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Giorgetti e Foti sul riarmo Ue

Difesa e non solo

Altro che spaccature, da Giorgetti a Foti governo concorde: riarmo sì, ma mai a scapito di sanità e servizi. Ecco come

A fronte di un Pd spaccato, la posizione italiana vede allineati i partiti della coalizione di governo. Giorgetti e Foti sulla stessa lunghezza d'onda. Il titolare dell'Economia: «No al riarmo a scapito di sanità e servizi». Il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr: «Bene la proposta sullo scorporo permanente delle spese di difesa dal patto di stabilità». Fidanza: «Da Giorgetti parole di assoluto pragmatismo, che Meloni condivide»

Politica - di Redazione - 12 Marzo 2025 alle 21:26

Ok al riarmo, ma mai a scapito di sanità e servizi. Nessun finanziamento della difesa a detrimento della sanità o dei servizi pubblici. Ossia: no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al question time alla Camera ha fissato i paletti sulle spese per la difesa nel quadro della proposta Rearm Europe della Commissione europea. Concetti che il titolare del dicastero dell’Economia ha chiarito anche ieri all’Ecofin nel quadro della presentazione della proposta italiana sul riarmo. E che arrivano nel giorno del via libera del Parlamento europeo al Libro Bianco sul futuro della difesa europea.

Difesa, Giorgetti, no a riarmo a scapito sanità e servizi: ma il governo concorda

«L’attuale panorama geopolitico è caratterizzato da forte incertezza e complessità che non possono che essere fronteggiati articolando una risposta coerente da parte degli Stati membri dell’Unione europea», ha premesso nelle risposte al Qt a Montecitorio. Aggiungendo a stretto giro: «L’Italia  – prosegue – ha salutato positivamente la proposta della Commissione di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita (Psc), per le spese legate alla difesa» ma c’è la necessità «che la flessibilità concessa dall’attivazione della clausola nazionale di salvaguardia non comprometta la sostenibilità delle finanze pubbliche e non comporti un aumento significativo del debito pubblico».

Giorgetti e la proposta italiana sulla difesa

Questo, avverte Giorgetti, «lascerebbe i Paesi ad alto debito in una posizione di debolezza, aumenterebbe la frammentazione e rischierebbe di compromettere la stabilità finanziaria dell’area euro. Inoltre, come ho avuto già modo di chiarire, per il Governo italiano il finanziamento della difesa non potrà avvenire a scapito di settori fondamentali per i cittadini, quali ad esempio la sanità e i servizi pubblici».

La necessità di puntare sull’attrazione di investitori privati

Il ministro si è dunque soffermato sulla proposta italiana che si basa sul rafforzamento di InvestEu per la difesa per accrescere la sua capacità di attrazione di investitori privati. Il tutto con un ruolo maggiore per il bilancio dell’Ue e una cooperazione con la Bei. Si tratta in sintesi di un fondo di garanzia in più tranche, che ottimizza l’utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l’obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali privati. Con una spesa pubblica contenuta, un fondo di garanzia di circa 16,7 miliardi di euro potrà mobilitare fino a 200 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi.

L’importanza di decidere quali sono le vere necessità degli investimenti di natura militare

Sul fronte Nato, poi, «l’Italia deve rispettare gli impegni internazionali, se fa parte di un’alleanza e questa alleanza richiede un impegno del 2% siamo tenuti seriamente a rispettarlo», sottolinea. «Invece di sparare cifre a priori, dobbiamo decidere e sapere quali sono le vere necessità per quanto riguarda gli investimenti di natura militare. Una volta determinati questi, e sta lavorando il ministro Crosetto su questo, si stabilirà il tipo di impegno e la portata dell’impegno che il governo italiano dovrà sostenere», conclude Giorgetti.

Foti: «Bene la proposta sullo scorporo permanente delle spese di difesa dal patto di stabilità»

E sulla stessa lunghezza d’onda si posizionano le dichiarazioni affidate a una nota da Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr. Che, a ridosso di quanto asserito dal ministro Giorgetti, chiarisce e assevera: «L’Europa decide di seguire la posizione del governo italiano sulla necessità di scorporare le spese per la difesa dal patto di stabilità. Oggi, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha definito valida la proposta, avanzata anche dalla Germania, di rendere permanente lo scorporo di queste spese dal Patto Ue. Una proposta da sempre sostenuta dal governo Meloni, in quanto l’esclusione delle spese per la difesa dal patto consentirà investimenti strategici senza penalizzare altri settori essenziali».

Investimenti volano per la nostra competitività

Inoltre, sottolinea Foti, «si tratta di investimenti che possono rappresentare un volano per aumentare la nostra competitività, favorendo strumenti finanziari comuni per progetti di difesa condivisi. Occorre creare poi un mercato finanziario europeo per la difesa coinvolgendo anche il settore privato, poiché gli Stati oggi non hanno grandi margini di indebitamento».

In questo senso, aggiunge il ministro, «va la proposta del ministro Giorgetti, accolta dall’Ecofin e che sarà discussa con la Commissione europea, che prevede di finanziare la difesa attraverso uno schema europeo di garanzie pubbliche per stimolare gli investimenti privati. Si tratta di un fondo di garanzia in più tranche che ottimizza l’utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l’obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali privati e, soprattutto, con una spesa pubblica contenuta».

Fidanza (Fdi/Ecr): «La Lega? Ha sempre votato con la maggioranza»

E a corredo di un quadro di nitarietà di intenti e di prospettive, interviene anche il capodelegazione di Fratelli d’Italia nel Parlamento Europeo, Carlo Fidanza, che rispondendo a Strasburgo a chi gli chiede se la Lega, votando contro la risoluzione sul Libro bianco della difesa Ue, non agisca un po’ come faceva il Prc all’epoca dei governi Prodi, votando quello che bisognava votare, ma distinguendosi sempre a livello di dichiarazioni pubbliche, replica e commenta: «Per Rifondazione Comunista con il governo Prodi non è finita bene, né l’una né l’altro. Fino ad ora la Lega ha sempre votato compattamente con la maggioranza in tutti i passaggi parlamentari che hanno riguardato il sostegno e la fornitura di armi all’Ucraina».

«Da Giorgetti parole di assoluto pragmatismo, che Meloni condivide»

Aggiungendo in calce: «Ci sarà un passaggio parlamentare la settimana prossima – continua il capodelegazione di Fratelli d’Italia nel Parlamento Europeo – sulle comunicazioni prima del Consiglio Europeo: siamo certi che in quell’occasione prevarrà l’unità della nostra coalizione».Per Fidanza, «le parole e l’azione del ministro Giancarlo Giorgetti vanno in questa direzione. Sono parole di assoluto pragmatismo, che evidenziano alcuni limiti sul piano della finanziabilità» del progetto ReArmEu. «Sono parole che la presidente Giorgia Meloni condivide: è la posizione italiana quella che il ministro Giorgetti porta all’Ecofin sul piano. Quando si entra nel merito delle cose, poi credo che, fuori di propaganda, il buonsenso prevale e l’unità della maggioranza, come è stato in questi due anni e mezzo, prevarrà», conclude Fidanza. Mettendo a tacere gufi, cassandre e malpensanti sempre all’opera…

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di Redazione - 12 Marzo 2025