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Campania infelix. Di nuovo in manette Franco Alfieri, l’uomo delle “fritturine”  porta-voti di De Luca

Politica e mafia

Campania infelix. Di nuovo in manette Franco Alfieri, l’uomo delle “fritturine” porta-voti di De Luca

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 27 Marzo 2025 - AGGIORNATO 27 Marzo 2025 alle 19:44

La Campania di De Luca, tutta clientele e “fritturine” porta-voti, finisce ancora nella bufera per l’inchiesta su appalti, crimine e politica. Franco Alfieri, ex sindaco di Capaccio-Paestum ed ex presidente della provincia di Salerno con il Pd, è stato nuovamente arrestato in un blitz della Dia nell’ambito di un’indagine sui rapporti tra clan e politica. La Sezione operativa della direzione investigativa antimafia di Salerno ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari a carico di 10 indagati, chiesta dalla Sezione GIP-GUP del tribunale di Salerno su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Il Pd, in Campania, è nel caos. E perfino De Luca è costretto a “mollare” il suo delfino: “Si vada fino in fondo in tempi rapidi”.

Le persone arrestate sono ritenute a vario titolo responsabili responsabili dei delitti di scambio politico elettorale politico mafioso, tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale. Alfieri, mammasantissima del Pd, uno dei “fedelissimi” del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca del Pd, si trovava già agli arresti domiciliari assieme alla sorella Elvira, imprenditori e dipendenti pubblici nell’ambito dell’inchiesta su presunti appalti pilotati nel Salernitano. Alfieri è ricordato per quel video rubato, alle scorse regionali, nel quale De Luca parlava al suo “delfino” della necessità di offrire delle “fritturine” di pesce per ingraziarsi amministratori locali e favorire le cordate del voto.

La nuova inchiesta e l’arresto di Alfieri

Le indagini, durate circa due anni dal 2022 al 2024, hanno avuto ad oggetto la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra il sindaco dimissionario di Capaccio Paestum, Francesco Alfieri, ed il pregiudicato capaccese Roberto Squecco. Quest’ultimo è stato condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso perché ritenuto esponente dell’ala imprenditoriale del clan Marandini operante in Capaccio Paestum, assieme all’ex moglie Stefania Nobili, consigliere comunale di Capaccio Paestum all’epoca dei fatti in contestazione. I fatti, oggetto di accertamento, riguardano la candidatura a sindaco del Comune di Capaccio Paestum di Francesco Alfieri nella consultazione elettorale del giugno 2019.

Secondo l’accusa esisteva un accordo tra Squecco, Nobili e Alfieri: l’esponente politico avrebbe ottenuto voti in cambio della garanzia che il lido Kennedy non venisse abbattuto e che fosse controllato da Squecco anche attraverso prestanome. Nel 2019, dopo un parziale abbattimento del lido da parte del comune salernitano, Squecco – reputando che l’accordo fosse stato violato – fece minacciare  Alfieri attraverso due sue persone di fiducia: Antonio Bernardi e Michele Pecora. I due avvicinarono, per questo fine, l’assessore dimissionario Maria Rosaria Picariello. Poi, dopo l’abbattimento del lido, Squecco ordinò un attentato dinamitardo ai danni di Alfieri, contattando alcune persone di Baronissi, tra cui due pregiudicati.

Franco Alfieri e i nomi delle altre persone condotte ai domiciliari

La misura degli arresti domiciliari è scattata per Franco Alfieri, Stefania Nobili, per Maria Rosaria Picariello, ex assessore alle Politiche sociali di Capaccio e per il dipendente comunale Michele Pecora. Roberto Squecco, invece, è stato condotto in carcere insieme ad Antonio Bernardi, ex candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle nel 2017 e attualmente in servizio presso la Polizia Municipale di Capaccio Paestum, Domenico e Vincenzo De Cesare, Antonio Cosentino e Angelo Genovese.

Gasparri, FI: “Servono indagini tempestive”

“Il nuovo arresto del braccio destro del presidente della regione Campania del PD De Luca, Franco Alfieri, riguarda un’inchiesta sullo scambio politico-mafioso”, ha affermato il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, aggiungendo che “si tratta, quindi, di uno sviluppo inquietante. Ricordiamo che Alfieri è stato su mandato di De Luca, nel passato organizzatore di eventi o, addirittura, di ‘fritture di pesce’ che De Luca esortava a promuovere proprio per l’acquisizione di voti popolari, in occasione di referendum e altre consultazioni”.

“Si tratta, quindi, di un voto di scambio declamato e rivendicato apertamente dallo stesso De Luca – ha proseguito il senatore azzurro – Alfieri sta a De Luca, come la frittura alla padella. Si tratta di elementi strettamente connessi. Ovviamente, da garantisti, auguriamo a De Luca e Alferi gli esiti migliori possibili dell’inchiesta, ma prendiamo atto che la cappa che tiene stretta la provincia di Salerno e tante parti della Campania si sta rivelando, per l’appunto, quello che è”, ovvero “una sorta di morsa sulla quale le indagini devono essere tempestive”. Gasparri ha poi rammentato che in passato “dei magistrati di Salerno sono diventati, con i voti di De Luca, parlamentari europei”. Probabilmente su quei territori non è soltanto la politica a non funzionare – ha incalzato l’esponente di Forza Italia –  ma anche qualche altro settore dello Stato, compreso quello togato, dove più che la separazione delle carriere c’era la successione delle carriere”.

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di Gabriele Caramelli - 27 Marzo 2025