
Omicidio Verzeni
Choc in aula, il reo confesso Sangare ritratta tutto: “Non ho ucciso Sharon”. I familiari della vittima impietriti
L'imputato ha reso dichiarazioni spontanee dopo la nomina del perito incaricato di stabilire la sua capacità di stare in giudizio e di intendere e di volere. E presa la parola sconcerta e indigna i presenti, i familiari della vittima prima di tutti: "Sono innocente". E anche su vestiti e arma del delitto cambia versione...
Omicidio Verzeni, un tormento senza fine e uno strazio, quello inferto ai familiari di Sharon, che aggiunge al dolore anche la beffa che Moussa Sangare – l’uomo reo confesso dell’omicidio della 33enne barista di Terno d’Isola (Bergamo), aggredita mentre passeggiava nelle vicinanze di casa, e accoltellata a morte senza un perché – tenta ormai da settimane di infliggere assumendo una condotta che rischia di inquinare il percorso giudiziario. Così, come se non bastasse il fatto che neanche un mese fa (era il 25 febbraio) i giudici hanno accolto la richiesta di perizie psichiatriche, oggi il 31enne a processo ha completamente ritrattato la confessione resa la scorsa estate.
Omicidio Verzeni, Sangare rinnega la sua confessione
Lo ha fatto al termine della seconda udienza davanti alla Corte d’Assise di Bergamo, convocata per il conferimento dell’incarico per la perizia psichiatrica che dovrà stabilire la sua capacità di stare in giudizio e se fosse capace d’intendere e di volere quando, la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, la 33enne Sharon Verzeni venne uccisa in strada a coltellate a Terno d’Isola. Lì, lasciando i familiari della vittima interdetti, Sangare ha reso dichiarazioni spontanee dopo la nomina del perito incaricato di stabilire la sua capacità di stare in giudizio e di intendere e di volere: «Non è vero, non sono stato io», ha dichiarato l’imputato. E in un intervento «di dieci-quindici minuti si è proclamato innocente e ha detto a modo suo il perché», ha raccontato il legale di difesa, Giacomo Maj.
Choc in aula, la famiglia della vittima profondamente scossa
O meglio. «Non ci sono ancora prove che mi fanno colpevole su quel fatto», avrebbe esordito Sangare davanti alla Corte d’Assise dopo che il presidente gli ha dato la parola. Frasi che riecheggiano in aula e che arrivano come pugni nello stomaco al papà di Sharon, Bruno Verzeni, alla sorella Melody… Tutti rimasti decisamente scossi, mentre tra incredulità e sconcerto riescono a malapena ad ascoltare, senza riuscire a capacitarsi di quelle parole. E allora è il legale di famiglia, Luigi Scudieri, che prova a esprimere sgomento e indignazione dei suoi assistiti. «È una famiglia che sta soffrendo, e sentire queste cose la fa ancora più soffrire», ha detto l’avvocato dei Verzeni. Secondo il quale, peraltro, la ritrattazione di Sangare «dimostra ancora di più la sua lucidità».
Omicidio Verzeni, Sangare ritratta e cambia versione anche su vestiti e coltello
E ancora. Sangare sostiene, come riporta tra gli altri il Corriere, che il coltello sepolto in riva all’Adda fosse quello che usava per i barbecue con gli amici. E che sì, certo, i suoi vestiti ripescati dai sommozzatori li gettò lui nel fiume. Ma per paura di essere riconosciuto dal vero assassino: «Questa persona mi ha visto»… Una repentina inversione di marcia, quella del 31enne “reo confesso” che ora rinnega se stesso, su cui l’avvocato Scudieri commenta: «Prendiamo atto della ritrattazione dell’imputato. Mi sembra che oggi abbia dimostrato la piena capacità di difendersi a processo. Ha ricordato molto bene tutto quello che ha fatto, evidentemente è un soggetto assolutamente lucido»…
Il nodo della perizia psichiatrica
Intanto, a proposito di lucidità e attendibilità del soggetto, va ricordato che la perizia psichiatrica, affidata dai giudici alla dottoressa Giuseppina Paulillo (il consulente della Procura è il dottor Sergio Monchieri, quello della difesa Alessandro Calvo e delle parti civile Massimo Biza) inizierà il prossimo primo aprile e dovrà essere depositata, salvo proroghe, entro quaranta giorni. La prossima udienza del processo per l’omicidio di Sharon Verzeni è stata fissata il 22 settembre.
Sangare torna in aula anche per i maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella
Nel frattempo però, Moussa Sangare tornerà in aula tra meno di un mese, per il processo che lo vede imputato per i maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. L’udienza preliminare si è svolta venerdì scorso e anche in quel caso la difesa del 31enne ha chiesto il rito abbreviato condizionato a perizia psichiatrica. L’udienza per il conferimento dell’incarico è fissata per il prossimo 9 aprile. La madre e la sorella di Sangare non si sono costituite parte civile.