene a sottolinearlo: «No ma qua non stiamo facendo piagnistei, non stiamo parlando di violenza o di altro – la interrompe subito Porro, intervenendo –. Però la cosa che a me secca ed è il motivo per il quale ne stiamo parlando oggi è che lui in una dichiarazione ha detto “Ti ho toccato la spalla”. Non è vero».
E intanto Prodi la butta in caciara…
E soprattutto, al di là di tirate di ciocche di capelli tirate, di toni professorali e di un atteggiamento stizzito e platealmente infastidito, dall’ex premier alla fine della fiera, non solo non è ancora arrivata una scusa ufficiale, o una qualunque giustificazione convincente a una reazione innescata da una semplice, più che legittima domanda. Ma dopo l’increscioso caso Prodi ci ironizza anche su e rincara la dose. E il livello dell’offesa si eleva al quadrato…
(Sotto, un estratto dell’intervento di Lavinia Orefici nella puntata di ieri sera di “Quarta Repubblica”)