
Minacce rosse
Chi è Lucia Musti, procuratore generale di Torino nel mirino dei comunisti: suo padre era un collaboratore di Dalla Chiesa
Tutti i consiglieri togati del Csm hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela della Pg Lucia Musti della Corte di Appello di Torino, dopo che ieri un documento diffuso dai neocomunisti di N-Pci – formazione vicina al Comitati di appoggio alla Resistenza per il comunismo – esortava a «mettere sotto accusa dentro e fuori i tribunali” la Pg del capoluogo piemontese in quanto “prezzolata e serva della mafia del Tav».
Chi è Lucia Musti: da Sabaudia ai vertici della magistratura
Solidarietà è stata espressa anche nei confronti del consigliere laico del Csm, Enrico Aimi che aveva fatto riferimento ai rischi di un ritorno degli anni di piombo intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Torino.
Lucia Musti, 67 anni, originaria di Sabaudia, vanta una carriera di altissimo livello in magistratura, da sempre in prima fila contro la criminalità organizzata e il terrorismo. Ha iniziato a Lanusei, profonda Sardegna, occupandosi subito di vicende pesanti, due casi di omicidio e un sequestro di persona. Subito dopo venne Bologna, diventata la sua città adottiva, dove prima di entrare nell’Antimafia condusse l’inchiesta sui delitti dei cosiddetti Bambini di Satana e istruì il processo contro i killer della Uno bianca. Il suo nome resta legato all’angosciante mese di indagini sul sequestro del piccolo Tommaso Onofri, il bambino rapito e ucciso vicino a Parma nel 2006. Racconta il Corriere della Sera che la telefonata che la informava della scomparsa del bimbo e la incaricava del caso le arrivò mentre era all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, cercando un letto per il padre, malato grave di Alzheimer, colpito da un’epatite che si sarebbe rivelata fatale. Era stato un alto ufficiale dei Carabinieri, uno dei più fidati collaboratori del generale Dalla Chiesa. «Aveva la divisa cucita sulla pelle», disse una volta
Nel suo discorso di insediamento, a Torino, il 13 settembre 2024, il procuratore generale aveva ricordato proprio «gli anni del terrorismo delle Brigate rosse quando mio padre, ad Alessandria, era alle dipendenze del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa». L’alto magistrato aveva spiegato inoltre di avere scelto la sede piemontese, dopo avere operato a Cagliari, Trieste, Bologna e Gela «perché raccogliere le sfide e misurarsi con un distretto diverso da quelli che si conoscono è un’occasione straordinaria di servire il mio Paese e di crescita umana e professionale».
La solidarietà da Bernini a Gasparri
«L’aggressione al procuratore generale di Torino, Lucia Musti, non è solo un vile attacco a un magistrato di grande integrità e professionalità. È un colpo diretto a tutte le istituzioni impegnate nella difesa della legalità. Un gesto inaccettabile, che va condannato con fermezza. Esprimo tutta la mia vicinanza al procuratore, certa che né minacce né violenze potranno mai scalfire la sua determinazione e il suo impegno nell’affermazione della giustizia». Così, in un post su X, la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini.
L’attacco a Lucia Musti, ma anche al consigliere laico del Csm Aimi, «riporta l’orologio della storia alla genesi delle Brigate Rosse e alla nascita dei movimenti terroristici che hanno sconvolto l’Italia negli ‘anni di piombo’», sottolinea Maurizio Gasparri.
«Già nell’agosto 2024, il (nuovo) Pci – prosegue il presidente dei senatori di Forza Italia – è salito alla ribalta delle cronache per la lista di proscrizione nei confronti dei ‘sionisti’. La stampa nazionale ha acceso un faro su questa organizzazione, in particolare per i toni utilizzati nei comunicati stampa dal taglio eversivo, che invitavano, tra le altre cose, a ‘rovesciare il governo Meloni – conclude Gasparri – rendendo ingovernabile il Paese fino a imporre un governo d’emergenza espressione degli organismi operai e popolari e del resto delle masse organizzate».